Capitolo 20

142 12 28
                                    

Il ritorno a casa è trascorso in completo silenzio, con lo sguardo puntato fuori dal finestrino pensando al nulla e asciugandomi con la manica della giacca qualche lacrima disertrice.

Ho avuto gli occhi di Parker su di me ad ogni incrocio, ad ogni svoltata, e se da un lato odio essere sotto i riflettori mi è piaciuta la sua preoccupazione nei miei confronti e le sue parole non so come hanno smosso qualcosa, ma non sono certa di potermi fidare al cento percento, dopotutto questo è il primo gesto carino che fa verso di me, se non contiamo il passaggio a casa durante la mia festa di compleanno.

L'arrivo sotto al nostro condominio mi lascia interdetta.

<<Pensavo andassimo alla torre>>

<<Dom non sarebbe riuscito a lavorare sapendoti sola da qualche parte>> risponde chiudendo l'auto e affiancandomi verso gli ascensori.

Appena entrati nell'appartamento troviamo tutti nel soggiorno con volti carichi di preoccupazione come non li avevo mai visti.

Cerco di non incrociare la faccia di nessuno in modo che non possano leggere nei miei il senso di colpa che piano piano vi sta prendendo residenza.
Sento il braccio di Parker posarsi sulla mia spalla e poi un bacio posarsi sulla mia testa.

<<Sta bene non...>>

<<Credo che non spetti a te dire ciò che dovremmo o non dovremmo fare in questo momento>>
Aaron lo interrompe e la sua voce come da predizione di Parker è carica di promesse di vendetta appena potrà. È scuro in volto e stringe a ripetizione i pugni posati sulle sue ginocchia.

<<Aaron ha ragione stavolta è andata bene ma se dovesse rifarlo e non essere più così fortunata>> ribatte Sebastian che come al solito pur avendo un tono calmo e pacato va dritto al punto e ovviamente sostiene Aaron.

<<Deve essere più responsabile e capire che non è sola a vivere questa situazione ma non prendiamo e andiamo in giro chissà dove..>> si accoda Gabriel.

<<Parker ha ragione>> prende parola Kaleb mentre si avvicina a noi e scambia un'occhiata di intesa con il ragazzo al mio fianco <<l'importante è che stia bene e che sia riusato a trovarla..>>

Stanno per controbattere ancora quando la voce di Dom li fa ammutolire all'istante.

<<Avete finito?>>
I suoi occhi scorrono su di noi, uno ad uno, fino ad arrivare a me.

Si alza per poi camminare lentamente fino a piazzarsi difronte.

<<Non tollererò altri capricci da parte tua. Quando ti dirò di fare una cosa tu la farai senza obiezioni e cosa più importante sarai sempre sotto stretta osservazione>>

Vorrei tanto controbattere, dirgli qualcosa, fare qualcosa ma me ne sto lì nel bel mezzo della sala a capo chino ad ascoltare lui mentre mi assegna la mia inevitabile condanna.
Alza la mano e le dita mi sollevano il mento fino a che non mi scontro col grigio glaciale dei suoi occhi.

<<Ci siamo intesi>>

Con un tono non di domanda si abbottona la giacca del prezzi che indossa per poi andare verso la porta dell'appartamento. Il suo seguito ripete le sue mosse.
Parker mi stringe di nuovo e bozza un sorriso prima di lascarmi li da sola, con lui.
Rimango lì impalata quasi aspettando di ricevere la sua personale punizione.
Non alzo nemmeno lo sguardo su di lui prendendo trattenere in miei occhi sulle vetrate dell'appartamento.
Sobbalzo quando sento un rumore di passi che si avvicinano, prendo un bel respiro e attendo ancora ma non succede nulla.

Lui non c'è, é andato via. È andato via senza dire o fare nulla.

Rilascio il respiro che non sapevo di aver trattenuto e poso una mano sul mio stomaco cercando di calmare il fiume di domande che inizia ad invadere la mia testa. Forse la mia paura era infondata, chi sono io dopotutto per essere oggetto di preoccupazione da parte sua. Le azioni non mentono ma forse non dovrei sopravvalutarle.

Gli Eredi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora