Capitolo 10

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Ho sempre tentato di nascondermi nella mia vita, di temere un profilo basso in modo da concentrarmi sul mio unico obbiettivo.
Da qualche settimana però non faccio altro che pensare ai giochetti di Aaron, alle sue mani, bocca e....non dovrei pensarci.
Il punto è che ho cominciato a guardarmi di più le spalle, altrimenti sarò divorata e sputata in una frazione di secondo e non posso permettermi il lusso di perdere altri pezzi di me.

Perciò studio, vado ai miei corsi, parlo con Ilya che mi sta col fiato sul collo perché sa che le nascondo qualcosa di grosso e ho finalmente terminato DOMINO. Sono orgogliosa di me, il mio sistema è in grado di entrare, bloccare e far fare qualsiasi cosa ad ogni dispositivo elettronico, pericoloso se messo nelle mani sbagliate, in special modo se dormi sotto lo stesso tetto di alcuni di loro.

A pranzo e cena dove non posso evitarli si sono accorti della mia reticenza nel parlare con ognuno di loro, ma non posso farci nulla, ho davvero paura di aver creato qualcosa di brutto quando potrebbe fungere per scopi ben più alti, credevo sarei stata bene dando prova del mio potenziale ma mi sbagliavo.

Sono in auto da più di dieci minuti, da quando due uomini della sicurezza di Dom mi hanno gentilmente prelevata da scuola sotto gli occhi curiosi di tutti, dando inizio ad un'altro ciclo di voci. Daranno sfogo alla loro fantasia questo è certo.

Arrivate alla sede centrale, mi fanno cenno di scendere, entro scortata da loro che camminano al mio fianco senza perdermi di vista,come a voler impedire un mio tentativo di fuga.
Entriamo in ascensore, guardo lo scorrere dei piani, più saliamo più sale la mia angoscia. Non so perché sono stata convocata in questo modo.
Il din dell'ascensore ci comunica che siamo arrivati, esco e i suoi scimmioni fanno lo stesso, finché a qualche passo dalla porta si sistemano ai lati della porta, da perfette guardie.

Volete intimorirmi? Non vi darò la soddisfazione.

<<Complimenti, vedo che siete stati addestrati bene>> sputo acida, prima di aprire la porta e sbattermela alle spalle.
Eccolo lì, seduto alla sua scrivania, calmo e con una delle viste più belle di New York alle sua spalle, alla sua sinistra invece ci sono gli altri, impeccabili nei loro completi, li squadro uno ad uno ma non concedo il mio sguardo a lui.

<<Mi volevi qui, eccomi>> dico avanzando verso la scrivania, mi siedo <<posso capire il motivo del mio prelevamento da parte di quei due qui fuori?>>

Me l'ha insegnato lui, non mostrare paura, punti deboli o il nemico li incanalerà e userà contro di te.
Non si scompone, mi studia.
Tengo lo sguardo su di lui, non abbasso gli occhi, non sono colpevole di nulla dopotutto. Lui schiude con lentezza calcolata la sua bocca, in uno smagliante sorriso. Crede di avere tutto sotto controllo.

<<Mi dispiace per i modi dei miei dipendenti ma essendomi consultato anche con i tuoi fratelli>> li indica col braccio <<volevamo scoprire la causa del tuo silenzio degli ultimi tempi e superare le cause nel miglior modo possibile>>

<<E tutto questo senza poter aspettare l'ora di cena?>> domando con sarcasmo, che va a segno dato che Gabriel tenta di smorzare il sorriso che gli si sta disegnando sulla faccia, cosa che a Dom ovviamente non sfugge.

<<Perché aspettare quando possiamo parlare ora, dopotutto hai ottimi voti saltare una lezione non importa>>

<<Sempre alle tue condizioni, no? Non si fa nulla senza che tu l'abbia deciso, i nostri studi, vite e anche quando convocarci come fai con i tuoi sottoposti, ma d'altronde non è ciò che siamo? Potemmo portare anche il tuo cognome ma non siamo figli tuoi, né tantomeno fratelli e io sono stanca di tutto ciò>> sbotto rabbiosa, alzandomi in piedi e dandogli le spalle.
Vedo le occhiate preoccupate che gli altri mi lanciano e sopratutto lo sguardo di Aaron, che ancora una volta è gelido e indecifrabile.

<<Volevi tanto parlare di me....ma non penso di essere l'unica a nascondere qualcosa. Sei partito settimane fa e non ci hai parlato dei motivi di questi viaggi ne ci sono notizie online di accordi presi...Allora papà che hai tu da non volerci anzi volermi dire e quali sono i motivi della tua di reticenza?>> gli dico aprendo i palmi della mani e appoggiandoli sulla sua scrivania.

<<Nessuna risposta?>> guardò lui e poi gli altri <<tutti hanno fatto voto di silenzio a quanto pare, chissà perché me l'aspettavo..>> dico sorridendo amaramente.
Mi rivolgo di nuovo a lui mette raccatto la mia borsa.
<<Sincerità per sincerità>> mi avvio verso la porta <<e...stasera non mi aspettate per cena, dormo fuori da amici>>

Detto ciò esco dal palazzo più velocemente possibile, chiamo il primo taxi e mi dirigo verso l'unico posto dove sentirmi a casa, dove so di poter dire finalmente come mi sento senza timori ne giudizi da parte di persone che pensano sempre di sapere cosa sia giusto sentire.
Busso alla porta che viene aperta poco dopo, mi tuffo tra le sua braccia sapendo di trovare un momentaneo riparo.

<<Posso stare qui stanotte?>> gli chiedo con voce incrinata e con le lacrime che premono ad uscire.

<<Per tutto il tempo che vuoi tesoro mio>>

<<Puoi stringermi un'altro po?>>

<<Sempre>> mi risponde Ilya.

-Spazio Autrice
Ammettetelo vi aspettavate qualcun altro al posto di Ilya.
Spiacente ma questo rifugio serve al corso della storia, Davina crede di scappare ma sarà braccata.
Dom è così cattivo come appare o nasconde qualcosa? Perché Aaron non agisce?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima piccole mezze lune 🌙

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