1. Prologo

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Intro:
Chi ha letto la mia prima Long "Le Notti di Saturno" sa che amo integrare un nuovo personaggio alla trama originale, di base perché mi piace lavorare sui "What If", ma non solo: soprattutto perché, secondo me, i Serpeverde sono sempre stati maltrattati e non hanno avuto molta fortuna né in amore, né nella vita.
Quindi ho inventato Morgana, e la prima volta l'ho affiancata a Draco come sorellastra-fidanzata.
Adesso la "userò" per la seconda volta, modificandola ovviamente per la situazione.
Di lei resterà invariato l'aspetto fisico, capelli lunghi e mossi, rosso scuro e occhi eterocromi, uno azzurro e l'altro marrone. Terrò anche il suo potere di Occlumante naturale, visto che avrà a che fare con Severus le verrà utile!
In pratica questa è una storia per chi crede che Severus avrebbe meritato un destino migliore e una vita più felice.
Buona lettura!

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Prologo
1° settembre 1996
Il tramonto acquerellava di rosso e oro quell'ufficio circolare, mentre un profumo di liquirizia solleticava il naso e inebriava i sensi.

"Da come ti guardi intorno sembra che tu non ci sia mai stata qui dentro."
Quegli occhi azzurri e dolci, sorridevano, affabili. Come sempre era stato.
"No, Signore. Ricordo tutto molto bene, e sembra che in questa stanza il tempo si sia fermato. È che questo posto mi è mancato tanto, e me ne accorgo solo ora."
"Sono felice che tu abbia accettato il mio invito, Morgana."
"Io invece non so se sia stata davvero la scelta giusta."

La giovane donna sedeva mollemente davanti al Preside, torturando una ciocca di capelli e perdendosi spesso con lo sguardo dietro all'uomo, fissando senza un vero interesse i vari oggetti in fondo alla stanza, come se si aspettasse di trovare le risposte alle domande che la tormentavano in uno di quei libri o di quei barattoli.
Morgana, da buona Serpeverde, non era solita lasciarsi andare o mostrare i suoi sentimenti, ma Albus Silente era uno di quei pochi uomini al mondo con cui riusciva a farlo, anche perché lo conosceva da... quanti anni ormai? Troppi. Sicuramente.
Silente era stato lì per lei ogni volta che aveva avuto bisogno di qualcosa nei suoi sette anni di studi. E anche dopo.
Sapeva tutto quello che l'aveva afflitta da studentessa, il perché era scappata a un certo punto della sua vita e probabilmente sapeva anche perché fosse così fondamentale - come diceva lui - che tornasse ad Hogwarts proprio in quel momento.
Particolare che a lei sfuggiva al momento, comunque.

Mentre l'oscurità si mangiava pian piano il tramonto, Albus Silente e Morgana Melancholia discutevano i dettagli della richiesta dell'anziano Preside, finché non si udì bussare alla porta dell'ufficio, e la conversazione si interruppe.

"Avanti..."
Morgana non si girò a guardare chi stesse entrando. Erano i passi di due persone. Continuava a giocherellare coi capelli. Qualcuno sbuffava. Lei pensava distrattamente agli accordi di cui stavano parlando un momento prima.
Poi sentì quella voce.
"Potter è arrivato al castello in ritardo, Albus. Ho già tolto dei punti a Grifondoro..."
Inconfondibile.
"... E il banchetto ormai dovrebbe cominciare, si è fatto tardi."

Tu-tum

"Ah mi dispiace, non sapevo avessi... ospiti." Aggiunse intravedendo quella esile figura di spalle.

Successe come al rallentatore.
Morgana si voltò, e agganciò quello sguardo di onice che a sua volta si sgranava, sconvolto.
Azzurro e marrone. Quell'intreccio in cui si era ingarbugliato tante di quelle volte nella sua vita precedente!
E' passata un'eternità, Severus.

Il Potion Master mosse inconsciamente un passo indietro, senza riuscire a far uscire alcun suono dalla sua bocca.
Dall'altra parte dell'ufficio, Morgana cercava di riprendere il suo contegno, dicendo a sé stessa che quando aveva accettato l'invito di Silente sapeva a cosa sarebbe andata incontro.
Quindi si alzò, e indossò una delle varie maschere che sono a corredo di ogni Serpeverde che si rispetti.

Nel frattempo uno sbigottito Harry Potter stava assistendo a una delle scene più rare nella storia dell'Universo: Severus Snape senza parole e soprattutto... emozionato.
Quale fosse di preciso l'emozione che stava attraversando l'uomo, non gli era chiaro. Forse era troppo giovane per comprenderlo, ma la tensione era palpabile, e quello l'avrebbe percepito anche un bambino.

"Mo-Morgana..." fu un sussurro, tanto che Harry dovette tendere l'orecchio per captare quel nome.
"Severus!" Gli occhi di Harry facevano la spola tra quelli sconvolti del suo professore e quelli ormai sornioni della donna, che intanto si avvicinava con incedere elegante e aria sicura.

A quel punto Silente decise di intervenire, forse per andare in soccorso al professore.

"Severus, ragazzo mio! Hai visto chi ha accettato il mio invito?"
Snape si voltò leggermente verso Silente, fulminandolo con lo sguardo, "Non sapevo niente di questo invito, Albus."

"Ma come Sev, non si contento di vedermi?" Morgana sfoderò il suo miglior sorriso, andando incontro all'uomo – sempre più sgomento – a braccia aperte.

Un attimo dopo, Severus Snape si ritrovò imbrigliato in un abbraccio, che ricambiò a sua volta, stupendosi in segreto di quanto fosse stato naturale, e accorgendosi di non aver tentennato nemmeno un momento.
E' passata un'eternità ma sembra solo ieri che ti tenevo tra le braccia.

Harry a quel punto si disse che l'anno scolastico poteva anche terminare lì, per quanto lo riguardava. Aveva visto qualcosa di più raro perfino della Pietra Filosofale, e di per sé era già soddisfatto!
Sciolto l'abbraccio, Harry fissava il sorriso dolce di Morgana, lo sguardo caldo che posava senza sosta su Snape, con la sensazione che attorno a lui si stava compiendo qualcosa di incredibile.
Snape se ne accorse e riprese finalmente la sua proverbiale aria impassibile, pur sapendo che ormai era tardi: sicuramente in quella stanza perfino i ritratti si erano resi conto del suo turbamento.
Quindi accennò un colpo di tosse e riprese a parlare.

"Dicevo, Albus, che sarebbe opportuno dare inizio al banchetto. Minerva intanto ha dato il via allo smistamento."
"Ma certo, Severus! Ci siamo attardati con Morgana per gli ultimi dettagli della sua assunzione."
"Della sua....?!" Severus Snape lottava contro tre mostri invisibili che si chiamavano: sgomento, ansia e incredulità.
"Assunzione, Severus! A proposito Harry, in tutta questa confusione non ti ho nemmeno salutato."

"Non si preoccupi, Signore..." Harry stava ancora ridendo sotto i baffi per quella situazione quantomeno bizzarra.
"Lascia che ti presenti la professoressa Melancholia, Harry. Quest'anno avrete una materia in più: Magia Arcaica. Non avrei voluto caricarvi ulteriormente di lavoro, ma coi tempi in cui viviamo, ritengo fondamentale che i miei studenti abbiano tutti gli strumenti necessari per affrontare ciò che purtroppo ci si prospetta. Morgana, questo è Harry... Harry Potter."

La rossa inizialmente era rimasta troppo sconvolta dalla presenza di Severus, e non aveva registrato il cognome di quello studente che era arrivato la castello in ritardo.
Potter. Quindi era proprio lui, il figlio di Lily Evans. La ragazza deglutì, e imbastì un sorriso di circostanza.
Harry non sapeva esattamente cosa pensare di quella situazione, quindi si limitò a un saluto educato. "È un piacere, professoressa."
"Ciao Harry, piacere mio. Spero di riuscire a far appassionare te e i tuoi compagni alla mia materia."

"Molto bene, allora se siamo d'accordo direi di dirigerci alla Sala Grande. Poi Severus ti sarei grato se mostrassi a Morgana le sue stanze." Disse con aria innocente il Preside.
E aggiunse una frase che fece inciampare Snape nel suo stesso mantello. "Sono quelle proprio accanto alle tue."

Quando raggiunsero la Sala Grande e Silente declamò il suo abituale discorso di benvenuto, mentre tutti si chiedevano chi fosse la donna rossa accanto a Snape, Harry aveva raggiunto i suoi amici con un sorriso da vero erede dei Malandrini, dicendo solo "Vi devo raccontare una cosa che.... Se non l'avessi vista coi miei occhi, vi giuro, non ci avrei creduto!"

Questa oscura passione sul ciglio dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora