25. Epilogo

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Sì, il ragazzo deve morire.

Il resto dei ricordi fu ovattato e distante. Mentre Snape addormentava Morgana e si dirigeva a uccidere Silente, mentre nascondevano insieme la spada nel lago, mentre effettuavano gli incantesimi di memoria su lui e Ron, mentre cercavano di attenuare le punizioni dei Carrow agli studenti...

Nel momento in cui riemersero dal pensatoio, le labbra di Harry precedettero solo di un attimo quelle di Draco nello scaraventarsi addosso a vicenda e riprendere il senso di ciò che era reale, tangibile e distanziarlo da ciò che erano solo filamenti d'argento.
Fu sempre Harry a interrompere il bacio e appoggiandosi alla fronte di Draco si rese conto che l'altro si era aggrappato alle maniche della sua giacca come a una boa al centro dell'oceano.
"Draco..."
"No. Non lo farai. Non se ne parla, Potter. Niente atti di eroismo, niente morti stupide e coraggiose da Grifondoro."
"Draco..."
"NO!"
"Pensa al serpente, Draco. Io penserò a te."
"Co-cosa?"
Harry scostò il volto giusto il necessario per guardarlo negli occhi, mentre Draco gli afferrava il bavero, in un disperato tentativo di trattenerlo co sé.
"Penserò a te, mentre succederà. Non avrei mai creduto di dire una cosa simile, Malfoy, ma se è valsa la pena vivere in gran parte è merito tuo."
"Smettila..."
"Ho solo un rimpianto..."
"Non... dai, smettila."
"Non averti scopato come si deve."
"Sei un idiota, Potter..."
La voce di Draco era soffocata da un magone e un terrore tangibili e chissà cosa avrebbe aggiunto se solo si fosse accorto in tempo di quella bacchetta puntata addosso.
"Perdonami, Draco." Fu delicato, Harry. Non ricordava di aver mai lanciato uno Stupeficium più gentile.
Non era davvero in sé, mentre riportava in braccio Draco in Sala Grande, non era in sé mentre lo affidava a Neville, facendogli una particolare raccomandazione sul serpente, pensando che due bacchette sono meglio di una. Non era in sé Harry, mentre dava l'ultimo saluto ai suoi amici di sempre, e di certo non era nemmeno lontanamente in sé mentre camminava verso la sua morte.

***

"Non posso credere che tu ce l'abbia fatta."
"Sì beh... ammetto che ci credo poco anch'io..."
"Cos'era quel filo d'oro? Non è stato molto prudente da parte tua, l'Oscuro Signore avrebbe potuto..."
"Al diavolo l'Oscuro e tutto il resto, Sev. Ho fatto tutto quello che ho potuto, e ha funzionato."
"Non me lo dirai, vero?"
"No."
"Molto bene. Che si fa adesso?"
"Si combatte. Si uccide il maledetto rettile. Si uccide il suo seguito. Si vince. Il resto possiamo deciderlo sul momento, immagino."
"Mi piacciono i piani ben organizzati."
"Allora andiamo?"
"Anidamo."

***

"Draco, vieni... vieni..."
Lucius chiamava in vano il figlio, che sembrava non vederlo, non sentirlo, non percepire la sua persenza né quella di tutto il resto della folla, che attonita guardava il Bambino Sopravvissuto, morto fra le braccia di Hagrid.
"Harry..." un tremore alle ginocchia, la bocca improvvisamente secca, gli occhi umidi e la sensazione di cadere, mentre fissava il suo amore esanime. E nemmeno gliel'aveva mai detto che era solo grazie al pensiero di lui che si era tenuto insieme fino a quel momento. Credeva sarebbe franato al suolo, mentre suo padre lo chiamava, il Signore Oscuro esultava e Bellatrix rideva.
Poi successe tutto in fretta. Severus Snape e Morgana apparvero volando da un lato, Paciock decapitò Nangini, Harry saltò in piedi, e il tutto avvenne sotto lo sgomento di entrambe le fazioni.

"A quanto pare oggi non riesci a uccidere nessuno, eh? In ogni caso lascia che ti spieghi una cosa: Silente non è stato disarmato dal Professor Snape ma da Draco, quindi anche se fossi riuscito a uccidere il Professore, non saresti lo stesso il vero proprietario della bacchetta di sambuco. E ora finiamola come l'abbiamo iniziata, Tom: insieme!"

E mentre Harry e Voldemort si affrontavano una volta e per sempre, Draco non raggiunse la sua famiglia, ma furono Lucius e Narcissa Malfoy ad affiancare il figlio, per lottare al suo fianco.
Questo fece illividire Bellatrix, che con gli occhi più sgranati che mai prese a lanciare una maledizione senza perdono dietro l'altra, finchè una chioma rossa le si parò davanti con un sorriso che, se fosse stata solo un po' più cauta, avrebbe capito che era il presagio di qualcosa di terribile.
"Morgana... la puttana di Snape. È bello rivederti, schifosa traditrice del tuo sangue." La risata della donna echeggiava nonostante il fragore degli incantesimi tutto attorno.
"Bellatrix. Io e te abbiamo un conto in sospeso da molti anni, ed è ora di chiuderlo."
"Un conto in sospeso dici? Ah, certo. Parli di quella notte in cui mi sono scopata il tuo uomo..."
Morgana si mosse veloce come un serpente a cui hanno pestato la coda, nel lanciare una Cruciatus.
"L'hai incantato, schifosa!"
Ma si trattava di Bellatrix Lestrange, non di una Mangiamorte qualsiasi e non fu difficile per lei parare l'attacco.
"E con questo? Ti posso garantire che non gli è dispiaciuto..."
"Come no, per questo sei dovuta ricorrere a un incantesimo. Eri gelosa, sei sempre stata invidiosa della felicità altrui, anche di quella di Lucius e Narcissa!"
Punta sul vivo, Bellatrix prese ad attaccare furiosamente. Sapeva che Narcissa, nonostante tutto era a portata d'orecchio e lei aveva fatto davvero delle cose che non voleva che la sorella sapesse.
Morgana parava senza difficoltà ogni attacco, senza mai perdere di vista Severus, che con le spalle coperte da Lucius combatteva a poca distanza da loro. Sapeva di non potersi distrarre, sapeva che Bellatrix era una temibile avversaria. Ma per sfortuna della donna, Morgana sapeva anche che più Bellatrix perdeva la calma e più i suoi attacchi diventavano smaniosi ma imprecisi.
"Perché, vuoi dirmi che Narcissa non sa che dopo essere stata con Severus, hai fatto dei servizietti anche a suo marito?"
"Smettila, maledetta!"
E poi, contemporaneamente: "Avada Kedavra!"
Al suono rimbombante di quel doppio incantesimo, per un attimo la battaglia attorno a loro si fermò, le persone intorno si congelarono e lo stomaco di Severus Snape finì sul pavimento, mentre cercava di capire chi avesse colpito chi.
Morgana e Bellatrix si guardavano sorridenti, sudate e scarmigliate. E mentre Morgana si accasciava al suolo, sfinita, Bellatrix crollava esanime.

***

Il corpo di Voldemort crollava con banale solennità, e un attimo dopo il Mondo Magico ricominciava a respirare.
Negli istanti successivi c'è chi pianse di gioia, chi pianse di dolore, chi si apprestava a fare la conta dei morti. Herry avrebbe dovuto fare tutte queste cose, ma non gli venne in mente nient'altro che individuare la sua testolina bionda e spettinata, e correre per raggiungerla.
Draco si guardò attorno, incapace di credere che fosse davvero tutto finito e che fosse finalmente libero. Libero di correre incontro a Harry, che si scontrava con chiunque, stanco e un po' goffo, fino a piovere fra le sue braccia, come un acquazzone estivo.

"Dove vai, Lucius?"
Poco più di un sussurro all'orecchio destro dell'uomo pallido come un fantasma che guardava il suo unico erede baciare molto, molto profondamente il Salvatore del Mondo Magico.
"Morgana! Tu lo sapevi?! Io... non posso permetterlo!"
"Pensaci bene, Lucius..." Un sussurro vellutato al suo orecchio sinistro, "la tua famiglia dovrà affrontare un processo, non siete esattamente... in una buona posizione. Credo che il rapporto di Draco con Potter potrebbe essere un'ottima pubblicità e quasi una garanzia di riscatto..."
"Ma... Severus..."
"Oh, falla finita Lucius! Draco è felice, e a questo punto nient'altro ha importanza."
Il tono lapidario di Narcissa finì di esaurire l'indignazione di Lord Malfoy che incurvò leggermente le spalle, e rinunciò a rispondere.

***

Il tramonto scese su Hogwarts, mentre il cielo era teatro della gioia dei maghi che continuavano a lanciare fuochi artificiali e incantesimi pirotecnici, per urlare al mondo che poteva ricominciare a sperare.
"Che spettacolo, eh Sev?"
"Lo è davvero."
Morgana non se la sentiva di rientrare fra le mura ferite del castello e aveva chiesto a Severus di sedersi sul parapetto del ponte insieme a lei, "Solo un momento..." E adesso stavano l'uno accanto all'altro a godersi gli ultimi momenti di luce, le magie che danzavano nel cielo e la libertà. "Solo un momento..."

"Non credo di averti ringraziato."
"Mhh?"
"Di avermi salvato. Non ti ho ringraziato."
"Non ce n'è bisogno, non l'ho fatto solo per te. L'ho fatto soprattutto per me."
"Sei sempre la solita. Accetta i miei ringraziamenti come una persona normale..." Dopo questo scambio avvenuto senza sfiorarsi con lo sguardo, Morgana si girò e Severus fu colpito dalla serietà della sua espressione.
"No, dico sul serio Sev. Non avevo e non ho intenzione di vivere in un mondo in cui tu non ci sei." E poi, dopo tutti quegli anni, lo disse, così, semplicemente. "Io ti amo."
Severus sgranò gli occhi, si alzò dal parapetto e per un attimo Morgana pensò che stesse per girarsi e andarsene, ma il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal braccio dell'uomo che la tirava giù, verso di sé, in un abbraccio avvolgente come una coperta. E disse solo, "Anch'io, Nana. Ti prego, perdonami."

Quell'anch'io fece rendere conto a Morgana che aveva trattenuto il respiro e quel perdonami era talmente carico di significato, ricolmo di sentimenti contrastanti e inespressi per più di vent'anni, che non serviva altro. Nient'altro, oltre al loro abbraccio, ai fuochi d'artificio in cielo e alla luna in un angolo.

Sarebbe andato tutto bene. Tutto bene.

Questa oscura passione sul ciglio dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora