Capitolo 26 - La famiglia di Lauren

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Egitto, Il Cairo, 1918

(Dal diario segreto di Grace Parker, che ancora nessuno ha letto)

Ero ancora in quella stanza sotterranea della piramide. Il mio "principale" se n'era andato in fretta dopo un uno sbrigativo  «Pensaci tu! Io l'ho immobilizzato, ma ora ho altro da fare! Ma fallo sparire alla svelta!».
Per prima cosa mi liberai dell'archeologo svenuto, riducendolo ad un vaso di coccio finemente intarsiato d'oro. Sarebbe stato contento della trasformazione, era sobria ed elegante, ma come lui serviva ormai a poco.
Trascinai poi il capitano sul pavimento fino al disco di luce e frugai rapidamente nelle sue tasche: eccolo! Il braccialetto d'oro di Henutsen con le incisioni in geroglifici e un ciondolo con la testa del dio Ra. Era un talismano troppo potente per essere lasciato ad altri. Inoltre apparteneva alla mia famiglia. Ritrovarlo era il vero scopo della mia venuta qui in Egitto, anche se poi dovevo seguire e controllare James ed ufficialmente ero un'infermiera. Del resto il destino lavorava per me, mentre  io lavoravo per altri. Infatti lo avevo trovato facilmente.

Dalla mente del capitano, che giaceva ancora stordito, ricavai una frase che gli si era impressa «Con la forza del sole tu risorgerai, con la forza dell'aria tu respirerai e con la forza di un altro tu governerai» . Era la frase della profezia della mia famiglia, la riconoscevo. La mia era una antica famiglia di maghi, molto seri e molto antichi, imparentati anche con qualche faraone, tipo Cheope. 
Povero Cheope! Ci era andato di mezzo lui in tutta questa faccenda. Del resto glielo avevano detto le mie zie di non scherzare con la magia, troppi incantesimi  potevano bruciare il cervello e far perdere il potere. Lo dimostravano tutta la furia con cui si era scagliato contro guardie, archeologo e James e la facilità con cui il "principale" lo aveva tolto di mezzo con la sacra spada!
Mi dispiaceva molto per lui ed in un'altra occasione avrei fatto vendetta della sua morte, ma ora la missione doveva andare avanti.
Il motivo perché io mi fossi ridotta a fare  l'infermiera di giorno e la falsa vampira di notte, era per una nobile causa, ve lo assicuro. Per salvare il capitano, o dovrei dire il vampiro James?

Non avevo ancora capito che cosa avesse in mente il potente vampiro che io chiamavo il mio principale e sondare la sua mente non era stato per ora possibile, nemmeno alla mia magia. Un potente  Grimm mi aveva comandato di seguirlo e di entrare al suo servizio per "contenerlo", così si era  espresso il Grimm, ed anche per proteggere il vampiro giovane, che era in serio pericolo in sua presenza. Però io lo avevo visto con i miei occhi salvare James dalla furia scatenata di Cheope e quindi mi venivano dei dubbi. Del resto i Grimm non si potevano sbagliare, quindi dovevo continuare la mia missione, che aveva già segnato un successo, visto che avevo recuperato il talismano del dio Ra. E questa era la cosa più importante.

Intanto dovevo trovare il modo di portare via James di lì,  senza fargli male, prima che l' altro vampiro, ed occasionalmente mio "principale", me ne chiedesse conto.
Così cercai con la mente dove fossero i soldati e li chiamai con il pensiero, presto sentii le loro voci avvicinarsi alla stanza segreta.
Intanto James, che giaceva tutto legato sul pavimento, si stava risvegliando, ancora confuso. Avrei voluto slegarlo, ma non c'era tempo. Però era importante per la missione che non sospettasse di me o mi riconoscesse come maga. Io lo amavo già, anche se non lo avrebbe mai saputo. Non doveva saperlo.
Incoraggiai con parole dolci il capitano, che nel frattempo si era svegliato e lo lasciai portare via dai suoi soldati. Mi accorsi troppo tardi del suo sguardo sospettoso verso il mio polso, mi aveva visto giocare con il bracciale! Pazienza, se diventava un problema avrei provato a cancellare il suo ricordo, altrimenti mi sarei inventata qualche scusa.

Mi voltai e stavo per incamminarmi fuori dalla piramide, pronta a riprendere il mio lavoro di infermiera, quando all'improvviso una voce bassa e potente mi gelò il sangue nelle vene:  «Grace Parker! O ti dovrei chiamare lady Grace Howard di Effingham?
Non credere di avermi mai abbindolato. So chi sei fin dall'inizio e so anche chi ti ha mandato a farmi da "assistente"! Non pensare nemmeno per un attimo di intralciare quello che ho in mente, né di potermi controllare. Credi di aver ritrovato il tuo talismano, ma, guarda! Per ora lo prendo io!» Così Grace stupefatta vide il bracciale sciogliersi dal suo polso e volare via, stretto da una mano adunca, mentre una faccia vampiresca le sghignazzava davanti.
«Tu sei una maga ed il mio potere non può trasformarti né ucciderti, ma è così che ti terrò in ostaggio! Questo bracciale, per ora lo tengo io. Lo riavrai solo ad una condizione: portami James quando io te lo comanderò e rendilo debole che non possa lottare con me».

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