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toc toc

Busso nella parete bianca del corridoio sporgendo la testa verso l'entrata del laboratorio dove si trova Galas,nel tentativo di farmi notare.

Due dei quattro adulti presenti nella stanza si girano verso di me, la loro espressione è neutra, disinteressata e quasi subito ritornano al loro lavoro come se fossi invisibile. " Maleducati" penso e con espressione evidentemente infastidita mi avvicino ad uno dei due, ha dei capelli neri, gli occhi a mandorla del medesimo colore dei capelli, il camice azzurro gli arriva sino alle ginocchia e sembra far finta di non avermi vista continuando a lavorare e scrivendo numeri nel computer che viene riflesso a ologramma da un cubo metallico di base.

"ehii!!" sventolo la mano vicino al suo volto, ma nessuna risposta, "senti non so cosa io ti abbia fatto di così brutto da ignorarmi, anche perchè non ti conosco" curvo gli angoli della bocca in un sorriso finto dopo aver finito il mio discorso da persona poco logorroica, ma ancora niente risposta.

"che ne dici di ricominciare? allora io sono..."una voce maschile mi ferma da lontano, mi giro e un ragazzo si avvicina a me.

"non ti risponderà mai" sorride sistemando gli occhiali scesi ormai al centro del naso, ha gli occhi di un marrone chiaro quasi ambra e i suoi capelli sono castani, a differenza degli altri dipendenti visti prima lui è più giovane, il suo viso ha dei piccoli nei sparsi nel viso, che lo rendono il perfetto secchione, anche lui ha un camice azzurro e sotto di esso si intravedono dei vestiti casual, a differenza degli altri dipendenti in assistenza lui ha un cartellino agganciato al lato sinistro del camice dove si può vedere una sua foto e scritte varie che man mano che si avvicina riesco a focalizzare.

Nome: DYLAN Cognome: O'BRIEN Età: 20 Segni particolari: NESSUNO CITTA' DI NASCITA: DETROIT

"Perchè no?" non lo lascio iniziare che continuo a parlare, "lo so, lo so, non hanno tempo da perdere,loro devono lavorare e basta..." mentre continuo a parlare, lui ride aumentando di poco il volume della risata, "cosa c'è da ridere?" gli domando, la mia mente inzia ad anallizzare ogni parola detta prima alla ricerca di un motivo.

"se mi avessi fatto parlare te lo avrei detto" tende la mano verso di me, "piacere Dylan O'brien, tu?" chiede, gli prendo la mano e la stringo ancora confusa,"Amber" mi limito a dire, ogni volta che dico il mio cognome tutti diventano pallidi e trovano una scusa per andare via.

"ok Amber..." si ferma guardandomi in volto e toccando il tizio che prima mi ignorava per la spalla, non reagisce e continua a lavorare, "loro non ti possono rispondere perchè sono solo dei robot" conclude con una risata vedendo la mia faccia sorpresa.

"ma io ho bussato e si sono girati" chiedo in imbarazzo per aver sbagliato andando verso conclusioni affrettate.

"Rilevano i rumori ma non sono programmati per chiacchierare" ride dando un colpetto nella spalla del robot e io rimango in silenzio accettando la mia sconfitta, "Come mai qui Amber?" chiede lui andando verso una scrivania che penso sia la sua postazione.

"il mio robot, Galas, ha avuto un guasto e mi chiedevo come vanno i lavori" sorrido.

Si siede e avvicina il corpo allo schermo del computer digitando dei tasti, "Galas... Galas..." sussurra mentre il suo volto rimane concentrato d'avanti allo schermo, "ecco" esclama di punto in bianco, spaventandomi.

"domani sera dovrebbe essere pronta" afferma sicuro ridendo dopo avermi visto fare un saltello di gioia, Galas è una mia amica ed è divertente farla andare in errore quando le chiedo cose non presenti nel suo database.

"Perfetto! allora a domani Dylan" sorrido e vado via.

"ti aspetto!" sento lui gridare da lontano, si sarà sentito solo lui in tutto il grattacielo.

Dylan sembra simpatico. Inoltre, cosa più importante, sorride, particolarità abbastanza rara da trovare come caratteristica in un dipendente di mio nonno.

Sospiro una volta arrivata d'avanti alla porta di camera mia, anche oggi rientro nella mia gabbia, poggio la mano destra nello scanner accanto la porta, "accesso confermato, ben tornata signorina James"entro in camera, correndo verso il letto buttandomici sopra.

L'arredamento della camera è molto semplice, anche se mio nonno insiste di far mettere più mobili però a me va bene così, mi bastano il mio letto e la mia libreria con tutti i classici digitali.

Guardo il soffitto pensierosa, come al solito, senza i miei pensieri mi sentirei persa, mi rimangono solo le mie idee che colorano un pò questa mia vita tinta di bianco.

"Alexis spegni le luci e chiudi le finestre" pronuncio e la stanza rimane al buio e l'unica cosa che ancora rilascia luce sono gli ologrammi delle stelle sul mio soffitto che guardo ogni sera da quando avevo due anni, mi trasmettono serenità e mi rilassano, a volte da piccola alzavo la mano verso il tetto nel tentativo di prendere una stella e ammetto che il vizio è rimasto fino a che ho capito che non erano vere stelle.

Guardare il cielo mi ricorda inevitabilmente i miei genitori e una lacrima esce sempre, piango perchè non li ho mai conosciuti realmente, i miei ricordi sono sbiaditi e purtroppo rimarranno così.

"accesso confermato" mi alzo di scatto dal letto asciugando le guance bagnate, la porta metallica inizia ad aprirsi rivelando la persona misteriosa.

"Signorina James, la vuole vostro nonno in ufficio" l'amico di mio fratello avanza entrando in camera, con lui ad aspettarci ci sono il biondino e un ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli castano chiaro.

"posso sapere il perche?" chiedo avvicinandomi a lui.
Ignora le mie parole facendomi segno di seguirlo, appena usciamo dalla stanza i ragazzi dietro di lui ci seguono lungo il tragitto.
Spero solo che lui non sia un robot come i tecnici in assistenza.

"parlerò con te, fino a che non risponderai, so essere molto fastidiosa" mi avvicino a lui alzando di poco la testa osservandolo, nessuna espressione o alcuna reazione,anche se pensandoci bene oggi rideva.

"allora... quando avevo 2 anni mio nonno..." inizio il mio discorso con l'unico obiettivo di infastidirlo per ovviamente farlo reagire.

"okay, okay, ora che ho parlato puoi stare zitta? ti senti solo tu in questo corridoio" mi ferma contraendo la mandibola evidentemente infastidito.

"facciamo così, dimmi come ti chiami e non ti infastidisco più mister serietà" pronuncio le ultime parole con sarcasmo quando si ferma e si gira verso di me, osservandomi dalla testa ai piedi la sua espressione mi lascia intendere che se mi avrebbe potuto tappare la bocca o tagliare la lingua lo avrebbe fatto senza esitare.

"va bene, se non mi dici come ti chiami, ti chiamerò a modo mio" mi fermo un'attimo per pensare mentre riprendiamo a camminare, "riccio?bob?" dico nomi senza senso solo per provocarlo, non lo chiamerei mai bob.

"Non sei divertente..."sussurra oemau stufo per poi riprendere, "sono qui per svolgere un compito che mi ha affidato tuo nonno,visto che tuo fratello è impegnato, non intendo chiaccherare con te perchè non è questo ciò che tuo nonno mi ha detto di fare, quindi ora finiamola con i giochi ed entriamo in ufficio" si ferma lasciandomi senza parole, quanta freddezza, questo pomeriggio sembrava più simpatico.

Cammina verso l'immensa porta di vetro apribile solo con un codice, da fuori si riescono a intravedere le librerie bianche e nere e l'immensa scrivania al centro con qualche vaso (ovviamente bianco) e sparse delle piante grasse per decorare.

La porta in vetro si apre ed entriamo, i motivi per la quale vengo chiamata in ufficio solitamente sono due:1) ho fatto qualcosa che non dovevo fare oppure 2)mio nonno deve dirmi una novità sul mio conto, spero tanto sia la seconda.

Ciao a tutti, secondo capitolo di glitch, come sempre spero ci sia piaciuto, nel caso fatemelo sapere con una stellina!
A breve nuovo capitolo restate sintonizzate e aggiungete il libro in libreria per eventuali aggiornamenti♡

GLITCH// H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora