capitolo (venerdì) 13

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Non riesco a prendere sonno.

Continuo a rigirarmi nel letto, cercando una posizione comoda.

Mille, anzi milioni, di domande mi frullano nella testa.

Sono curiosa ma spaventa allo stesso tempo nel scoprire cose su Kevin che, ne sono certa, mi faranno rimanere male.

Prendo il telefono, aprendo Tik Tok e continuo a scrollare i vari video che si susseguono sullo schermo.

Alla fine sento gli occhi appesantirsi e il buio mi inghiotte.

Mi sveglio la mattina più stanca del solito, strano, non lo sono mai.
Mi aspetta un estenuante giornata di scuola, il pomeriggio, e poi la sera. La fatidica cena.

-Hei Santina, come va? - mi domanda Lucas, con uno strano entusiasmo in corpo.
-Bene... - lo guardo stranita.
-Come mai tanta euforia? - gli chiedo subito dopo.
- Ho fatto coming out - esclama sorridendo.
- Cosa?! Hai detto ai tuoi della tua omosessualità?! - urlo sorpresa.
- Già, è quello che ho detto ahaha - ride.
-  E come l'hanno presa? -
- Ah bhe, bene! Mi hanno sbattuto fuori casa -
Mi blocco di colpo e lo fisso.
- Scusa!? - domando ancora incredula.
- Hai capito bene Ash, mi hanno buttato fuori, tagliato così dalla loro vita. Non mi rivolgono più la parola, non mi guardano, non gliene frega più un cazzo - risponde.
Sento la rabbia ribollire dentro di me, e stringo i pugni, talmente tanto da fare diventare le nocche bianche. Sono furiosa.
- MA COME SI PERMETTONO!? SONO I TUOI GENITORI CAZZO, DOVREBBERO SOSTENERTI E NON FARE COSÌ! SEI IL LORO FIGLIO, PORCA PUTTANA! - sbotto.
- Hei, calma Rambo - sorride. Un sorriso falso. Nasconde tanta sofferenza, che cerca di non fare Notare, nascondendosi dietro quella spessa maschera che si mette ogni volta che è con qualcuno.
-Ma Lucas! Non puoi essere così indifferente, non ci credo che stai bene... C'è sofferenza dentro tuoi occhi, e anche tanta -  lo guardo dolcemente.
Lui si volta verso di me e fissa le sue iridi nelle mie. Ha gli occhi lucidi. Lo prendo per il braccio e lo porto dietro la scuola, dove nessuno lo possa vedere così. So che non ama farsi vedere debole.
- Guardami - ordino.
- Non stai bene, la sento la tua sofferenza, ci stai male, e a me non piace vederti così -
Lui per risposta scoppia in lacrime e si accascia a terra. Lo raggiungo, mettendomi di fronte a lui.
- Te l'avevo detto che loro sono contro ai gay, sapevo che avrebbero reagito così. Ma mi sento libero ora, una persona nuova, uno che non deve più nascondere la sua omosessualità.
Mi sento uno schifo, sì, ma perché mi hanno sbattuto fuori casa e per loro non sono più un figlio - balbetta, tirando su di tanto in tanto col naso. Ha la voce tremante ed emana tanto dolore.
Lo stringo in un forte abbraccio, cercando di assorbire un po' del suo dolore. Lo sento irrigidirsi, ma poi ricambia l'abbraccio, stringendomi a lui.
- Mi dispiace Luc -
Non so come ci si senta, lo capisco ma fino ad un certo punto. Spero che si risolvi tutto.

Sentiamo la campanella suonare e ci alziamo. Lo guardo e rido, prendendo un lembo della manica e asiugandoli le lacrime calde che si erano bloccate tra l'incavo delle fossette e del naso.
Lo guardo più attentamente e noto che ha un po'di lentiggini, occhi marroni tendenti al verde, ed un sorriso mozzafiato. È un bel ragazzo lo ammetto.
Rimango a fissarlo come una scema, fino a quando non sento degli occhi bruciarmi addosso.
Lucas mi richiama ed indica dietro di me. Mi volto e vedo Cole che mi fissa senza espressione, freddo. Mi si gela il sangue, e le scene del giorno prima riemergono nella mia testa. Distolgo lo sguardo e, assieme a Lucas, ci avviamo verso le nostre classi. Passando accanto a Cole, fermo in mezzo all'entrata, lo guardo, fulminandolo con lo sguardo. Lui non si scompone di mezzo millimetro.

Uno strìscio mi fa sobbalzare sul posto. Mi giro per vedere chi abbia prodotto quel suono fastidioso, e mi trovo Cole che si siede senza la minima delicatezza sulla sedia appena spostata, appoggiando i gomiti sul banco.
- Ora vai anche con i froci? - chiede di colpo, facendo sussultare il mio fragile cuore.
- Come scusa? -
- Ti ho chiesto se..-
- Ho capito. Come l'hai chiamato? -
- Frocio - ribatte lui, sfacciatamente.
Apro la bocca formando un cerchio e lo guardo in malo modo.
- Non osare mai più chiamarlo così - sussurro con voce dura e sbarrando gli occhi.
- Altrimenti? Mi viene a picchiare con quelle dita così lunghe e fragili? A lui non faccio abbassare la cresta, faccio abbassare i risvoltini - sorride malvagiamente.
Ho voglia di prendergli la testa e sbatterla talmente forte sul banco tanto da farlo sanguinare. Ma, purtroppo, non posso farlo o, almeno, il mio cuore non mi permette di farlo. Anche facendo lo stronzo con i miei amici, e non solo, non riesco ad odiarlo.
- Vengo - esclama poi.
- C-cosa? Adesso? Ma come... Ma non è possibile... Cioè, io... -
Lui scoppia a ridere e mi guarda, incastrano i suoi occhi nei miei.
- Sta sera, a cena -
Il mio cuore perde un colpo. Arrossisco violentemente, a causa della figura di merda appena fatta.
- Sempre a pensare a quello, eh porcellina? - sussurra al mio orecchio, privicandomi tante scosse e brividi in tutto il corpo.
Se prima avevo voglia di annientarlo, ora ho voglia di saltargli addosso, baciarlo fino allo sfinimento, e fare l'amore con lui, fino a quando, i nostri cuori, non esplodono di amore e passione.
Cerco di non mostrare quanto io desideri lui, lo voglio con tutta me stessa, ma per lui, non è così.
- E dopo la cena... Mi accompagnerai in quel posto - mi dice.
Senza pensarci due volte annuisco.
- Ah, un'altra cosa. Mettiti un completino sexy, ho voglia di montarti come i mattoncini lego -
Un'altra volta sento le mie guance arrossarsi, mentre Cole si alza dal posto ed esce dalla classe, noncurante dei richiami del professore. Deglutisco a fatica, restando ferma a fissare un punto impreciso della classe, con il mio cuore che rischia di schizzare fuori dalla cassa toracica.

Just Sex or Love? 2 #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora