01. Steve Rogers

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Cammino tranquilla verso la palestra, mentre mi fascio le mani con alcune garze, in modo che le mie nocche non risentano dei pugni che sono solita dare al sacco da boxe.
Appena mi avvicino alla saletta sento il suono del sacco da boxe che viene colpito, così mi affaccio, solo per scoprire il corpo statuario del capitano, voltato di spalle.

Lo osservo, soffermandomi sui muscoli delle sue spalle, lasciate libere dalla canotta, che si tendono ogni volta che si accinge a colpire l'oggetto.
Non mi accorgo nemmeno di essermi appoggiata allo stipite e di essere rimasta a fissarlo per cinque minuti buoni, finché lui si gira, incontrando il mio sguardo.
-Nottataccia?
Lo guardo corrucciare la fronte, insicuro e perplesso dal mio comportamento.

Non siamo mai diventati grandi amici, ma non ci odiamo nemmeno, siamo dei semplici colleghi.
-Più o meno. Tu che ci fai qui a quest'ora?
Lo osservo mentre si slega le garze dalle mani, concentrato sul lavoro.
-Insonnia.
Finisco di fasciarmi le mani, poi prendo posto davanti al sacco rosso, appropinquandomi a sferrare il primo colpo.
-E questa insonnia ha un motivo?
Mi fermo, senza distogliere lo guardo dall'oggetto rosso di fronte a me, mentre sento il suo sguardo su di me.
-Semplicemente penso molto ultimamente. Tu che scusa hai per essere qui a quest'ora?
Finalmente mi volto verso di lui che scrolla le spalle, come se non gli interessasse.
-Ho dormito settant'anni, direi che posso permettermi un po' d'insonnia.
Sorrido, sorpresa dalla sua autoironia, solitamente più scarsa.
-Non ti credevo tanto autoironico, Capitano.
Mi sorride a sua volta, alzandosi e posizionandosi dietro al sacco da boxe.
-Te lo tengo, possiamo fare gli insonni insieme se ti va.
Il mio sorriso si allarga, prendendo spazio sul mio volto.
-Mi farebbe davvero piacere.

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