I.

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Note d'autrice: come annunciato su instagram (se vi va di seguirmi lì, sono ivolswrites), ecco il primo capitolo di questa nuova, curiosa creatura ♥️ Sarà una storia lunga circa 25 capitoli, ma la seconda parte è ancora in stesura, quindi in realtà non so quanto potrà espandersi... temo molto!
Ho sentito l'esigenza di scrivere qualcosa di vicino a me, ai luoghi che vivo ogni giorno, alle persone che mi circondano. Chi mi conosce capirà presto quanto c'è di me in questa storia. Io stessa lo prendo come un esperimento.
Pubblicherò un capitolo a settimana, il mercoledì. A eccezione di mercoledì 7 agosto, causa vacanze.
Spero siate curiosi, vecchi e nuovi lettori.
Buona lettura!




I.



Sulla superficie traslucida del tavolino erano colate gocce di gelato. Matilde si affrettò a raccoglierne altre che stavano per precipitare dal suo cono con la lingua. Gusto melone e fragola, un rosa e un arancione che si stavano fondendo.

Yousef era in ritardo. Il gelato faceva parte dell'attesa.

Matilde controllò il cellulare, sperando di trovare un suo messaggio di scuse. Altre gocce di gelato si schiantarono sul tavolino del bar e lei le pulì con un fazzoletto. Nulla, non aveva scritto nulla. L'ultimo messaggio risaliva alle sedici e quindici: ci vediamo da Elios a via Luca Giordano.

Il gazebo sotto cui si era seduta la proteggeva da un insistente sole di maggio. Al tavolino accanto al suo, due amiche, adolescenti, ridevano di qualcosa che solo loro potevano capire. Quell'intimità così terribilmente esposta la mise in imbarazzo. A dire il vero tutta la situazione in cui si trovava la imbarazzava, un po'.

La curiosità era peggiore dell'attesa e l'attesa non faceva altro che nutrirla. Le sembrava abbastanza chiaro che quello con Yousef non fosse un appuntamento. Yousef la stava corteggiando, sì, ma con un'idea. Un'idea che non era esplicita, che nemmeno aveva forma. Sapeva solo che esisteva, un'idea, e che Yousef voleva parlargliene. Matilde si stava figurando decine di opzioni diverse. E tutte riguardavano Francesco in qualche modo.

Francesco, il suo punto debole, il suo nervo esposto.

Finì il gelato e Yousef arrivò. In poche falcate raggiunse il suo tavolino, dopo averla adocchiata tra la gente. Si salutarono con due baci sulle guance. Non si sorrisero, né accennarono a un ulteriore contatto fisico. Erano amici soltanto formalmente, perché uscivano con la stessa comitiva, ma non erano mai stati insieme da soli.

«Scusami per il ritardo, il professore di russo mi ha fatto aspettare più di un'ora fuori al suo studio» le disse, appoggiando i polsi sulle ginocchia allargate, nell'atteggiamento sciatto che lo contraddistingueva.

«Nessun problema. Come va con gli esami?» La voce di Matilde era monocorde nonostante l'impazienza. Un paio di toni più bassi rispetto a una tipica voce femminile. Matilde controllava la sua voce e controllava i suoi sentimenti. Da sempre. Sua madre e sua sorella le rimproveravano di essere troppo apatica. Apatica, sì, era proprio il termine che usavano. Per non dire fredda, o stronza.

«Eh» sospirò Yousef con un sorriso amaro, «me ne mancano ancora cinque, ma, dài, spero di laurearmi a ottobre. Ordini qualcosa?»

«No, ho già preso un gelato.»

Il ragazzo ignorò il menù ripiegato sul tavolino. «Allora io prendo uno Spritz.» Si tolse gli occhiali da sole, chiamò il cameriere e ordinò. «Era da un po' che non venivo qua da Elios» aggiunse poi. Elios, un bar con posti all'aperto nel cuore del quartiere del Vomero, lontano dal caos del centro. Un microcosmo di buoncostume in una Napoli labirintica. Yousef aveva scelto di incontrarla sul suo territorio, per farla sentire più a casa, più protetta. Matilde lasciava il Vomero solo per andare all'università, ormai.

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