XXV.

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Note d'autrice: bentornati! Questo è un capitolo fondamentale per la storia. Fatemi sapere se vi aspettavate ciò che effettivamente succede o qualcosa di diverso 😌 Buona lettura ❤




XXV.



Yousef emise un verso di sofferenza simile a un sibilo, tra i denti, ma Matilde continuò a tenergli premuto il panetto di ghiaccio sulla guancia.

Non gli era sfuggito nemmeno un suono, prima, e invece adesso non riusciva a stare né fermo né zitto.

«Ma leva 'sto coso, che tanto non non serve a niente!» provò a protestare.

Matilde non cedette. «Stai fermo. Solo un altro po'.»

Lui sbuffò.

Erano in cucina ed erano le cinque e mezza del mattino. Nessuno dei due aveva dormito. Le occhiaie su di lei erano piuttosto evidenti.

Era seduta sulla superficie del tavolo e nello spazio circoscritto dalle sue gambe Yousef, in piedi, si lasciava medicare, o quasi. Accanto a lei giacevano abbandonati dei fazzoletti con delle macchioline di sangue.

Matilde non lo guardava più negli occhi da un po'. Teneva lo sguardo fisso sul panetto di ghiaccio che gli deformava lo zigomo. Delle gocce d'acqua cominciarono presto a scivolarle sulla mano, segno che il ghiaccio si stava sciogliendo.

«Brucia ancora?» gli chiese.

«Adesso di meno.»

Matilde gli scostò il panetto blu dal viso e osservò con angoscia il livido che andava formandosi. Si chiese come l'avrebbe coperto, nei giorni a venire. Gli sfiorò quell'esatto punto con i polpastrelli. La sua pelle era gelida e tesa per il contatto prolungato con il ghiaccio.

«Ja, mo' basta» fece lui, esasperato. Afferrò il pacchetto di Marlboro che teneva nella tasca posteriore dei jeans e se ne mise una tra le labbra, dal lato opposto rispetto alla sottile spaccatura che si era creata. Offrì una sigaretta anche a lei.

«No, ho le mie.»

Uscirono in balcone a fumare, in quell'alba tardiva. Il cielo era ancora oscurato dagli ultimi residui di notte.




Yousef era appoggiato con i gomiti alla ringhiera e guardava verso l'orizzonte di palazzi tra un tiro e l'altro, tranquillo come Matilde non l'aveva mai visto. Era come se i suoi pensieri si fossero rarefatti nel fumo che fuoriusciva dalla sua bocca. Li stava lasciando andare, al momento, godendosi quell'attimo di pace. Ma fu comunque lui a rompere il silenzio.

«Una famiglia felice?»

Matilde ebbe un tuffo al cuore. Fece finta di non aver capito. «Cosa?»

«Hai detto così a Francesco. Che potevate essere una famiglia felice.»

Lei non rispose.

Lo sapeva, che Yousef aveva sentito la fine di quel messaggio, ma aveva sperato lo stesso che non si soffermasse su quel punto in particolare. Poteva gestire un suo sfogo di rabbia, ma non una conversazione incentrata su tutto ciò che aveva perso oltre a Francesco. Neanche con sua madre e sua sorella ne aveva più parlato. Aveva sentito per un anno e mezzo la necessità di accantonare tutto. Di renderlo un segreto. La sentiva tuttora.

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