IV.

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Note d'autrice: sono tornata! Spero stiate trascorrendo una bella estate 😊
Sono curiosissima di sapere cosa pensate della storia e di questo capitolo, adoro i vostri commenti!
Buona lettura ❤




IV.



Sulla strada i lampioni rendevano tutto ciò che rientrava nel loro fascio di luce di un colore arancione smorto e polveroso.

La Punto di Matilde era poco più di un rumorio nel silenzio delle quattro del mattino.

Era ancora buio.

Lorenzo era tornato in macchina di Carmine. Katia sedeva accanto a Matilde, Yousef dietro di loro, con un braccio appoggiato distrattamente sul sedile di Katia. Guardava la guidatrice di sottecchi, e lei ricambiò lo sguardo nello specchietto retrovisore più di una volta.

Imboccarono la tangenziale, Matilde sfiorò i cento chilometri all'ora, Katia parlava della serata appena trascorsa e solo Yousef le rispondeva. Per esempio: «Ha detto Sara che due stavano scopando nel bagno, cioè, ma che schifo dico io... là dentro come minimo ti prendi l'ebola» e «Di sicuro l'ebola è l'ultima cosa a cui pensi in quel momento», con una risata semidivertita.

Yousef si immaginò come avrebbe reagito Sara, migliore amica di Clarissa, se i due ragazzi nel bagno fossero stati lui e Matilde, quando già per un bacio gli era sembrata abbastanza infastidita. Era a questo che puntava. Infastidirla, turbarla, e goderne.

Era rimasto così soddisfatto della sua reazione sulla pista, quella notte, che adesso non aveva nemmeno più sonno. Ripensava e ripensava agli occhi di Clarissa velati di un sentimento terribile e senza nome, al modo in cui Matilde l'aveva trascinato e baciato e assecondato, esponendosi con lui nella mischia. Chiunque in quella discoteca era stato spettatore del loro rancore. Sulle sue labbra la soddisfazione viveva ancora.

Guardò di nuovo Matilde, soffermandosi sul suo profilo levigato nel marmo. Aveva gli occhi fissi sulla strada adesso, le mani appoggiate elegantemente sul volante.

Dove mi stai conducendo?

Yousef sapeva che Katia li aveva visti baciarsi, e non era la sola nel gruppo, ma stava facendo commenti su tutto meno che su quello. Qualcosa glielo impediva.

Quando Matilde prese l'uscita del Vomero, però, la ragazza non poté impedirsi una domanda: «Ma non è meglio se accompagni prima Yousef a Capodimonte?»

E in effetti lui si stava chiedendo la stessa cosa. Stava facendo la strada di casa.

Matilde continuò a guardare dritto davanti a sé. «No, Yousef dorme da me» rispose con tranquillità.

Yousef si ritrovò a sorridere.

Matilde Navarra stava scegliendo di essere sua alleata, allora. Stava scegliendo di amarlo per finta.

«Già» ribatté lui, accarezzandole una spalla con i polpastrelli. La vide, nello specchietto, piegare a sua volta verso l'alto le labbra colorate da un rossetto ormai sbiadito. Non era un vero e proprio sorriso, ma un'espressione compiaciuta, complice.

Katia li fissava senza capire, colta in contropiede, con la bocca socchiusa per dire qualcosa che non venne detta. Nessuno, lei compresa, aveva visto la nascita di quell'intimità improvvisa. Probabilmente l'indomani si sarebbe lamentata con Matilde di non avergliene parlato prima.

Ma del resto lei era così impenetrabile. Era impossibile capire cosa celasse il suo sguardo d'occhi nocciola, lunghe ciglia, eyeliner appuntito.

Mistero dopo mistero.

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