XXIII.

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Note d'autrice: mi dispiace per gli aggiornamenti un po' scostanti, ma è un periodo particolare e vorrei dedicare agli ultimi capitoli la giusta attenzione, visto che ci avviciniamo alla fine (dovrei arrivare al capitolo 28 o 29, vedrò a breve come gestirli 😂). Perciò, prossimo aggiornamento tra due settimane.
Intanto, buona lettura ❤ Spero che l'immagine a metà capitolo sia leggibile, non riuscivo a renderla graficamente decente con la formattazione di Wattpad.




XXIII.



Yousef non aveva voluto conoscere il giorno della laurea di Clarissa. Non aveva partecipato al regalo, non si era informato sulla sede dell'università in cui si sarebbe tenuta la seduta né su come avrebbe festeggiato. Da un lato, era curiosissimo di saperlo. Dall'altro, voleva stare il più possibile lontano da lei.

Ma fu Clarissa a venire da lui, in qualche modo.

Un giorno di inizio ottobre la vide nel cortile di palazzo Santa Maria Porta Coeli con una corona d'alloro sulla testa e la tesi rilegata di blu stretta in una mano, mentre con l'altra si appoggiava a una stampella.

Lui era nella biblioteca al piano terra, affacciato a una delle finestre che davano sul cortile. Non doveva neanche essere lì quel giorno. Ci era andato solo per provare a concentrarsi con lo studio, ma era finito con il fumare mezzo pacchetto di sigarette tra una pausa e l'altra, i libri dimenticati su una delle scrivanie. Si spostò un po' di lato, per non farsi notare.

Non c'era solo lei. C'erano Francesco, Carmine, Katia, Sara e tutti gli altri, eccetto Matilde. La accerchiavano, insieme ad alcuni dei suoi parenti e a due o tre amici dell'università di cui conosceva solo la faccia. Sara le stava facendo delle foto, suggerendole diverse pose. Lei la assecondava volentieri e giocosamente, radiosa come non la vedeva da tempo. Indossava un completo azzurro confetto, con la giacca aperta su una semplice camicia bianca e i pantaloni a sigaretta. Portava delle scarpe basse, perché non poteva sopportare i tacchi con il dolore all'anca. Ma era comunque bellissima. In quel momento consegnò la tesi a sua madre e si fece passare la bottiglia di spumante, che stappò tra gli applausi generali. Altri laureati stavano festeggiando in cortile, e quello spazio era tutto brindisi, vassoi di paste e coriandoli.

Yousef avvertì l'amarezza scivolargli in gola.

Era triste che lui non avesse potuto starle accanto in un giorno così importante. Era triste che al posto suo ci fosse Francesco e che lui si stesse nascondendo così per la vergogna.

Ma più di ogni cosa, lo turbava il pensiero della propria laurea. E non perché l'aveva rimandata per l'ennesima volta, ma perché, anche se quel giorno fosse arrivato a breve, sapeva che non ci sarebbe stato nessuno a festeggiare con lui. Né i suoi genitori, né Clarissa, né i suoi amici. Probabilmente nemmeno Matilde, ora che si stava allontanando da lei.

Ecco la principale differenza tra lui e Clarissa. Erano entrambi risorti da una quasi-morte. Clarissa era rinata come una fenice, mentre lui era diventato uno zombie. E aveva divorato tutte le persone intorno a sé.

Lei si meritava tutto quell'affetto.

Lui no.

A un certo punto, Clarissa si accorse di lui. Fu l'unica. Yousef pensò che sarebbe stato meglio scomparire, ma le sorrise comunque e le fece un silenzioso inchino scherzoso. Lei sorrise di rimando. Lui però non uscì dalla biblioteca.

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