XVII.

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Note d'autrice: sono tornata! Di lunedì, perché i prossimi aggiornamenti cadranno sempre di lunedì (ho notato che tutti i mercoledì di dicembre sarei stata assente per un motivo o per un altro). Oggi c'è un bel cambio di prospettiva, in tutti i sensi.
Spero vi piaccia ❤
Buona lettura!




XVII.



Quando Francesco rientrò nella propria stanza dopo la colazione, Clarissa si era svegliata.

«Ehi, buongiorno» le disse lui con un sorriso. Si appoggiò con un ginocchio al materasso e si abbassò a baciarla. Lei sorrise di rimando. Se ne stava con la schiena appoggiata al muro e le gambe ancora distese, sotto un lenzuolo leggero.

«Sono già le nove e mezza, perché non mi hai chiamata prima?»

«Oggi non abbiamo fretta, no?»

«Ma è l'ultimo giorno...» protestò brevemente lei, prima di essere travolta da un altro bacio, e di mettersi a ridere. «Ok, ho capito» sospirò, prendendo il volto di Francesco tra le mani. Gli accarezzò la mandibola appuntita e sfiorò il suo naso con il proprio.

Lui si sedette definitivamente accanto a lei. «Allora, cosa vuoi fare oggi?» Il tono era allegro, determinato, coinvolgente. Le piaceva da morire questo lato di lui. La faceva sentire serena, le dava sostegno quando faticava a trovare la forza per cominciare una nuova giornata.

«Mmh... in realtà non so, dopo aver camminato tutto ieri ho la gamba sinistra a pezzi.»

Non poteva tenerglielo nascosto. Quella mattina si sarebbe volentieri staccata il busto da tutto il resto del corpo. Il trapano di dolore che dall'anca arrivava fino al ginocchio, e che vorticava su se stesso quando azzardava dei movimenti più bruschi, sembrava essersi risvegliato dopo l'abbondante dose di antidolorifici del giorno prima. Almeno era riuscita a dormire.

«Hai ragione. Allora andiamo a mare con gli altri?» tentò lui, senza perdere il proprio sorriso carezzevole, che gli faceva spuntare due fossette sulle guance.

«D'accordo.»

Francesco le scostò i riccioli dal volto portandoglieli dietro le orecchie. Si rilassava tantissimo quando qualcuno le toccava i capelli, e lui aveva delle mani così delicate, con le dita lunghe e i palmi lisci, che profumavano sempre di sapone. Aveva delle mani molto diverse da Yousef.

Subito, si rimproverò per il paragone che si era spontaneamente insinuato nella sua testa. Vedere Yousef tutti i giorni le stava facendo male.

«Comunque nessuno ha capito che ha combinato Matilde ieri sera» commentò lui. «A quanto pare si è buttata a mare all'improvviso, con tutti i vestiti.» 

Clarissa sospirò. Francesco di certo non la aiutava a togliersi lei e Yousef dalla testa. «Momento di follia?»

«Non è da lei.» Fece una breve pausa. «Così come quel vestito. È quello che ha comprato con te, vero?»

«Sì.»

«Certo che sei stata brava a irretirla. Non mi aspettavo che sareste diventate amiche così presto. Forse potresti chiederle tu stessa cosa le è passato per la testa ieri sera.»

«Beh, amiche ora... non esageriamo. Si sta fidando un po' di me. Era a quello che puntavamo.»

Francesco, da seduto, si stese con un tonfo sordo sul materasso accanto a lei, lasciando però le gambe sporgere oltre il bordo. Guardò il soffitto. «Dubito ti dirà la verità solo per questo, comunque.»

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