CAPITOLO 3

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Jungkook's Pov

Ok, lo ammetto, mi sono comportato da vero stronzo. Shin stava solo cercando di conoscermi meglio e io l'ho trattata una merda. Quando la sento sbattere la porta, decido di prendere i piatti e metterli nella lavastoviglie per poi salire al piano di sopra. Cosa le avrei potuto dire? Non sono mai stato bravo a chiedere scusa e tanto meno ad implorare una persona, ma lei mi stava per far fare tutte e due le cose in meno di mezz'ora.

«Shin... Sono jungkook, ti prego apri» le dico bussando ripetutamente alla porta.

«No! Ho ricevuto il tuo messaggio forte e chiaro, non ti romperò più le palle»

«Dai Shin non fare la bambina, apri» a quelle parole vedo la maniglia abbassarsi, rivelando un visino dolce rigato dalle lacrime. Merda, l'avevo fatta piangere. Complimenti, mister cazzone!

«Posso entrare?»

«Se proprio devi» mi dice per poi accomodarsi sul letto.
«Parla»

«Mi dispiace di aver alzato la voce prima, non era mia intenzione, o meglio, lo era però non pensavo che te la prendessi così tanto»

«Scusa?»

«Beh si, secondo me la tua reazione è stata eccessiva. Non ti ho mica messo le mani addosso!»

«Senti, fammi il piacere di uscire e di non cercarmi fino a stasera!»

«Fa come ti pare» sbuffo ed esco dalla stanza. Non è un mio problema. Se vuole stare là dentro a piangersi addosso, che lo faccia pure. Ma chi l'ha detto che devo fargli da babysitter.
Vado in camera mia e mi siedo alla scrivania, iniziando a fare i compiti che mi hanno assegnato per domani. Non vedo l'ora che questo inferno finisca, anche se siamo solo ad ottobre. Senza rendermene conto, mi addormento sui libri ormai sfinito.

Shin's Pov

Sono le 20.00 e non vedo Jungkook dall'ora di pranzo. Chissà che starà facendo? No! Non mi deve interessare! Però...è tardi, forse è il caso che prepari la cena.
Scendo al piano inferiore e vado verso la cucina. Dopo venti minuti è tutto pronto, ma di lui nemmeno l'ombra. E se lo andassi a chiamare? In fin dei conti non può rimanere digiuno. Così mi avvio verso la sua camera e aprendo la porta, lo trovo praticamente morto sui libri. Si vede che è un ragazzo che ama lo studio. Lo smuovo un po' cercando di svegliarlo, ma niente. Ci provo per altri due minuti, poi mi rompo le palle e gli tiro uno scappellotto.

«Ahi! Ma sei impazzita percaso?!»

«No sono Shin. Ora muoviti e vieni giù che la cena è pronta» dico prima di andarmene.
Mi siedo a tavola e inizio a mangiare, due minuti dopo mi raggiunge anche il bell'addormentato.
Nessuno di noi spiccica parola, così dopo aver finito, mi alzo e sparecchio. Non ho intenzione di rimanere un minuto di più nella stessa stanza con un encefalitico del genere!

«Vado a domire» mi dice prima di salire su per  le scale. Sistemo le ultime cose e poi decido di salire anch'io. Apro l'armadio cercando un pigiama, ma l'unica cosa che trovo sono due magliette a maniche corte, molto probabilmente di Jungkook. Prendo quella nera dell'adidas e la indosso, è davvero molto grande infatti mi arriva poco sopra le ginocchia... Beh riesce a coprire il necessario, quindi andrà bene.
Però credo che sia il caso di fare un po' di compere, non avendo praticamente nulla da mettermi. Mi infilo sotto le coperte e con tutta la buona forza di volontà, cerco di prendere sonno. Proprio mentre stavo per chiudere gli occhi, sento bussare alla porta. Ma ora che vuole?

«Che c'è?» chiedo facendolo entrare.

«Tieni. Su questo foglio sono scritte le regole che dovrai seguire finché rimarrai qui» mi dice porgendomi il pezzo di carta.

«Si signore» rispondo per poi chiudergli la porta in faccia.
Che ragazzo insopportabile! Perché quelli più belli devono sempre essere anche quelli più imbecilli.
Ho davvero cercato di addormentarmi, ma non appena ho toccato letto ha iniziato a piovere fortissimo. Ormai sono già dieci minuti che va avanti questo temporale e io li odio! I fulmini e i tuoni mi spaventano a morte fin da piccola, infatti tutte le volte andavo nella camera di mamma e papà e stavo con loro. Mi tranquillizzavano dicendomi che sarebbe andato tutto bene e che non dovevo avere paura di nulla, perché ci sarebbero stati sempre loro a proteggermi, ma ora non era più così. Ora loro non ci sono più e io sono rimasta sola. Al quarto tuono salto dal letto terrorizzata e corro fuori dalla stanza. Mi avvicino alla porta della camera di Jungkook e mettendo da parte il mio stupido orgoglio busso.

«Entra» mi dice e così obbedisco.
«Che ti serve?» continua. È sdraiato sul letto a petto nudo, almeno ha i pantaloni. Dio che fisico! Gli addominali ben scolpiti lo fanno sembrare ancora più duro, deve fare sicuramente molta palestra.

«P-posso r-rimanere qui?»

«Cosa? Perché?» mi chiede con un sorrisetto... malizioso?

«Ho paura dei tuoni e non riesco a dormire da sola» dico tutto d'un fiato.
Mi scruta attentamente e poi mi fa cenno di stendermi accanto a lui.
Mi avvicino lentamente al letto e una volta sotto le coperte, mi giro dandogli le spalle. Non voglio assolutamente guardarlo negli occhi, mi sento fin troppo a disagio in questo momento.
Improvvisamente sento un braccio cingermi la vita e il mio cuore comincia a battere all'impazzata. Non sono per niente abituata a queste tipo di vicinanze con un ragazzo, non essendo mai stata fidanzata.

«Ti stanno bene i miei vestiti» mi sussurra all'orecchio stringendomi ancora di più a se. Oh merda! N-non può essere quello che sto pensando...

«Jungkook!» lo rimprovero.

«Che c'è? Non è colpa mia se il mio amichetto ha deciso di svegliarsi proprio ora» risponde ridendo.

«Sei un idiota». Dopo poco ci addormentiamo tutti e due, l'uno nelle braccia dell'altro.

RUNNING AWAY || Jeon Jungkook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora