BOREDOM

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Alsha se ne stava da ore in camera da letto in piedi di fronte all'armadio, a fissare quell'orrendo vestito che gli era stato imposto di mettere al ricevimento quella sera.

Trattandosi dell'amante del re del regno di Atlantide  la regola voleva che indossasse qualcosa che lo facesse sembrare una creatura androgina pura e innocente, una bambola che il re avrebbe tenuto sulle ginocchia tutto il tempo del ricevimento vantandosi con gli altri invitati  di quanto fosse bella.
Lui doveva  interpretare ancora quella parte...sentire le mani del re  sulla sua figura esile, sulla sua pelle diafana e liscia, sui suoi capelli...
sfoggiare tutta sera una espressione pura e sensuale, struscicarsi sul re con fare felino  come un gatto in calore...

Un gatto in calore...ecco a cosa doveva assomigliare secondo il re,del resto ormai era bravo a simulare di essere un gatto...aveva persino imparato a emettere strani gemiti simili a fusa...

Perso nei suoi pensieri il ragazzo sobbalzò quando bussarono alla porta della sua camera da letto " avanti.." disse con poca convinzione, una cameriera apparve silenziosa e composta alle sue spalle.

"Signorino, è ora di prepararsi per la festa!" annunciò la donna con voce squillante battendo le mani, Alsha a malincuore strappò  i vestiti dalle mani della cameriera e andò dietro un paravento a cambiarsi.

Dopo due minuti si ripresentò davanti alla donna indossando l'odiato completo e  si sedette al tavolino con lo specchio mentre la cameriera provvedeva a sistemargli i capelli e aiutarlo ad infilare i gioielli.

Mente le mani della donna scorrevano esperte tra le ciocche il ragazzo aveva chiuso gli occhi, delle lacrime silenziose gli rigavano le guance. Le sue esili spalle scosse dai singulti

Era il quarto ricevimento a cui partecipava quella settimana...il quarto ricevimento in cui era costretto a stare tutta sera teatralmente avvinghiato al sovrano mentre quello parlava e si vantava con gli ospiti, di tanto in tanto gli faceva scorrere le mani sulla schiena o più in basso. Odiava tutta questa messa in scena. odiava il modo in cui veniva trattato dal re, non che venisse trattato male, solo che non sopportava l'idea di essere considerato alla stregua di un animale da compagnia.

Non piangete per favore...
Rovinerete i vostri splendidi occhi...

Alsha non si era accorto di avere iniziato veramente a piangere, la cameriera posò la spazzola e gli asciugò le lacrime con il pollice, in un gesto che aveva molto di materno.

Vi prometto che oggi non succederà niente di strano...solo il re vi toccherà... promesso...nessuno...
Le parole della donna agitarono ancora di più il ragazzo, le lacrime iniziarono a scendere più  copiose e il nodo in gola gli si sciolse violentemente.
Prima di riuscire a rendersene conto 
Si ritrovò abbracciato alla donna, a piangere disperatamente, i suoi gemiti sconsolati e sempre piu forti sciolsero la compostezza della cameriera che, inizialmente palesemente in imbarazzo poi  lo strinse a sé carezzandogli i capelli come avrebbe fatto se fosse stato suo figlio.

Alsha si senti rimcuorato da quel contatto e diede sfogo a tutto il suo dolore, urlando fino a che la gola non inizio a fargli male soffocando i gemiti sulla spalla della donna.

Dopo aver pianto per un' ora il ragazzo si sentiva svuotato...la testa pesante che pulsava, la mente sgombra e un sonno terribile..

Si sentiva meglio.

Ormai era finito il tempo per piangere e apparire fragile, ora doveva immedesimarsi nell' amante del re, nel suo più sensuale e invidiabile "giocattolo"preferito.

Davanti al portone della sala dove si teneva la festa sospirò e spinse il doppio battente riccamente decorato ed entrò.

La sala luminosissima era tutta trasparente e lasciava intravedere le creature che abitavano il regno di Atlantide,  il pavimento decorato a mosaico con pesci e scene di lotta tra tritoni, riluceva alla luce delle torce appese a braceri alle pareti.

Quando entrò nella stanza tutti  smisero di parlare e si girarono a vederlo passare  in silenzio, udi anche qualche bisbiglio poco pulito su come fosse poco vestito e sulla sua posizione di amante del re, era abituato a quel tipo di chiacchere, non le ascolto nemmeno...forse in fin dei conti gli invitati avevano ragione a parlare di lui in quel modo...

Il re lo aspettava  seduto placidamente sul trono riccamente        decorato in argento. Era un uomo sulla sessantina con una lunga barba bianca, gli occhi saggi seguirono attentamente tutti i suoi movimenti quando con eleganza fece scivolare la leggera stola che indossava per terra, mostrando la quantità assurda di gioielli che indossava.

Le guardie accanto al trono invece non lo degnarono di uno sguardo,sebbene neanche loro erano immuni al suo fascino...lo sapeva, sapeva che nonostante la loro espressione impassibile stavano divorando con lo sguardo ogni centimetro di pelle visibile e non visibile, ma nonostante ciò le guardie  rimasero in piedi inperterrite maestosamente appoggiate alle loro spade, avevano il corpo di uomo e la testa di pesce, lo sguardo fiero e intelligente puntato sugli invitati, ogni  sorta di creatura umanoide e non, venuta fin dai più remoti confini del regno di Atlantide.

Arrivato davanti al re, Alsha si mise agilmente seduto su uno sgabello al lato del trono, con le gambe elegantemente unite da una parte e la schiena sinuosamente piegata da un lato, in una posa da sirena spiaggiata.

Vedendo che tutto era pronto il re si alzò dal trono e salutò i presenti con un discorso di benvenuto, la sua voce autoritaria e potente risuonò in tutta la sala.
Terminato il discorso si sedette sul trono.

Si inizia Pensò Alsha


Nota: durante questa festa Alsha indossa diversi gioielli, non ho inserito la descrizione perché mi piacerebbe lasciare che ognuno sia libero di immaginarlo come vuole,
Anche perché a volte riportare a parole quello che ho in testa è estremamente difficile

Spero questo capitolo introduttivo e descrittivo vi sia piaciuto, vi prometto che dal prossimo le cose si faranno più  interessanti.

My own body, my own destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora