Capitolo 1

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Mi alzai dal marciapiede. Ero stata lì fin troppo.

Decisi di prendere una strada più corta per tornare. Essa passava sul fiume, quindi aveva anche una bella vista. 

Arrivai sul ponte. Vicino al fiume c'era un campo da calcio. Non avevo mai visto nessuno giocare a calcio in un campo vero, prima d'ora, e non ci avevo mai giocato. 

In quel momento c'era un ragazzo, capelli castani con una fascia arancione, che giocava in porta, insieme a un gruppetto di bambini con la divisa della scuola elementare. 

Mi fermai di colpo al vedere i sorrisi dei bambini e del ragazzo e con che passione si gettavano sul pallone. Era contagioso. 

"Wow..." pensai. 

Decisi di avvicinarmi un po' di più. Scesi dal ponte e arrivai alla scalinata che portava al campo. 

Osservai attentamente i movimenti dei bambini. Difendevano la palla come se fosse una cosa tremendamente importante per loro, un po' come la mia borsa del cibo per me. 

Ma era soprattutto il ragazzo in porta quello che incoraggiava gli altri a giocare in questo modo. Sembravano tutti divertirsi un mondo. 

Fu questione di un momento. Dopo aver parato la palla, immagino che per qualche secondo non dovette concentrarsi sul campo e, perciò, mi notò. 

Abbassai lo sguardo, facendo finta di nulla.

Subito dopo, sentii la sua voce. «Ehi, tu! Che ne dici di venire a giocare? È divertente!».

Alzai di nuovo lo sguardo per guardarlo. Mi sorrideva. 

"Non sembra abbia capito chi sono..." pensai. Ma decisi di andare lo stesso. 

Scesi la scalinata a passo svelto, poi mi incamminai verso di lui. 

Da vicino, notai che aveva il sorriso più luminoso che avessi mai visto. 

«Ti piace il calcio?» mi chiese. 

Mi guardava con sguardo curioso. "No, ancora non ha capito."

Quando mi girai verso i bambini, idem. Neanche loro capivano di che rango della società facessi parte. 

"Beh, cosa ho da perdere." pensai. 

Scossi la testa. «Non ho mai giocato a calcio.» dissi. 

Il ragazzo sorrise. «Ehi, c'è sempre una prima volta! Ti va di provare?»

Alzai le spalle.

«Bene! Comunque, io mi chiamo Mark Evans. Tu sei?»

«Katsumi Beacons.» dissi semplicemente. 

«Bene, Katsumi! Vediamo di che pasta sei fatta!». 

I bambini ricominciarono a passarsi la palla o a cercare di prenderla. Rimasi lì, impalata, insicura sul da farsi. 

«Katsumi! Cerca di prendere la palla!» urlò Mark da dietro di me. 

Gettai uno sguardo oltre le mie spalle; mi alzò il pollice e sorrise. 

Sorrisi leggermente a mia volta. Quel ragazzo aveva un carisma invidiabile. 

Mi misi a correre per raggiungere la palla. Ricordai prima, quando avevo visto i bambini giocare e mi avevano ricordato me con la mia borsa del cibo. 

"Forse se immagino quella al posto della palla, riuscirò a fare qualcosa..." pensai. 

Mi concentrai, e quasi riuscii a visualizzare uno dei teppisti di strada del giorno prima al posto del bambino, e il fucsia della mia borsa del cibo sul pallone. 

My Love [Byron Love] -SOSPESA-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora