Capitolo 3

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Il giorno dopo fu Nathan a svegliarmi. 

«Ehi, Katsumi! Sveglia, è ora.» mi disse, scuotendomi. 

Aprii gli occhi, a fatica. Il letto era davvero comodo, molto più comodo di quello dell'orfanotrofio, non avevo mai dormito così bene. 

«Ok...» mormorai. Mi alzai lentamente e mi diressi in bagno con in mano la divisa della scuola. 

Non avevo mai portato la gonna. Mi lavai, poi me la misi. 

Quando mi guardai allo specchio, quasi sembravo un'altra persona. L'uniforme mi stava molto bene, e con le gambe scoperte così mi sentivo più libera. 

Mi precipitai di sotto e mangiai con Nathan. Per colazione c'erano i pancake. 

Li divorai avidamente. Nathan ridacchiò al vedermi così affamata. 

«Wow, avevi davvero fame.» mi disse, una volta che li ebbi finiti. 

«Non avevo mai mangiato dei pancake prima d'ora... Erano davvero buoni.» dissi, come se fosse una scusa. 

«Sì, non preoccuparti, non te ne faccio mica una colpa.» mi disse. Sorrisi. 

Dopo aver preso le nostre borse, ci incamminammo verso la scuola. 

«La Raimon è una buona scuola?» chiesi a Nathan. 

Annuì. «Vedrai che ti troverai bene. Ti metteranno in classe mia, così potrai ambientarti.»

«Meno male.» dissi. Per il poco in cui ci ero stata, la scuola all'orfanotrofio non era male, ma alcuni professori erano davvero noiosi. 

Il massimo a cui ero arrivata in fatto di educazione era la quarta elementare. Poi ero scappata dall'orfanotrofio in cui stavo. 

Lo dissi a Nathan. Lui mi guardò, stupito. 

«Sei scappata da un orfanotrofio?» 

Io annuii. «Non era un orfanotrofio, sembrava una prigione. Non ci facevano uscire, il cibo che ci davano era quasi sempre scaduto e ci trattavano come cani randagi.»

«Oh, mi dispiace...» mi disse. Guardando la sua espressione capii che era dispiaciuto per davvero. 

Non mi era mai capitato prima. 

Sorrisi. «Non importa. Comunque era per quello che vivevo per strada.»

Mi sorrise a sua volta. «Farò in modo che tu non soffra mai più come hai sofferto fino ad ora, Katsumi. Te lo prometto.» mi disse. 

A quelle parole mi si scaldò il cuore. Sentii quasi le lacrime agli occhi. «Grazie infinite, Nathan.» 

Ridacchiò. «Non importa.» disse, esattamente come me qualche secondo prima. 

Ridemmo insieme. 

Arrivammo a scuola. Salii con Nathan fino alla nostra classe, poi mi sedetti accanto a lui. 

Le lezioni non erano così noiose, ma il tempo sembrava non passarmi mai. Non vedevo l'ora di giocare a calcio. 

Volevo sentire ancora quella bruciante sensazione. 

Quando finalmente la campanella suonò, io e Nathan ci precipitammo al club di calcio.

Nathan mi fece cenno di aprire la porta. 

«Su, non avere paura.» mi disse, sorridendo. 

Ricambiai il sorriso e feci come mi aveva detto. 

Undici paia di occhi si fissarono su noi due. 

Individuai subito Mark. Era in piedi, davanti a una lavagna, e mi guardava con espressione sbalordita. 

My Love [Byron Love] -SOSPESA-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora