Il giorno seguente, dopo gli allenamenti, Nathan mi chiese se potevamo fermarci un secondo al campo al fiume, per giocare un po' solo noi due.
«Stai ancora pensando al club di atletica, vero?» gli dissi, quando mi propose di farlo.
Lui rise. «Già. Mi capisci al volo, eh?» ammise. «Voglio accertarmi di una cosa. Voglio capire seriamente quanto sia importante il calcio per me.» mi spiegò poi.
Annuii. «Bene, allora. Andiamo?»
Quando arrivammo al campo al fiume, cominciammo a giocare. Provammo a dribblarci fra di noi, e notai che riuscivo spesso ad avere la meglio.
«Sei migliorata.» mi disse, a un tratto.
Annuii, gettandomi sulla palla.
«Nathan!» sentimmo a un tratto.
Mi girai in direzione della voce e vidi che a urlare era stato Miles, il ragazzino dell'altra volta.
Mi voltai verso Nathan. «Vi lascio un momento.» dissi, per poi dirigermi verso la panchina.
I due si sedettero in riva al fiume. A un certo punto vidi Miles alzarsi e, con espressione agitata, dire qualcosa a mio fratello, che però non si scompose.
Sospirai. Non ero sicura che Nathan avrebbe scelto il calcio dopo tutto, e dovevo ammettere che un po' mi preoccupava dover giocare senza di lui, nonostante avessi ormai tutta la squadra a sostenermi.
Però non volevo mollare il calcio solo per questo. Non mi ero mai sentita così soddisfatta di quello che facevo prima di iniziare a giocare, ed ora non potevo lasciar andare tutto.
Mi riscossi dai miei pensieri al vedere Miles passarmi accanto. Mi voltai allora verso il fiume e vidi che Nathan era ancora lì seduto.
Mi alzai e lo raggiunsi, poi mi sedetti silenziosamente accanto a lui.
«Tiene a te, mh?» mormorai dopo qualche secondo di silenzio.
Nathan fece una risatina. «Scommetto che diventerà una stella dell'atletica.» commentò.
Poi si girò a guardarmi. «Posso farti una domanda, Kat?»
Annuii, giocherellando con un filo d'erba.
Lo sentii sospirare accanto a me. «Se io smettessi di giocare a calcio, smetteresti anche tu?»
Ridacchiai. «È quello a cui stavo pensando prima.» mormorai, attorcigliando il filo d'erba attorno al mio dito e strappandolo.
«Davvero?» fece lui sorridendo. «Allora sai come rispondere.»
Scossi la testa. «No, non smetterei di giocare.» risposi. «Ora però mi devi dire cosa hai deciso tu.»
Nathan fece uno sbuffo d'aria, come se stesse trattenendo una risata. «Neanch'io voglio smettere. Volevo solo vedere se la tua passione per il calcio era quanto la mia.» confessò.
Gli diedi un finto pugno sul braccio, ridacchiando. «Ehi, non è giusto!» protestai.
Rise anche lui, alzandosi da terra e porgendomi la mano. «Su, andiamo a casa. Ci staranno dando per dispersi.»
Annuii, prendendogli la mano.
~
La prima partita del Football Frontier andò alla grande. Vincemmo due a uno e Nathan fu il fulcro della maggior parte delle nostre azioni.
Ancora una volta, però, io non fui molto d'aiuto. Per quanto le partite fossero coinvolgenti e mi sentissi felice della vittoria, non ero totalmente soddisfatta. Volevo anche io segnare, volevo anche io sentire i miei compagni esultare grazie a me.
I giorni seguenti, perciò, mi allenai al fine di migliorare, per affinare una nuova tecnica. Ancora non l'avevo bene in mente, però volevo provarci.
Fu in quei giorni che ci arrivò la notizia. La Royal Academy era stata sconfitta da un'altra squadra, una di cui non si era mai sentito parlare prima e caratterizzata da un gioco violento e aggressivo.
La Zeus Jr. High.
Rimanemmo tutti interdetti. Speravamo di poterci confrontare di nuovo con la Royal, dopo la grande partita che avevamo giocato con loro, e il fatto che questa scuola sconosciuta avesse una squadra in grado di sconfiggere la Royal non era una cosa da poco.
Nonostante ciò, decisi di non darmi per vinta. In fondo, alla scorsa partita contro la Royal avevamo già vinto, quindi se la barra si fosse alzata avremmo dovuto solo allenarci e migliorare.
Ancora non potevo capire quando il gioco della Zeus fosse sporco.
Allenandomi, Mark mi fece notare che i movimenti che facevo quando dribblavo si stavano affinando.
Fino a quel momento, avevo continuato a inciampare nei miei piedi e la palla mi sfuggiva molto spesso, costringendomi a correre per recuperarla. Con alcuni avversari funzionava, ma con giocatori come Nathan che erano veloci quanto me la situazione era più complicata.
Perciò Mark mi chiese di concentrarmi sul dribbling.
Ci rimasi un po' male. Il mio desiderio era segnare un gol, tirare con tutte le mie forze e far arrivare quella palla in rete, scontrandomi faccia a faccia con il portiere avversario. Era la cosa che fino a quel punto mi aveva dato più soddisfazione.
Vedendomi giù, anche Axel provò a tirarmi su.
«Per quanto io sia il capocannoniere della squadra, e quindi può suonare falso detto da me, ti posso assicurare che la soddisfazione e il divertimento del calcio non derivano solo dai tiri in porta.» mi disse. «Poi tu, a differenza di molti, hai già la maggior parte dei movimenti giusti. Ti serve solo più controllo della palla, e scommetto che riuscirai a vedere più chiaramente quanto è soddisfacente superare l'avversario.» concluse, sorridendomi.
Sospirai. «Va bene, dai. Insomma, non costa nulla provare.» ammisi. Certo, Axel mi aveva convinto un po', ma restava ancora un pizzico di dubbi.
Mentre tornavamo a casa, quella sera, dopo un lungo allenamento sul controllo di palla, pensai veramente a quale ruolo volevo assumere in campo.
Avevo sempre fatto l'attaccante, perché Mark mi aveva assegnato lì e avevo l'Impulso Cremisi. Inoltre, segnare mi faceva sentire bene, quindi non avevo mai chiesto di cambiarmi di ruolo.
Di solito, però, non andavo al dribbling e al confronto diretto troppo spesso. Mi passavano la palla verso la fine e sfruttavo la mia velocità per superare tutti e segnare. Probabilmente proprio perché non avevo un buon controllo di palla, e quindi era rischioso per me dribblare.
Se imparassi effettivamente a dribblare, pensai, avrei molte più possibilità di attacco. Forse mi aiuterà a sbloccarmi e, eventualmente, a perfezionare quella nuova tecnica che tanto agognavo.
Sorrisi tra me e me. «Ehi, a che pensi?» mi chiese Nathan, accanto a me.
«Al calcio.» risposi io, ridacchiando.
«Ah.» fece. «Ti capisco.» commentò, ridendo a sua volta.
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My Love [Byron Love] -SOSPESA-
FanfictionKatsumi è una ragazza di strada, un'orfana che per la maggior parte della sua vita ha vissuto tra la vita e la morte, rubando denaro alle persone per strada per mantenersi. Ma, un giorno, scopre il calcio. Ed è proprio grazie al calcio che la sua vi...