Capitolo 10

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Appena entrata, intravidi Veronica che parlava con delle inservienti.

Feci segno a Nathan di seguirmi e mi avvicinai a lei.

Come mi vide, il suo volto venne illuminato da un sorriso. «Katsumi! Come stai?» mi chiese, raggiungendomi.

«Bene, grazie, Veronica.» dissi. Poi mi girai verso Nathan.

«Nathan, questa è Veronica. Si occupa delle adozioni qui all'orfanotrofio. Mi è stata molto vicina quando ero qui.»

Veronica gli porse la mano. «Tu devi essere il fratello, eh? Piacere.» gli disse.

Nathan sorrise e le strinse la mano. «Sì, piacere mio.»

«Allora? Perché siete qui, ragazzi?» ci chiese.

«Veronica, quando sono venuta qui, per caso ti sono arrivati documenti riguardo al mio passato?» chiedi.

Veronica scosse la testa, mordendosi il labbro. «Temo di no. Era passato molto tempo, perciò non siamo riusciti a recuperare nulla. Può essere che all'orfanotrofio di quando eri piccola avessero addirittura distrutto i tuoi documenti dopo la tua scomparsa... Perciò non ho niente che possa fare al caso vostro.»

Nathan annuì. «Grazie lo stesso, Veronica.» disse.

«Mi dispiace ancora.» ci disse Veronica, dopo averci accompagnato all'entrata.

La salutai con un cenno della mano. Mentre tornavamo a casa, ero delusa.

«Mi dispiace, Kat.» mi disse Nathan, sospirando.

«Pensi che un giorno sognerò qualche altro dettaglio?» mormorai io, speranzosa.

«Può essere. Non dobbiamo buttarci giù.»

Sorrisi. «Hai ragione. E poi, ora, andando a scuola, giocando a calcio e vivendo in famiglia, sto bene. Non devo lasciare che questi sogni rovinino il mio umore!» dissi.

Nathan annuì. «Questo è lo spirito giusto!» esclamò, ridendo.

Quel pomeriggio avevamo gli allenamenti.

Mentre facevamo stretching, notammo che c'era la folla sul ponte.

«Ma chi sono quelli?» chiesi, curiosa.

«Devono essere i nostri fan, ragazzi!» esclamò Tod, entusiasta.

Aggrottai le sopracciglia. Le persone sul ponte eravo vestite in giacca e cravatta e ci riprendevano con telecamere all'avanguardia.

«Ne sei proprio sicuro?» mormorai, dubbiosa.

In quel momento, Nelly accorse da noi. «Quelli non sono fan, sono spie delle altre squadre!» esclamò.

«Spie delle altre squadre?» ripeté Mark, incredulo.

«Esattamente.» intervenne Axel. «Sono spie mandate dalle altre squadre per studiarci. In fondo, la Raimon è un squadra relativamente nuova, ed è strano che abbia vinto la prima partita del Football Frontier. È naturale che vogliano capire i nostri segreti.» ci spiegò.

«E quindi che dovremmo fare?» chiese Sam, confuso.

«Vi proibisco di allenarvi nelle supertecniche!» ordinò Nelly.

«Cosa?! Ma non possiamo non allenarci nelle supertecniche!» esclamò Jack.

«Avanti, ragazzi, non facciamone una tragedia! In fondo il calcio non è fatto solo di quelle.» disse Axel.

«Esatto, ragazzi! Nel calcio ci sono anche il dribbling, i passaggi... Un sacco di altre cose su cui dobbiamo rinforzarci!» ci esortò Mark.

Così, cominciammo ad allenarci senza usare le supertecniche. Facemmo corse intorno al campo, ci allenammo sul dribbling, sul controllo di palla. Notai che più mi esercitavo, più i miei movimenti erano precisi e sicuri.

La mia strategia per dribblare, però, non funzionava. Certo, superavo l'avversario, ma la palla mi sfuggiva sempre. C'era qualcosa che non andava.

In compenso, correvo come un fulmine. Mi piaceva rincorrere il pallone e arrivarci prima di tutti.

A un tratto, la nostra attenzione venne catturata da un grosso camion che si fermò sulla strada per il campo. Le pareti del camion si alzarono e rivelarono degli strani monitor.

Ai monitor c'erano due ragazzi.

«Tutta 'sta roba solo per studiarci?» dissi, stupita.

Vidi Mark salire la scalinata che portava alla strada e poi parlare con i due ragazzi.

Quando scese, ci comunicò che erano i nostri prossimi avversari, quelli della Brainwashing Jr. High, e che aveva deciso di sfidarli.

«Cosa? E come facciamo? Non possiamo usare le supertecniche!» esclamò Tod.

«Non m'importa! Così impareranno a venire a fare gli sbruffoni!» ribatté Mark, stringendo i pugni.

Prima fu uno dei due della Brainwashing a tirare.

Rimanemmo tutti a bocca aperta quando lanciò la palla in aria e, saltando, cominciò a ruotare su se stesso.

Era il Tornado di Fuoco.

Mark provò a pararla, ma non ci riuscì.

«Ma quello era il Tornado di Fuoco!» esclamò Steve, indignato.

«Vai, Axel! Dobbiamo fargli vedere qual è il vero Tornado di Fuoco!» lo esortò Tim.

Axel si posizionò in campo, con sguardo concentrato.

Tirò col Tornado di Fuoco. Eravamo convinti che avrebbe segnato, invece il portiere la parò con facilità.

Rimanemmo tutti sconvolti. Non solo avevano replicato il Tornado di Fuoco, ma lo sapevano anche neutralizzare!

«Ve l'avevo detto. Abbiamo analizzato tutti i vostri dati, non avete più possibilità di vincere.» ci disse il portiere, che era il capitano della loro squadra. Poi i due lasciarono il campo.

Il morale della squadra era a terra.

«Ehi, ragazzi, cosa sono quei musi lunghi? Su, continuiamo ad allenarci, troveremo un modo per sconfiggerli!» ci esortò Mark.

Gli allenamenti continuarono, ma tutti pensavamo alla stessa cosa. Gli avversari conoscevano le nostre tecniche, e non ne avremmo potute sviluppare di nuove perché se no avremmo dato informazioni agli avversari.

Mentre io e Nathan tornavamo a casa, pensai a come l'attaccante avversario aveva replicato il Tornado di Fuoco.

Ricordai il lavoro che avevo fatto per perfezionare l'Impulso Cremisi. Com'era possibile che degli avversari potessero replicare una tecnica solo studiandola?

Era un insulto a tutta la fatica che si doveva fare per lavorare alle supertecniche.

Strinsi i denti. Alla partita gliel'avrei fatta pagare.

My Love [Byron Love] -SOSPESA-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora