Capitolo 16

199 13 4
                                    

«Ehi! Wow, ma come hai fatto? Sei un ottimo portiere!»

Furono quelle le parole che Mark rivolse allo sconosciuto che aveva parato i nostri tiri.

Aveva lunghi capelli biondi ed era alto, molto più alto di Mark. Avvicinandomi un po' di più notai che aveva gli occhi color cremisi.

«Interessata, eh?» mi fece Nathan da dietro di me. Gli diedi un finto pugno, ridacchiando.

«Ti sbagli, non sono un portiere. Se ci fosse il portiere della mia squadra, ti farebbe vedere lui come parare questi tiri senza fare il minimo sforzo.» rispose lo sconosciuto a Mark.

Jude si fece avanti, dalla mia destra. «Questa squadra è la Zeus Jr. High, non è vero, Byron Love?»

Al sentire il nome del nostro prossimo avversario che aveva distrutto la Royal, trasalimmo tutti.

Byron lo ignorò e, anzi, si girò per guardare Mark. «Tu sei Mark Evans, vero?»

Mark annuì debolmente, ancora scosso dalla notizia.

«In effetti non mi sono presentato.» continuò il biondo. «Mi chiamo Byron Love, della Zeus Jr. High. Il comandante Dark ci aveva parlato di voi.»

«Quindi è vero. Dietro la Zeus c'è lo zampino di Dark.» intervenne ancora Jude.

Il nome di Ray Dark ci mise ancora di più sull'attenti. «Che cosa sei venuto a fare qui? Vuoi sfidarci?» gli urlò Kevin.

Byron rise, il che seccò ancora di più il mio compagno di squadra. «Io non ho nessuna intenzione di sfidare la vostra squadra. E sarebbe meglio che neanche voi ne abbiate l'intenzione.»

«E perché mai, sentiamo?» intervenni io, stringendo i pugni.

Finalmente, invece che parlarci dandoci la schiena, si girò e fissò lo sguardo nel mio. «Finireste solo per umiliarvi.» disse, con tono duro, anche se il sorrisino di sfida non spariva dal suo viso. «In una sfida tra uomini e campioni il risultato è scontato.»

«E tu saresti un campione?» commentai di nuovo, sostenendo il suo sguardo. Se c'era una cosa che non mi mancava era il coraggio in uno scontro faccia a faccia.

«Beh... Tu che dici?» fece lui, ridacchiando.

Fu lui ad abbassare lo sguardo, continuando a ridacchiare.

«Non esistono partite decise in partenza!» esclamò Mark.

«Ma davvero? Se ne sei proprio sicuro, perché non chiedi al nostro amico Jude, che ne sa qualcosa?» rispose Byron. Sembrava avesse sempre la risposta pronta.

«Perciò, vi consiglio di smettere di provare negli allenamenti, tanto dei dilettanti come voi non possono nulla contro dei fuoriclasse come noi.»

Quelle parole sembrarono bastare per aizzare Mark, che adesso sembrava avesse gli occhi infuocati.

«Basta! Non ti permetterò di dire che gli allenamenti sono inutili!» esclamò.

Sorrisi e annuii, pensando che quello fosse ciò che stavo cercando di imparare.

«L'allenamento... È come le polpettine! È nutrimento per il nostro corpo e il nostro spirito!»

Aggrottai le sopracciglia al paragone. Era ridicolo, eppure il modo in cui Mark l'aveva detto sembrava talmente convincente che aveva senso.

Byron però si mise a ridere. «Certo, come no, l'allenamento è proprio come le polpettine! Che paragone divertente!» esclamò.

«Guarda che non stavo scherzando!» protestò Mark.

«Scusa, ma sei troppo divertente. Lascia che ti mostri, invece, quanto sono inutili i vostri sforzi!» e detto questo, Byron lanciò la palla in aria.

"Come fa a raggiungerla così-" pensai, ma ancora prima che potessi finire lo vidi comparire dietro alla palla.

«Cosa? Come è possibile?» feci, sorpresa.

Il biondo calciò la palla. Il calcio sembrava non essere molto forte, ma la palla acquisì potenza e velocità nella discesa.

«Mark, attento!» gridò Jude.

Mi girai e vidi Mark prepararsi alla parata. La palla entrò in collisione con le sue mani, per poi scaraventarlo in porta con una forza inaudita.

«Mark!» esclamammo noi, accorrendo in suo soccorso. Ci piegammo per vedere le sue condizioni, ma Mark ci scostò e si rimise in piedi a fatica.

«Avanti, tira di nuovo!» gridò a Byron.

Ma Byron non disse nulla. Invece, in una luce abbagliante, sparì com'era venuto.

Strinsi i pugni. «Che tiro...» commentai.

«Già. Non ho mai visto un tiro del genere.» fece Axel, accanto a me.

Pur avendo visto l'incredibile forza degli avversari, mi sentivo più determinata. Pensavo allo strano paragone e alle parole di Mark, e pensavo che avrei dovuto dimostrare con i risultati dei miei allenamenti a Byron Love che quelle parole erano vere.

Per quanto ancora non ci stessi credendo totalmente, dovevo provare.

Poi, un dettaglio mi passò per la mente.

«Ragazzi, ascoltatemi un attimo.» richiamai la loro attenzione.

I ragazzi mi guardarono, confusi.

«Byron Love ha detto che gli allenamenti non servono a nulla, perché se si è deboli non si può far nulla contro ai forti, giusto?» dissi.

Mark annuì. «Ma non è vero! È solo grazie agli allenamenti che si diventa forti.» disse.

Annuii, indicandolo. «Esatto! E lui è forte, l'abbiamo visto. Si può quindi dire che per diventare forti bisogna allenarsi, perciò per diventare forte Byron deve essersi allenato.» spiegai.

«E allora perché dice che gli allenamenti sono inutili?» Jude completò il mio ragionamento.

Gli sorrisi. «Esatto. C'è qualcosa di strano in questo ragionamento. O è totalmente idiota e non capisce cosa dice... O c'è altro sotto.»

«Grande ragionamento, Kat!» esclamò Nathan dandomi una pacca sulla spalla.

«Beh, non m'importa molto, in questo momento, che cosa ci sia sotto. Voglio solo dimostrargli che ha torto! So che se mi alleno sarò in grado di batterlo!» disse Mark, gasato.

Perciò, ci ributtammo a capofitto negli allenamenti.

Abbandonata la disperazione che avevo in precedenza, mi impegnai al massimo sul dribbling, concentrandomi più che potevo.

Riuscii più che mai a vedere gli avversari, ed ebbi successo più di una volta nel salvare la palla. La forza che sentivo dentro era rinata più forte di prima.

Ero sicura che avrei dimostrato che cosa valevano gli allenamenti e quanto valevo come giocatrice di calcio.

My Love [Byron Love] -SOSPESA-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora