Rimasi in orfanotrofio per una settimana. Ero preoccupata sarei stata male, ma invece fu tranquillo.
Per tutto il periodo in cui stetti lì, fu Veronica quella con cui passai di più il tempo. Era la donna che mi aveva accolta quando ero arrivata, e a quanto pare gestiva i documenti dell'orfanotrofio. Era lei a cui si doveva parlare se si voleva adottare un bambino.
Passai molto tempo con lei i primi giorni perché doveva registrarmi: il mio nome e cognome, età, come ero arrivata lì, l'educazione ricevuta, se avevo qualche malattia o disturbo e se avevo preferenze particolari come allergie o in fatto di famiglie adottive.
Alla fine, mi prese in simpatia, immagino. Si era sentita dispiaciuta quando aveva sentito della mia vita e immagino provasse pena per me perché, come mi dissero in seguito più ragazzi dell'orfanotrofio, alla mia età è difficile che ci adottino.
Perciò passavo il tempo con lei. La aiutavo con le scartoffie e con i bambini più piccoli.
Per il resto, la vita all'orfanotrofio era tranquilla. La mattina andavo alla scuola dell'istituto, il pomeriggio aiutavo Veronica e la sera la passavo in camera mia.
Poi, un giorno, successe. Mentre ero in classe, arrivò una bidella a chiamarmi.
Mi portò attraverso il corridoio fino alla sala della direttrice dell'orfanotrofio.
«Tu sei Katsumi Beacons, vero?» mi chiese.
Annuii, curiosa.
La direttrice, una donna sui cinquant'anni con capelli lunghi legati in una crocchia e vestita elegantemente, mi sorrise.
«Stasera verrà una famiglia a parlare con te. Sono in tre, una coppia e un ragazzo della tua età. Sarebbero interessati ad adottarti.»
Rimasi sbalordita. Non mi sembrava vero, ero lì da così poco e già c'era una famiglia interessata ad adottarmi!
La direttrice, al vedere la mia espressione, ridacchiò. «Capisco la tua sorpresa, ma è tutto vero. Li incontrerai prima della cena. Vestiti bene per l'occasione, ok?»
Annuii, senza parole.
La bidella mi riaccompagnò in classe, ma non riuscii a prestare ulteriore attenzione alla lezione.
Ero così curiosa di sapere come sarebbe stata la nuova famiglia. Avevano anche un figlio della mia età! Non mi era mai capitato di avere un amico, figurati un fratello!
L'appuntamento andò a meraviglia. Il figlio non c'era, mi dissero aveva avuto dei problemi, ma i genitori sembravano brave persone.
Il giorno dopo, Veronica mi riferì tutta eccitata che avevano accettato ad adottarmi.
Preparai le mie cose, poi andai a scuola, dopo le lezioni mangiai e, quando tornai, trovai il mio nuovo padre ad attendermi, con Veronica.
Ci dirigemmo all'entrata, dove salutammo la direttrice dell'orfanotrofio, poi cominciò il viaggio verso la mia nuova casa.
Non mi sembrava vero. Era successo tutto così in fretta.
Quando arrivammo conobbi finalmente il mio nuovo fratello.
Era alto circa come me, con capelli azzurri legati in una coda e il ciuffo che gli copriva l'occhio sinistro.
Mi sorrise e mi fece un cenno di saluto. «Ciao, Katsumi.» mi disse.
«Ciao.» lo salutai, sorridendo a mia volta e rispondendo al suo cenno.
Mi porse la mano. «Io sono Nathan Swift, il tuo nuovo fratello!» si presentò.
Mi accompagnò nella nostra camera. Non era troppo grande né troppo piccola, aveva due letti, uno ad ogni angolo della stanza, in mezzo una finestra e, davanti ai letti, due scrivanie. A terra, un tappeto verde scuro. Sulla parete alla destra dell'entrata c'era una bacheca in sughero, su cui erano attaccate una foto di Nathan con un ragazzo dai capelli biondi e una tabella, supposi fosse quella dei suoi impegni.
«Ti piace?» mi chiese.
«Considerato che non ho mai avuto una camera apparte quella dell'orfanotrofio, direi che questa è un ottimo inizio.» risposi.
Nathan ridacchiò. «Il tuo letto è quello lì.» mi disse, indicando quello a sinistra.
Mi diressi verso di esso. Accanto c'era un comodino con una lampada.
Mi sdraiai. Era molto comodo. «È comodissimo...» mormorai, con voce sognante.
Nathan rise. «Sono felice che ti piaccia.»
Mi rimisi seduta. «In che scuola andremo?» chiesi.
«La Raimon Junior High.»
Al sentire il nome non potei non sorridere. Ricordavo ancora benissimo l'incontro con Mark e pensavo che prima o poi sarei dovuta andare al campo al fiume a incontrarlo.
«Così sarà più facile.» pensai ad alta voce.
Nathan mi guardò, confuso. «Cosa?»
Lo guardai, sorridendo misteriosamente. «Ho deciso di andare in orfanotrofio perché ho incontrato una persona che mi ha spinto a desiderare una vita migliore. Quel ragazzo va alla Raimon Junior High.» gli dissi.
«Wow, non lo sapevo! E come si chiama questo ragazzo?»
«Mark Evans.» gli rivelai.
Nathan rimase sbalordito.
«Mark Evans?»
Annuii. Gli raccontai tutto del nostro incontro e di come mi ero sentita dopo. Gli raccontai delle emozioni che avevo provato giocando a calcio e come avevo sfruttato le mie tecniche delle risse in campo.
Nathan mi ascoltò, attento. Quando ebbi finito il racconto, mi sorrise.
«Katsumi... Io gioco nella squadra di Mark!» mi disse.
Strabuzzai gli occhi. «Davvero?»
«Sì! Che coincidenza incredibile! Ci aveva parlato di questa ragazza che aveva visto al campo al fiume, ma tra un allenamento e un altro non ci abbiamo dato peso. Mark sarà felice di sapere che il calcio ti è piaciuto!»
Annuii, con un sorriso grande come una casa. «Ora non vedo l'ora di domani...» dissi.
Nathan rise. «Domani, dopo le lezioni, sarà la prima cosa che faremo. Presentarti alla squadra!»
«Grazie, Nathan.» gli dissi. Mi sembrava come se ci conoscessimo da sempre.
Lui scosse la testa. «Figurati. Vieni, ti faccio vedere il resto della casa.»
Annuii e lo seguii, felice.
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My Love [Byron Love] -SOSPESA-
FanfictionKatsumi è una ragazza di strada, un'orfana che per la maggior parte della sua vita ha vissuto tra la vita e la morte, rubando denaro alle persone per strada per mantenersi. Ma, un giorno, scopre il calcio. Ed è proprio grazie al calcio che la sua vi...