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Sono stremata. Il mio corpo è completamente indolenzito, mi sento come se un camion mi avesse scambiato per l'asfalto di un'autostrada: la testa, ricolma dei pensieri altrui, che da ore e ore non fanno che tormentarmi.
Non mi trovo in uno stato di dormiveglia, sto fingendo di non essermi ancora svegliata: sono talmente tanto stanca di seguire quel pagliaccio dai capelli bianchi...
Ascolto il suono di una bottiglia di vetro che si frantuma a terra, una barella che rapidamente oltrepassa il corridoio, qualche medico che alza la voce, rimproverando due infermiere di ostacolargli il passaggio.

"Poso due dita sulla sua tempia e la osservo riposare.
I suoi capelli sono di uno strano grigio perla, li sfioro con la mano sinistra e poi scuoto la testa. Ma cosa diavolo sto facendo? Devo svegliarla, non abbiamo altro tempo da perdere. Percepisco l'Elemento fluire nelle mie vene, attraversare la spina dorsale e raggiungere le mie dita.
<<Apri gli occhi piccola>> sussurro"

Quella voce, la sua voce, è come un calmante per il mio animo turbato.
Crede davvero che io stia ancora dormendo? E per quale motivo la sua mente produce certi pensieri?
I pensieri di tutte quelle persone scemano in un istante, il corpo viene percorso da brividi, che in un attimo alleviano il suo stato di intorpidimento.
Realizzo troppo tardi, quanto potere questo ragazzo abbia su di me, peraltro senza che io lo conosca davvero. Non ho mai provato una simile angoscia eppure è la prima volta che lo incontro davvero.
Forse mi aspettavo una spiegazione, anche solo una parola che potesse aiutarmi a capire, invece tutto ciò che ho letto nei suoi occhi è stata pura e sfacciata indifferenza.
Riesco a sentire il suo leggero tocco sulla mia fronte, i suoi occhi, per quel breve istante rosso scarlatti, mi osservano da vicino.
Mi scosto rapidamente, sentendomi una stupida per percepire brividi a contatto con un ragazzo di cui solo poche ore fa ho scoperto il nome.
Asher.

<<Crystal, ti sei svegliata!>>
Ryan si avvicina rapidamente al lettino, facendo così scostare il corvino dalla mia destra.
Leggo una punta di rimorso nelle sue iridi chiare.
<<È colpa mia lo ammetto, dovevo portarti in ospedale>>
<<Hai un modo davvero curioso di occuparti di noi>> lo sfotto, guardando Dylan ai piedi del lettino, osservarlo con un cipiglio sul volto.
<<Tutto bene Crys?>> mi domanda.
<<Starò meglio quando usciremo da questo posto e avrò un bel gelato alla nocciola fra le mie mani>> rispondo radiosa.

Rivolgo adesso la mia attenzione verso la nuova arrivata, l'Aria, una ragazza alquanto silenziosa e timida.
Leggo emozione nei suoi occhi, il che mi porta a domandarmi quanto possa essere sconvolgente per lei e Dylan, scoprire, dopo una noiosa vita da mortali, di essere di più.
Sollevo il mio braccio, sentendolo tremendamente intorpidito: la medicazione e la fasciatura sono molto più sofisticate e strette rispetto a quelle che mi ha fatto Ryan.
Noto lo sguardo di Asher addosso, ma decido saggiamente di non incrociare i suoi occhi ora scuri come la notte.
Il tubicino della flebo è collegato al mio braccio tramite un ago e, a quella visione, il mio cuore si scatena, dando sfogo alle sue paure, lanciandosi ripetutamente contro la mia cassa toracica.
Ho paura di poche cose, davvero poche e tra queste gli aghi sono presenti.
Mi sento in prigione, come se qualcuno avesse provato a legarmi su questo lettino e il terrore che abbiano potuto scoprire qualcosa sulla mia natura, mi fa agitare ancor di più.
Il mio istinto mi intima a strappare la flebo dal mio braccio e correre fuori dalla stanza.
Il terrore che Ryan mi abbia portato fin qui per studiarmi aumenta, tanto da non permettermi di ragionare lucidamente.

<<Signorina ma cosa fa?>> sento gridare da una signora travestita da infermiera.
Ma chi vogliono prendere in giro questi scienziati?
Ringrazio di non avere uno di quei strani camici esoterici, ma di indossare ancora i miei vestiti e percorro rapidamente una rampa di scale, sentendo sei passi corrermi dietro.
Raggiungo l'ultimo piano, respirando a fatica e facendo pressione sull'uscita di emergenza presente, per ritrovarmi sul tetto della struttura.

Elements: I PresceltiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora