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Assorta nei miei pensieri, osservo le soffici nuvole bianche dal finestrino alla mia destra, con il capo posato sul vetro e la stanchezza ancora presente, nonostante il tempo trascorso dormire beata, con gli interminabili discorsi di Eloise.
Guardo alla mia sinistra, trovandola finalmente assopita e silenziosa, probabilmente immersa in altri desideri e sogni, che presto la realtà le porterà via con amarezza. Non penso questo con carriera, bensì con la stessa frustrazione di chi ci è già passata troppe volte per commettere lo stesso errore.
Ha provato a domandare qualcosa sul mio passato, sui miei genitori, ma come risposta ha trovato solo un muro e tante bugie. Ho perso il conto di quante ho dovuto raccontarne, per soddisfare la sua curiosità, ma su una cosa non ho certo mentito: da quando sono su questa Terra, dal primo mento in cui ho messo piede qui, mi sono sentita persa, fuori luogo, inadatta.
Non ho certo potuto rivelarle di provenire da un altro pianeta, ma di nascondere il senso di reclusione che provo verso ogni singolo essere umano... questo non posso proprio farlo.
La Terra non è il mio posto, non è la mia casa e vivere senza magia, nonostante gli innumerevoli sforzi, non fa per me.
Ho sempre saputo che trascorrere del tempo in questo luogo mi avrebbe corrosa dentro e corrodere qualcosa di già parzialmente distrutto e in continua fase di distruzione, è come innescare una miriade di bombe.
L'Aria ha confermato questa sensazione, come è ovvio che sia per una creatura magica e non posso immaginare cosa voglia dire nascere in questo luogo e non conoscere nient'altro che questo, vivere limitandosi a credere che sia tutto qui, che non ci sia altro: ho sentito molti sostenere di credere in Dio, per poi non farlo realmente, insultarlo come se la loro voce contasse qualcosa sopra la sua, accusarlo di essere la causa delle loro sfortune, come se ogni giorno avessero bisogno che lui li aiutasse per riuscire in qualcosa e perfino pregarlo con il solo scopo di avere qualcosa in cambio. Scuoto il capo amareggiata: non funziona affatto così.

<<Potresti fare silenzio?>> domando al bambino seduto accanto ad Eloise che, fino ad un attimo fa, stava scalciando il sedile difronte a se simulando dei versi animaleschi.
<<No. Faccio quello che voglio.>> ribatte stizzito, ghignando soddisfatto dalla mia occhiataccia irritata. Cerco di rimanere in silenzio, di contare fino a dieci prima di dire qualsiasi cosa, continuando a ripetermi che in fondo è solo un bambino, un piccolo bambino, un mostriciattolo fastidioso che ora comincia a gridare, facendo voltare numerosi passeggeri e svegliando Eloise.
<<Che succede?>> bofonchia, sbadigliando sonoramente.
Le faccio cenno di guardare alla sua sinistra e lei sbuffa, sistemandosi i capelli e sedendosi più composta.
<<Scusa, potresti abbassare la voce per favore?>> tenta amorevolmente di convincere quel piccolo mostriciattolo umano, che, in risposta, scoppia a ridere e riprende a calciare il sedile difronte a se, gridando con più veemenza.
<<Thomas, se non la smetti subito, appena arriviamo a casa ti sequestro la Play per due mesi!>> la madre si volta verso il bambino e lui le lancia un'occhiataccia carica d'odio.
<<Ah si? E io dico a papà, che lo zio viene in camera tua quando lui va a lavoro>> ribatte, facendole una pernacchia. Spalanco gli occhi sconcertata, mentre la madre imbarazzata si guarda intorno, per poi voltarsi nuovamente.
Thomas, riprende a gridare come un forsennato ed Eloise socchiude gli occhi nel tentativo di mantenere la calma.
<<Se non la smetti immediatamente, giuro che ti darò un motivo valido per gridare>> sbotto, scagliandomi contro quella peste, ma venendo bloccata in tempo dall'Aria.
<<Che sta succedendo?>> la madre di Thomas si volta nuovamente, prendendosela ora con noi. In quell'attimo di distrazione, il bambino afferra una delle scarpe di Eloise, tolte in precedenza per essere più comoda, si slaccia la cintura e corre via.
<<Tanto non mi prendi!>> lo sento gridare, con Eloise scalza alle calcagna.
<<Ecco che cosa succede a non saper badare al proprio figlio>> mi rivolgo alla donna ancora girata verso la mia parte e lei, ferita nell'orgoglio, mi riserva una gelida occhiata.
<<Mio figlio è solo un po' movimentato, non mi pare il caso di rivolgerti in questo modo ad un'adulta>>
<<E che adulta! E' suo compito educare quel bambino e di certo crescere ascoltando te e suo zio giocare al kamasutra tutti i giorni, non lo sta facendo crescere bene>> sollevo la voce, avendo perso ormai ogni briciolo di sonno e di autocontrollo. Fra i lamenti dei passeggeri, le urla di Thomas, di Eloise e delle hostess, mi sollevo dal mio posto e mi avvicino alla donna.
<<Certo, immagino che sia più semplice prendersela con un bambino di otto anni, invece che assumersi le proprie responsabilità>> aggiungo, poco prima di finire pancia all'aria con il bambino sopra di me.
Eloise lo raggiunge a grandi falcate e si riappropria della scarpa, posando le mani sulle ginocchia esausta.
<<Signorine, prendete posto e smettetela di creare panico per favore>> la hostess si avvicina trafelata e ci rivolge un'occhiata severa.
<<Se la prenda con sua madre>> ribatto, levandomelo di dosso.
<<Ma per favore, manco avessi detto "Stiamo per precipitare, quel signore ha una bomba!">> ironizza teatralmente Eloise, indicando un povero tizio addormentato sul suo sedile, che, in poco tempo, viene svegliato dalle grida generali. Tutti i passeggeri si alzano, si guardano intorno agitati, c'è chi gli urla addosso, chi piange e chi prega perfino in lingue a me sconosciute.
<<Che cosa avete combinato?>> domanda Dylan, facendosi spazio tra la folla.
<<Sei solo una stupida ragazzina viziata>> grida intanto la donna, sbracciandosi verso di me e acciuffando una ciocca dei miei capelli. Sobbalzo presa contropiede, ma senza pensarci due vuole le tiro un pugno sull'occhio con il braccio sano.
Il bambino si mette a piangere, le hostess sollevano la voce tentando di calmare i passeggeri, che gridano, alcuni prendendo per il colletto il povero signore, stanco e terrorizzato, Eloise prova a separarmi dalla donna e Dylan si limita a guardarsi intorno sconvolto.

<<Sei una stronza!>> mi insulta la madre del bambino e proprio mentre sto per saltarle nuovamente addosso, qualcuno mi trascina indietro.
<<Crystal cazzo, datti una calmata!>> la voce di Asher mi riporta alla realtà e mentre i nostri occhi si incrociano, proprio in quell'esatto istante, vedo i suoi lampeggiare di un rosso acceso.
Dura solo un secondo, ma quella visione mi mozza il fiato. Fra quelle grida e le tante gomitate, osservo i suoi occhi rapita.
I sogni fatti fino ad un paio di giorni fa balenano nella mia mente, ma cerco di scacciarli via, sollevata al contempo per aver visto quel misterioso colore illuminargli il volto.
Prima mi ha trattato in quel modo e ora si preoccupa per me? A che gioco sta giocando?
Senza poterlo controllare entro nella sua mente, cogliendo una frase che non mi sorprende.
"È solo una patetica ragazzina, è convinta di contare qualcosa, ma si sbaglia di grosso."
Mi libero dalla sua presa e distolgo lo sguardo dal suo, sentendo le mie vene pizzicare di magia, mentre la voglia di scagliare il suo corpo lontano da me cresce a dismisura.

"L'aereo è in fase di atterraggio, siete pregati di prendere i vostri posti" si sente dagli altoparlanti "Sedetevi ai vostri posti, è per la vostra sicurezza! Signora si sieda, non ci stiamo schiantando si sieda ho detto"
La situazione e ormai fuori controllo, l'aereo man mano si abbassa di quota e quando avviene l'atterraggio, mi aggrappo allo schienale di un sedile, mentre la maggior parte dei passeggeri perde l'equilibrio, cadendo gli uni sopra gli altri.

Scorgo Eloise incastrata ai piedi dei sedili, con sopra una donna di mezz'età con il rosario fra le mani e le lacrime agli occhi. La aiuto ad alzarsi, osservando la sua espressione stralunata.
<<Sono ancora viva?>> mi domanda tremante <<Abbiamo fatto un bel casino>> si lascia scappare una risata.
<<Addio befane!>> grida il bambino, tirando una ginocchiata nello stomaco ad Eloise e correndo fuori dall'aereo, per raggiungere la madre, che con un occhio nero, solleva il dito medio verso la mia direzione.

<<E' stato un viaggio interessante>> mormoro, una volta raggiunti i ragazzi fuori dall'aereo.
<<Caotico>> mi corregge Eloise sogghignando.
<<Non vedo l'ora di portarvi su Salia, questo viaggio è più snervante di quanto pensassi>> borbotta Ryan, procedendo seguito dal suono dei nostri trolley.
L'unico a essere rimasto da solo e in silenzio è Asher, che per ultimo ci segue, guardandosi intorno disinteressato.
<<Come si chiama il prossimo Elemento?>> domanda Eloise, piena di emozione e curiosità.
<<Nate Bennet>> riesco a sentire, prima di raggiungere il ragazzo, andando contro la mia conoscenza e forse anche contro quel briciolo di sanità mentale rimasto.
<<Perché stai sempre per le tue?>> gli domando affiancandolo e provocando un suo sbuffo.
<<Preferisco stare da solo>>
Notando il suo fastidio, tento di cambiare argomento, avvertendo il leggero tremore delle mie mani, desiderose di sfogare l'immensa magia accumulata.
<<Come facevi a sospettare il nostro arrivo? E come sei entrato nei miei sogni? Sai usare già i tuoi poteri? Perché sembri essere l'unico ad aver memoria di tutto quanto?>> domando a raffica, esponendo solo una parte di ciò che ha tenuto impegnata la mia mente nelle ultime ore.
<<Ma tu non stai mai zitta?>> domanda retoricamente.
<<I miei poteri si sono manifestati una settimana fa e in quel momento ho ricordato tutto>> mente palesemente, dopo qualche minuto di silenzio.
Come faccio a saperlo?
Semplice, la tentazione di leggere nei pensieri altrui è sempre troppa e, grazie ad essi, so che i suoi poteri si sono manifestati quando era piccolo e che è a conoscenza del nostro arrivo dall'origine dei tempi.
<<Cosa ricordi?>> domando incuriosita, fingendo di non aver frugato nella sua mente.
<<Tutto il nostro passato, ogni avvenimento risalente a prima della nostra reincarnazione.>> risponde con una punta di amarezza.
<<Perché sei entrato nei miei sogni?>> sussurro più a me stessa che a lui, seppur convinta che mi abbia sentito.
Noto la sua espressione cambiare e i suoi occhi fuggire dai miei, perciò reprimo l'ennesimo bisogno di ascoltare i suoi pensieri. Non mi interessa, non deve interessarmi.
Non mi risponderà.

D'altronde, cosa mi aspettavo?

Spazio Autrice:
~Ricordatevi che: Pubblicherò il prossimo capitolo, dopo aver ricevuto dei commenti con opinioni sulla mia storia, vi ho già spiegato il motivo, quindi non vi trattengo oltre~

Secondo voi Nate quale elemento rappresenta?🤔
So che le alternative sono poche, ma dal momento che sono stata indecisa per parecchie settimane, sono curiosa di sapere chi indovinerà.
Scrivetemelo nei commenti e non dimenticate di lasciare qualche like se il capitolo vi è piaciuto.
-Asia.

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