04 • I might sound crazy

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[Levi]

I due giorni seguenti furono un susseguirsi di eventi quotidiani, per il vocalist, soprattutto in un periodo come quello. Da quando era iniziata la Tournée le interviste erano all'ordine del giorno; i photoshoots, individuali e di gruppo, immancabili affinché l'immagine della band fosse sempre presente negli articoli a loro dedicati, sulle riviste patinate; le brevi apparizioni pubbliche per promuovere i concerti erano una rogna inderogabile, così come le riunioni a cui era costretto a presiedere.

Eppure, nonostante tutti quegli impegni che avrebbero distratto chiunque, Levi aveva la testa altrove. Qualcosa non andava, provava una fastidiosa sensazione che lo rendeva -se possibile- più irascibile del solito e soprattutto maggiormente schivo. Dopo i primi momenti di frustrante confusione, infine, capì che il tassello mancante a quel puzzle era Eren: quel fottuto moccioso, nel giro di appena 12 ore, lo aveva scombussolato al punto da rendergli necessaria la sua presenza; non riusciva a capacitarsene, figurarsi accettarlo!

L'uomo era in collera verso sé stesso, perché attendeva con ansia il momento in cui avrebbe rivisto quei magnifici occhi, respirato nuovamente il suo profumo ed accarezzato quelle labbra con le proprie. Ci mancava solo che iniziasse a contare i secondi come un maledetto stalker...!
Svolgeva il suo lavoro in maniera apparentemente normale, come se nulla fosse mutato all'improvviso, ma il pensiero costante di Eren in background non smetteva di tormentarlo ogni dannato momento. E la cosa peggiore di quella situazione era che Hanji -proprio lei, tra tutti - se ne fosse palesemente accorta, e non trascorreva secondo in cui non lo punzecchiasse al riguardo.

«Hai il cuore nello zucchero, nanerottolo!» esclamava all'improvviso. Oppure: «Due occhi così grandi e verdi, impossibile non innamorarsene! Sicuro che è già prenotato...?»

E ancora: «Oh, Levi, sul serio: dovresti considerare la monogamia.»

Tch, come se non avesse già dovuto vagliare quell'opzione.

Non che sentisse il bisogno di esplorare altri lidi, in fondo. Dopo la loro notte insieme, Levi si sentiva completamente appagato dal ragazzo e, per la prima volta in vita sua, desiderava ricambiare in modo spontaneo quelle attenzioni non solo per trarre il suo piacere, ma perché era bello vederlo tra le proprie braccia ansimare il suo nome e guardarlo con ingenua meraviglia. Eren, con un semplice battito di ciglia, riusciva a scorgere l'uomo che si nascondeva nei panni del cantante di fama mondiale, dimenticato e sepolto sotto strati di notorietà, gloria e dischi di platino.

Fin quando avesse potuto cantare, esprimere la propria arte e l'innato talento, il corvino era disposto a rinunciare a ciò che era stato prima di divenire definitivamente L. Le iridi smeraldine del giovane fan, invece, sapevano inconsciamente spogliarlo da quel camuffamento che oramai considerava una persona vera e propria, esponendo un lato di sé stesso che credeva non interessasse a nessuno. Gli faceva desiderare qualcosa di cui mai avrebbe pensato di aver bisogno: sentirsi accettato, compreso, desiderato come Levi e non il frontman dei NoName.

Quel primo giorno, quindi, passò come un vero e proprio inferno tra talk-show, vincoli pubblicitari, frecciatine seccanti e grugniti di risposta.
Il secondo invece fu persino peggio, perché il tempo trascorreva troppo lentamente per i suoi gusti. Il timore di non rivederlo, la paura che la logica avesse avuto la meglio su quella che credeva un'offerta allettante, ma che altro non era se non una chiara scusa per averlo accanto, gli contorcevano lo stomaco fino allo stremo causandogli un forte malessere che non voleva né poteva permettersi.
Fu solo per pura dignità se aspettò il pomeriggio per inviargli il famoso messaggio in cui gli indicava il luogo dell'appuntamento.

[18:02] ??? : Moccioso mi aspetto di trovarti, con valigie al seguito, al Gate 23 dell'aeroporto di Shiganshina alle 11:00. Non un minuto di ritardo. L

Inserì la vibrazione ed oscurò lo schermo dello smartphone, ficcandolo in malo modo in una tasca.

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