15 • Make me forget what we arguin' about (Pt.2)

1.7K 120 44
                                    

Stavolta, Carla e Grisha impiegarono qualche minuto in più per elaborare le parole dell'uomo.

«Ed io ho detto sì. Non subito» aggiunse velocemente Eren, come per mettere una pezza alla diga incrinata di controllo dei suoi genitori. Questo, inoltre, era qualcosa che non aveva detto neanche a Levi. Non ce n'era stato tempo. «Non andrò via subito...»

Dimenticando i genitori per un momento, si girò verso Levi che era il reale destinatario di quei pensieri e decisioni.

«Shiganshina è casa mia, tutta la mia vita, le mie cose ed i miei amici sono qui... Prima di andarmene avrò bisogno di un po' di tempo per organizzare tutto e... E non ho nemmeno un lavoro a Mitras» spiegò, elencando ogni elemento mentre contava sulle dita. A quest'ultima affermazione, vide la bocca di Levi aprirsi per replicare, e non aveva bisogno di ascoltare le sue parole per sapere cosa avrebbe detto. Lo anticipò, quindi, mettendo l'indice di una delle mani direttamente sulle sue labbra. «E no, non ho nessuna intenzione di farmi mantenere da te o da chiunque. O di passare una vita in casa... Voglio una mia occupazione.»

Gli avrebbe morso la falange solo per la sua ostinazione nel voler essere indipendente quando poteva tranquillamente poltrire tutto il giorno per il resto della sua vita senza mai annoiarsi, circondato da tutto ciò che un uomo potesse mai desiderare. Eren poteva avere tutto semplicemente battendo le ciglia, e Levi lo avrebbe accontentato perché nulla era più giusto che prendersi cura di colui che amava esattamente come il ragazzo faceva con lui.

La presenza dei due coniugi, però, lo distolse da quel pensiero; inoltre si era innamorato di Eren anche per la testardaggine, compresa nel pacchetto. Sospirò, sconfitto.

«Puoi tornare ad essere il mio assistente.»

«Lo farei comunque, non hai bisogno di pagarmi per quello» gli sorrise, facendogli sciogliere il cuore neanche fosse della fottuta fondue.

«Stai facendo il difficile?»

«Niente affatto, è solo che questo non mi basta più...»

C'era una nota di cautela nella sua voce, mentre confessava questo suo pensiero. Non aveva in realtà alcuna idea di come il corvino avrebbe potuto prendere la notizia.

«Cosa vorresti, Eren?»

Non c'era collera o irritazione, nella voce di Levi, soltanto genuina preoccupazione e il desiderio evidente di soddisfare qualunque sua richiesta o, perlomeno, aiutarlo.

Ancora nascoste al di sotto del tavolo, le sue dita strinsero quelle del giovane in una presa gentile ed affettuosa, comunicandogli sicurezza. Poteva dirgli tutto senza alcun timore.

«Voglio scrivere» rispose, girandosi così che anche i suoi genitori potessero di nuovo partecipare al discorso. Le uniche persone al mondo che erano a conoscenza del suo creativo passatempo erano tutte riunite in quella stanza. «Voglio... Che qualcuno ascolti le mie canzoni...»

L'espressione dell'uomo si distese, mostrando il profondo orgoglio che provava nel sentirgli dire a voce alta che finalmente desiderava tirar fuori dal cassetto un sogno tramutatosi in ambizione.

«Questo è facile. Ho già parlato con un'etichetta discografica, in questi mesi, e sono più che disposti a prendere in considerazione i tuoi testi. Quelli che gli ho mostrato hanno fatto un'ottima impressione.»

«Quelli?» Eren aggrottò le sopracciglia, lasciando andare la sua mano per poter incrociare le braccia sul petto. «Levi, quanti testi hai mandato in giro?! Quel quaderno era solo per te» lo rimproverò, anche se la sua voce non aveva la minima traccia di reale rabbia.

«Ne ho mandati tanti quanti ne occorrevano. Tranquillo, il migliore l'ho tenuto per me» gli fece l'occhiolino, poggiando un gomito sul tavolo e il viso nel palmo della mano ora libera. Sarebbe stato il ritratto dell'innocenza, non fosse che Eren lo conosceva troppo bene e sapeva perfettamente quale canzone avesse chiuso in cassaforte.

[Ita] Love MoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora