Tutti lasciarono Utopia di buon'ora, il mattino seguente.
Dopo un lungo viaggio in autobus, riservato a loro, arrivarono nella successiva tappa del loro viaggio: Stohess.
La presenza di Erwin impedì a Levi di avvicinarsi ad Eren, anche solo per caso. Il dirigente, severo e sorridente al contempo, si presentò nel parcheggio con tre cartelle piene di documenti, progetti, ordini, liste, numeri e proiezioni a cui i tre assistenti furono costretti a dedicare ogni briciolo di attenzione, durante le ore passate sulla strada.
L'arrivo, per tutti e sei –assistenti ed artisti-, fu una boccata d'aria fresca, tanto desiderata.
I loro bagagli vennero portati all'albergo, ma per i NoName non ci fu occasione di fermarsi in camera a riposare. Ebbero appena il tempo di farsi una doccia e cambiarsi d'abito, prima che una elegante limousine di colore scuro arrivasse per condurli alla stazione radio dove avrebbero dovuto sostenere un'intervista in diretta nazionale. Un'intera ora di chiacchiere, pubblicità forzate e ascoltatori con domande così stupide che parevano essere stati scelti apposta tra migliaia solo per far perdere loro le staffe.
Di nuovo, Erwin Smith pareva essere diventato l'ombra della propria band. Eren lo guardò salire sul sedile posteriore chiacchierando e stava ancora parlando quando, poco più tardi, ne scese.
«Ohh, L non sembra affatto contento...» sussurrò Nanaba, scendendo dall'altra auto che aveva accompagnato l'entourage.
«Sembra pronto a staccargli la testa» concordò Moblit, mordendosi nervosamente l'interno della guancia.
«O la lingua...»
«L'unica cosa che L vorrebbe staccare sono le proprie orecchie, ve l'assicuro.» Eren, sceso per ultimo, si stava sistemando la giacca, ma gli era bastato uno sguardo veloce per capire che Levi era a tanto così dal nascondersi nel primo luogo buio e silenzioso che avesse trovato, anche un ripostiglio per le scope –anzi lo avrebbe adorato, per l'odore di detersivo e pulito-, pur di togliersi Smith di mezzo. «Andiamo a salvarli.»
Con la scusa di un ultimo ripasso delle informazioni che a breve avrebbero dovuto dire ai microfoni, i tre salvarono i propri capi, che li avrebbero baciati se non fossero stati troppo preoccupati all'idea che Smith potesse materializzarsi da dietro un angolo in qualsiasi momento.
Dopo un caffè -ed un'aspirina-, L, M e H furono fatti accomodare nella saletta di registrazione. Nanaba e Moblit si allontanarono per prendere la propria meritata pausa. Eren invece rimase appiccicato al vetro esterno, dal quale poteva osservare tutto ciò che accadeva. Lavorava con loro, li frequentava ogni giorno, scherzava, rideva, faceva l'amore con uno di loro, ma era ancora un fan -il numero uno- e durante quelle interviste venivano sempre fatte osservazioni che portavano a risposte interessanti. Risposte che non voleva perdersi.
Niente avrebbe potuto distogliere la sua attenzione dal piccolo gruppo.
Almeno finché non sentì un'altra presenza accanto alla propria e girando lo sguardo, sbiancò.
«Buongiorno, Eren. Non ci siamo salutati bene questa mattina.»
Il ragazzo deglutì, teso come una corda di violino, mentre Levi ed il resto della band indossavano le cuffie e prendevano posto dietro ai microfoni.
Levi gli lanciò un'occhiata veloce, scambiando due parole col tecnico radiofonico. La giovane conduttrice, Nifa, nel frattempo rileggeva velocemente le domande da porre ai tanto acclamati NoName.
«B-buongiorno signor Smith.»
L'uomo sembrava non prestargli troppa attenzione, dedicandola invece a ciò che stava accadendo al di là del vetro, le mani dietro la schiena e la postura rigida e professionale. Era imponente, autoritario, ispirava sicurezza e controllo. Su cosa o su chi, Eren aveva paura di scoprirlo.
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[Ita] Love More
Fanfiction[Attack On Titan AU] [Eren✗Levi] Storia di FareaFire & StarCrossedAyu Una singola ora. Questo è sufficiente per sconvolgere la vita di Eren, fortunato abbastanza da poter realizzare uno dei tanti sogni chiusi nel cassetto, incontrare il proprio ido...