16 • Love More

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Mitras. L'ultima volta che ci era stato, non aveva neanche idea che Levi possedesse una casa proprio lì. La loro tabella di marcia, il modo in cui gli impegni erano scanditi occupando ogni ora della giornata, avevano reso impossibile qualsiasi tipo di esplorazione. A ben pensarci, comunque, a quel punto Eren era stato in tutte le principali città della regione.
Un'auto privata li condusse direttamente alla futura nuova dimora del giovane, una villetta residenziale poco fuori la metropoli, con un grande giardino, garage e un'ampia zona relax con piscina e lettini.
Eren si guardò attorno, meravigliato. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi, in realtà, e si sorprese nel notare quanto l'arredamento fosse essenziale ed estremamente pulito, funzionale, e soprattutto così "Levi".
Il vocalist fece lasciare all'autista i bagagli all'ingresso, chiudendo poi silenziosamente la porta e godendosi l'espressione di Eren che non smetteva di alternare lo sguardo da un punto all'altro del salone.
«Levi, è davv-»
Non riuscì a concludere la frase. L'uomo coprì le sue labbra con le proprie, mordendole e assaggiandole con frenesia quasi non avessero abbastanza tempo, quando invece ora avevano tutto il tempo del mondo.
Eren non osò neanche pensare di fermarlo. Lasciò letteralmente cadere a terra la tracolla che aveva sulla spalla e gli avvolse le braccia al collo.
La lingua di Levi gli leccò il palato, ma Eren rispose respingendola da dove era venuta, per poi seguirla, invadendo la bella bocca del corvino.
Era ancora strano accettare il fatto che d'ora in avanti, avrebbero potuto amarsi in un posto dove non dovevano temere sguardi e giudizi: la saletta dopo il concerto, le camere d'albergo, tutti posti in cui gemiti e risate dovevano essere moderati e soffocati.
Ma quella era casa di Levi.
Casa loro.
Il loro regno.
Un divano, a poca distanza, li accolse per farli riposare. I baci divennero sempre più lenti e languidi. Cambiarono posizione, trovandone di più comode che permettessero loro di continuare a stringersi senza separarsi, almeno finché Eren non glielo chiese direttamente.
«Ti amo...» sospirò Levi, strofinando il naso tra i suoi capelli.
«Lee... Ti amo anche io» gli rispose un momento dopo, lasciandogli un ultimo schiocco a fior di labbra. Il vocalist gli accarezzò il viso, gli occhi chiusi e l'espressione distesa.
«Lo so. Altrimenti non saresti andato via come lo sciocco quale sei» concluse, baciandogli teneramente il capo.
Eren sbuffò: «Quando smetterai di ricordarmi questa storia?»
Levi cambiò rapidamente argomento. «Che cosa vuoi fare? Vedere la casa, farti un bagno, mangiare?»
«Credo di aver bisogno di tutte e tre le cose.»
«In quale ordine?»
L'altro ridacchiò, e si sporse per baciarlo a stampo: «Credo che il bagno venga per primo» disse, giocherellando con le dita tra i suoi capelli. «Poi possiamo mangiare qualcosa ed infine, giro turistico di questa tua bella, enorme casa.»
«Nostra.»
Levi lo corresse, fissandolo intensamente negli occhi. Quando avrebbe capito che gli apparteneva sotto ogni punto di vista? Il pacchetto comprendeva tutto: fama, visibilità e beni materiali. «Ti porto a fare un bagno» lo informò, baciandogli la punta del naso e sollevandolo tra le proprie braccia. Pareva quasi che non riuscissero a non toccarsi per più di una manciata di secondi, unendo le rispettive bocche in quel gesto affettuoso.
Con un verso sorpreso, Eren si ancorò al suo collo facendosi trasportare docilmente.
La stanza piastrellata era enorme, con tanto di jacuzzi al centro.
«Credo che mi ci vorrà un po' di tempo per abituarmi a un simile lusso...» confessò, guardandosi attorno. «Ti serve davvero tutto questo spazio?»
«Non mi serve, lo voglio.»
«Certo che L si tratta proprio bene.»
«Solo il meglio, dovresti saperlo. E tu sei la mia più grande conquista» concluse, facendolo sedere sul bordo della vasca mentre apriva l'acqua che fuoriuscì copiosamente da numerosi bocchettoni, riempiendola velocemente. «Quali sali preferisci? Rosa, lavanda, muschio bianco...»
Eren prese il cestino dei bagnoschiuma, iniziando a curiosarci dentro. Una fialetta col disegno di mandorle finì tra le sue mani prima di rendersene conto. La mostrò all'uomo, sbattendo le ciglia con un'espressione fintamente innocente. Levi preferiva odori meno dolci e più freschi, come il muschio, ma le mandorle parevano essere una piacevole eccezione.
«Fai pure, non devi chiedere» disse, e accese l'idromassaggio.
Eren si liberò dei vestiti e scivolò morbidamente nell'acqua, lasciandosi sommergere dal calore e dalle bolle sempre più numerose. Dopo un lungo sospiro soddisfatto si guardò attorno, cercando nella stanza l'unica cosa che in quel momento gli mancava per essere davvero completamente felice.
«Lee... Non hai intenzione di venire qui dentro, con me?»
«Credi davvero che io resti qui fuori a congelarmi il culo?» replicò l'altro inarcando un sopracciglio, già mezzo nudo. «E soprattutto che ti stia lontano anche solo un minuto? Tch, moccioso del cazzo...» borbottò infine, prendendo degli asciugamani puliti da una mensola in alto, allungandosi sulle punte per afferrarli.
Un fischio, lungo ed acuto, riempì l'aria e Levi girò il capo da sopra la spalla, un sorriso sghembo a increspargli le labbra sottili. «Non so se sentirmi lusingato da questo tuo evidente apprezzamento, oppure molestato. Ti piace la vista?»
«Come potrebbe non piacermi...» rispose Eren, sognante, appoggiandosi al bordo con le braccia.
«E dimmi...» continuò il corvino, continuando a girare per la stanza come nulla fosse, «ti aggrada anche qualcos'altro?»
Ripose i teli su di uno sgabellino lì accanto, avvicinandosi al punto in cui il ragazzo lo osservava toccandolo praticamente ovunque col solo sguardo.
«Le bolle della mia nuova vasca» rispose, con un sorrisetto sulle labbra. Si lasciò scivolare lontano, spostandosi dal lato opposto per poter continuare a guardare Levi.
«Non ne avevo alcun dubbio. Voglio dire, non capita tutti i giorni di fare un rilassante bagno con tanto di idromassaggio...»
Levi scavalcò il bordo con Eren che continuava a fissarlo, il viso immerso per metà nell'acqua al pari di un predatore pronto a sferrare il suo attacco. Restò così, seduto, in quello che si rivelò un vero e proprio impasse: si scrutavano, sorridenti, con nessuna intenzione di cedere in quel sottile gioco di seduzione.
Tuttavia, quando il getto iniziò a colpire i punti giusti della schiena, tenere gli occhi aperti e l'espressione provocante divenne estremamente difficile ed Eren abbandonò l'impresa, piegando la testa all'indietro contro il bordo della vasca. Alzò una gamba, facendola uscire dall'acqua, per metterla a portata di Levi.
«Per favore, dammi un pizzicotto e rassicurami che io sia davvero qui e non stia sognando...»
Il corvino non esitò un istante a scivolare, non visto, nella coltre schiumosa. Fece scorrere il palmo sotto il polpaccio del compagno, sollevandolo meglio per mordicchiargli la caviglia.
«Se fosse un sogno, ti sveglieresti...?»
Negò con un impercettibile movimento del capo. «Resterei qui per sempre...»
Levi risalí piano avvicinandosi, silenzioso e letale, al giovane che continuava e tenere le palpebre calate. Strusciò il naso nell'incavo del suo collo, stuzzicandogli poi il lobo dell'orecchio.
«Potrei fare di te ciò che voglio. Saresti mio prigioniero.»
«Lo sono da ancor prima che tu mi conoscessi» rispose, aprendo finalmente gli occhi.
Le sue braccia gli circondarono le spalle ed il ragazzo sorrise, trascinando l'uomo contro di sé, come l'acqua fosse di troppo tra loro.
«Sei sleale se dici così, Eren. Potevo averti subito e invece non sapevo neanche che tu esistessi...»
I loro corpi combaciarono immediatamente come pezzi di un puzzle, eliminando ogni distanza, il volto di Levi a un soffio da quello di Eren che, rilassato, lo coccolava languidamente. Il corvino allora si sedette sul suo grembo, passandogli le dita bagnate tra i capelli e sistemandoglieli all'indietro, svelando le sue meravigliose iridi verdi come gemme preziose.
«E se fossi io quello che sta sognando? Se mi svegliassi nel mio camerino e questi mesi insieme fossero solo frutto della mia fantasia...?»
Eren sorrise, baciandolo a fior di labbra per pochi secondi, il tempo necessario a sollevare una mano bagnata e posargliela sul viso.
«Allora vieni a cercarmi. Ti starò aspettando...» disse, guardandolo negli occhi.
Levi si abbandonò a quel tocco, calando le palpebre per meglio imprimere il calore di Eren nella sua mente e nel proprio cuore.

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