07 • That's just how it is

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Hanji lo circondò con il braccio e lo guidò, portandolo oltre le due guardie della sicurezza che, dopo aver controllato i documenti, li scrutavano con aria reverente. Levi, Mike e gli altri due assistenti li seguivano, a distanza, per tenersi al sicuro dall'entusiasmo troppo coinvolgente della donna.

Eren invece non ne sentiva il peso.

Aveva il viso rivolto all'insù, la bocca spalancata per la meraviglia.

Il soffitto di quel corridoio era fatto d'acqua. Il ragazzo guardava le sagome dei pesci muoversi sopra di lui e sparire, dirette chissà dove in quella vasca gigantesca che era la loro casa.

Scesero un paio di rampe di scale, sempre con la bruna che elencava ad Eren, con voce squillante, tutto ciò che avrebbe fatto in quella sua prima sera da ventunenne.

Erano passati quasi due mesi da quando lui e il vocalist si erano scambiati quella promessa e gli anelli ad essa collegata. Da quel momento erano diventati inseparabili, ma in un modo unico e speciale ed ogni istante passato insieme si era ritagliato un posto nei loro cuori, a poco a poco sempre più profondo. Levi era stato ancora geloso, certo, ma non l'aveva più trascinato via quando interagiva con qualcuno dello staff, limitandosi a pretendere una dose extra di baci, sesso -o coccole, anche se non gli piaceva chiamarle così-, per rinfrancarsi dal fastidio.

Ed Eren gli concedeva tutto ciò che desiderava.

Quella sera però, il regalo l'avevano fatto loro a lui.

L'Aqua era il locale più famoso di Utopia, una delle tappe del loro viaggio. Un enorme concerto era stato dato proprio lì all'Utopia Stadium, un paio di giorni prima, ma la band si era trattenuta in città per riposare e festeggiare degnamente l'enorme successo.

Si trovavano in un luogo di una certa importanza. Eppure il piccolo gruppo aveva voluto regalare ad Eren quella notte ed il giorno seguente, per riprendersi da qualsiasi cosa fosse capitata in quelle poche ore.

Ogni singola luce all'interno del night club era blu o bianca, e dava la sensazione di trovarsi sott'acqua. Ovunque c'erano enormi acquari, incassati nelle pareti o costruiti all'interno di colonne non portanti: alcune erano piene di pesci, altre di sole piante. Una vasca circolare, la più grande di tutte, proprio nel centro ospitava due donne, le quali indossavano costumi da sirena e si divertivano a mandare baci agli avventori che si avvicinavano e lasciavano una mancia sufficiente.

Ogni cosa sul menù, dai cocktail agli antipasti, gli ingredienti così come i nomi, richiamava il mare.

Una cameriera vestita di colori sgargianti li accompagnò nel soppalco privato che avevano prenotato.

«Avrete una perfetta visuale dello spettacolo delle sirene che inizierà a mezzanotte. Vi prego di non lanciare nulla in acqua e non picchiettare sui vetri degli acquari. Infastidisce gli animali. Per qualsiasi cosa, il personale è disponibile» recitò lei, consegnando una brochure a ciascuno di loro.

Eren si mise seduto in un angolo del divano: alle sue spalle c'era una lunga vasca piena di pesci che sembravano usciti dal film Nemo, mentre sporgendosi dal lato libero poteva guardare le sirene nuotare nell'acqua, dall'alto.

Sarebbe piaciuto anche a lui poter fare una cosa del genere. Non come lavoro, magari, ma un costume simile aveva certamente il suo fascino.

Levi occupò il posto libero al suo fianco, accavallò le gambe e portò un braccio dietro alle spalle di Eren, che per la prima volta da un quarto d'ora non era più catturato nella stretta della bassista. Ora la donna era più occupata ad elencare alla cameriera tutto il cibo del menù che voleva fosse portato e messo sul tavolino basso davanti a loro. Per non parlare dell'alcol e...-

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