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La monotonia delle giornate, il calare e l'alzarsi della luce, lo sbucare e l'andarsene dei flebili raggi di luna, rendevano la vita dei due lupi poco interessante.

Ormai, da circa diciassette anni, compivano le stesse azioni giorno e notte, tra le tenebre o la volta celeste.

Non c'era un brivido in più, un qualcosa che li faceva scuotere, odorare il pericolo da lontano per poi inseguirlo e sconfiggerlo.

Le ore erano complete di noia, solitudine e rammarico per non poter uscire da quattro mura crepate e contorte dalle intemperie.

Tante volte si domandavano se avessero compiuto gesti scorretti, se avessero calpestato l'orgoglio del padre senza volerlo, se gli avessero mai fatto un torto.

Finivano sempre col negare, sapendo di essere stati dei bravi figli per tutta la durata della loro vita.

Erano stanchi di quel posto, stanchi di essere oppressi, stanchi di non vivere sul serio, o almeno, di provare a farlo.

Jungkook rimuginava su quei pensieri da un'ora circa, steso sul pavimento della camera dei due con le mani dietro alla nuca.

Ci aveva pensato molteplici volte all'idea di pregare e chiedere all'uomo con cui vivevano se potessero uscire in libertà, ma, i gesti dello stesso, parlavano da sè.

Finchè non si accese una lampadina nel cervello del rosso, convinto fosse la soluzione migliore per entrambi.

Si levò di scatto e raggiunse il maggiore in cucina, correndo sulle scale e rischiando di procurarsi un livido inciampando.

Erano trascorsi giorni dall'ultima volta in cui avevano scherzato insieme, quindi, pensò, non sarebbe stato male riprovarci.

Si avvicinò con cautela alla figura quasi femminile di fronte a lui, a quei capelli morbidi ed argentei che si accomodavano sulla sua stessa fronte.

Con uno scatto gli mise un palmo sulle labbra, portò l'altro sul suo fianco destro e gli baciò sensualmente varie volte il collo.

Taehyung si girò di colpo, cercando di togliere l'arto pesante del più piccolo dal suo corpo.

Il più alto lo ritrasse divertito, scoprendo il viso rosso come un peperone ed il suo respiro irregolare; sembrava che gli dovesse esplodere la cassa toracica dallo spavento.

"Jeon fottuto Jungkook" sbottò sbarrando gli occhi "Dì un po'? Sei scemo?!" sbraitò tra l'imbarazzo e l'incredulità di quei gesti.

Gesti che gli avevano provocato scariche lungo la spina dorsale, gesti che, seppur improvvisi, gli erano piaciuti, gesti che avevano risvegliato il bagliore azzurro nei suoi occhi.

Era questo che lo impauriva più che mai, era il suo cuore, la sua anima da lupo che lo terrorizzavano.

Provò a mascherare il tremore che lo aveva scosso, urlando addosso al minore come era solito fare, anche se, dentro di lui, non era semplice.

In quell'ultimo mese era complicato persino distogliere lo sguardo da quello dell'alpha, era complicato comportarsi normalmente quando si sfioravano o quando Jungkook riproponeva giochetti del genere.

"Che ti ridi!" quasi gridò, fintamente stizzito dal suo modo di fare, ma il rosso era troppo divertito da un particolare sul platino.

"Eppure sembri aver apprezzato" ridacchiò il più piccolo, passandosi la lingua tra le labbra ed indicando con un dito la sua intimità.

La sua espressione mutò di scatto quando abbassò il volto: non poteva essere possibile una simile reazione, era scioccato e lo sbigottimento aumentava.

𝗛𝗶𝗺 & 𝗜 ; 𝗄𝗈𝗈𝗄𝗍𝖺𝖾 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora