15;

680 36 0
                                    

Mancava il respiro, la forza negli arti e la voglia di avanzare. Il corpo fragile accasciato a terra, spaventato da sé stesso. Il gioiello che prima teneva al collo ora tra foglie e steli di fiori ancora indenni alle intemperie. Era fuggito, si di nuovo; era scappato da tutto e da tutti e continuava a farlo dall'età di due anni. E più Taehyung scappava, più trascinava dietro di sé l'ombra che si era plasmato.
Forse il loro tutore aveva ragione: non era adatto per fiorire là fuori, respirare l'aria cittadina di una vita non sua. Il suo unico rifugio era la solitudine, le sudice mura di quella che aveva sempre chiamato casa.

Rammendava ancora il volto della madre sopraffatta da licantropi aggressivi che lo incitava a scappare, a nascondersi, a disperdere le tracce che i suoi piedi potessero imprimere nel terreno. Quel giorno correva più che mai e non capiva, o meglio, non sapeva da cosa scappasse, da quali impervie del mondo lo stessero cacciando i suoi genitori. Ed avrebbe sempre continuato a farlo, incessantemente, durante tutta la sua longevità. Perché era un codardo a non affrontare i suoi errori, gli sbagli o semplicemente i fraintendimenti. Ma non poteva sopportarlo, per quanto lo volesse, le paranoie lo avrebbero sopraffatto di nuovo.

Come i suoi pensieri aumentavano di consistenza e frequenza, così il vento attorno a lui stava trascinando con sé i fruscii degli alberi, le parole indiscrete e qualsiasi rumore potesse rovinare quella caotica quiete in cui si era immerso. Le spalle poggiate contro un tronco frondoso, le falangi che si aggrappavano al terreno e lo sguardo ancora puntato nella direzione della pietra luccicante. Era lei la fonte dei suoi problemi, dei suoi dilemmi; era per colpa sua se aveva smesso di vivere serenamente, se si era addentrato in difficoltà di cui non voleva sorreggere il fardello. Perchè? Perchè non era rimasto a casa quella sera, perchè aveva avuto così tanta voglia di fuggire? 

- Taehyung-ah! 

Socchiuse gli occhi a quello che a lui parve solo un ridondare di onde sonore prima di divaricare le labbra in un sorriso, che di sobrio non aveva nulla. Eccola la causa: quello strano filo rosso che li legava. - Taehyung-ah! Basta, fermati! Ferma questo tornado! - gridò impanicato il compagno nel più vano tentativo di salvare quei pochi neuroni sani rimasti al platino. Lo vide solamente alzarsi in piedi, come se stesse dando forza a quel vortice che inconsapevolmente  lo circondava. Aveva qualcosa di inquietante in quella contorta espressione che lo stress e la paura gli avevano indotto ad assumere. Gli occhi viola, le pupille assottigliate in una linea verticale, le mani strette in due pugni; stava divenendo un essere pericoloso senza farne minima attenzione. 

E Jungkook non avrebbe voluto ma era l'unico modo che conosceva per risolvere la situazione. Gli si fiondò contro, bloccandogli mani e piedi sulla superficie di un albero qualsiasi. - Fermati! Taehyung è una pazzia! - e non fece in tempo a pronunciare altro prima di venire scagliato fra le boscaglie dallo stesso biondo luna. Incassò il colpo, piegandosi in due dal dolore. Si accorse solo più tardi che quella lancinate fitta allo stomaco non proveniva dall'urto, ma dal legame che si sgretolava lentamente ogni secondo. Decise in qualunque modo di rimettersi sui due piedi, affrontando una volta per tutte la debolezza dell'omega: il cuore. 

- Hyung, - sussurrò prima di stringere maggiormente a sè il braccio attorno alla vita, anaspando quasi senza fiato - mi odi così tanto? - domandò, avvertendo vividamente la sensazione di un palmo pressato contro la laringe. E nel momento in cui le forze lo stavano abbandonando, i polpastrelli alletarono la loro morsa  lasciandolo cadere per la seconda volta a terra. 

Tossì pesantemente, affidando al ragazzo di fronte, la sorte che sarebbe aggravata su di lui. E fu rincuorato nel non avvertire piu nessun dolore al ventre: Taehyung si era fermato in tempo, era salvo. D'altro canto, non fu così semplice per il nominato realizzare cosa sarebbe potuto accadere se il rosso non fosse sopraggiunto in tempo. Avrebbe potuto scatenare la sua ira contro sconosciuti, contro anime innocenti solo perché non sapeva controllare i poteri di cui era appena venuto a conoscenza. 

Ripresosi, sgranò occhi e bocca raggiungendo di corsa il compagno - Io non t-ti odio.. - balbettò in preda al panico. Gli fece poggiare gli arti superiori sulle sue spalle così da avere una completa visuale del volto gonfio di Jungkook. Sorrideva, nonostante gli stesse arrecando in continuazione danno, lui sorrideva e sospirava fiero - D'ora in poi cammineremo assieme, - fece una pausa per tirare un lungo respiro - d'accordo? - concluse ancora stordito. Il biondo luna annuì, lacrime di rimorso gli rigavano le guance, riversando quell'immenso oceano che aveva nelle iridi sui propri vestiti. - T-Ti prego, - un singhiozzo lo interruppe - n-non lasciarmi mai più far-ti del male. 

-;;-

- ci sto provando, giuro che sto provando a scrivere cose decenti

𝗛𝗶𝗺 & 𝗜 ; 𝗄𝗈𝗈𝗄𝗍𝖺𝖾 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora