Era scesa la sera. Crowley non aveva fatto altro che restare a osservare Aziraphale, nella speranza che egli gli dicesse qualcosa, che si muovesse, che si alzasse e si stiracchiasse come se nulla fosse successo.
Niente da fare, però, l'angelo era immobile come una statua, sdraiato sul letto a pancia in giù, con le ali grigie ben in vista che occupavano non poco spazio all'interno della stanza. Il demone stava seduto su una semplice sedia di legno, tenendo lo schienale davanti a sé, con le braccia incrociate su di esso e il viso appoggiato lì sopra.
Fu allora, quando le stelle brillavano nel cielo color blu profondo e Crowley non aveva neanche la forza di pensare al cielo che il campanello suonò e il demone si voltò verso la porta con aria vagamente turbata.
Chi poteva essere?
Se fosse stato Gabriel, di nuovo, Crowley si sarebbe felicemente concesso di dargli fuoco. Non avrebbe voluto lasciare da solo il suo Angelo per un unico secondo, quindi decise di aspettare che chiunque fosse venuto per, che ne poteva sapere, professare la parola di Geova, se ne andasse.
Il campanello suonò una seconda volta e Crowley non si mosse, tenendo gli occhi fissi sulle palpebre chiuse di Aziraphale, sulla sua espressione serena.
Non aveva tempo per nient'altro se non per lui.
Il campanello suonò una terza volta, una quarta, una quinta...
"Festeggia, Crowley! Ho provato a essere gentile e a non entrare senza essere invitato ma ehi, sembra che tu sia molto concentrato sul tuo lavoro."
Crowley fece caso prima alla voce che alla persona da cui essa proveniva. Una voce maschile ed entusiasta. Si voltò e vide quello che sembrava un ragazzo di vent'anni o poco più, dalla pelle scura e lunghe ciglia nere. I capelli ricci e neri avevano un taglio assurdo, dato che parevano quasi voler imitare la forma di un paio di orecchie da coniglio. C'era da chiedersi che cosa potesse mantenere in posizione verticale quei due alti... cosi di capell
"Eh?" Crowley era già rimasto stordito dalla giornata stressante, non credeva di poter gestire una conversazione normale, figurarsi quella con un tipo che si era appena teletrasportato a casa sua.
"Scusa, scusa, neanche mi sono presentato, io sono Eric! Mi ha mandato Beelzebub, per congratularsi con te e dirti che non ti vogliamo più morto! Certo, non immaginavamo che tu avessi finto di fraternizzare con il nemico solo per farlo cadere, un piano geniale! Nessuno era mai riuscito a far cadere un angelo, prima. Congratulazioni da parte del generale Beelzebub e da tutto l'Inferno. Avevamo intenzione di festeggiare questa nostra vittoria verso il Paradiso, in modo anche da poterti celebrare e forse farti salire di grado."
Crowley aveva già deciso di voler terminare rapidamente quella conversazione. La sola idea di essere premiato per una cosa così orribile lo disgustava.
"Beh, l'angelo non è ancora caduto. È presto per festeggiare, non ti sembra? Vai a dire a Beelzebub che non posso allontanarmi dal mio compito."
Eric sbatté le lunghe ciglia un paio di volte "Ne... sei sicuro?"
"Sicurissimo. Sono molto diligente riguardo il mio lavoro da demone."
Mai Crowley aveva detto una bugia più grande, neanche quando aveva affermato davanti ad Aziraphale con una falsissima sicurezza di non aver mai guardato una sitcom in vita sua.
Poi gli aveva detto la verità qualche tempo dopo, ma solo perché continuava a citare a sproposito Golden Girls.
E Friends.
E tutto il resto.
"È così ammirevole. Ancora ricordo quando sei riuscito a causare la rivoluzione Francese, pazzesco!"
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The Fall | Good Omens
FanfictionNon è passato moltissimo tempo dal mancato Armageddon e tutto è ancora molto strano. È strano abituarsi nuovamente alla tranquillità, così come è strano abituarsi ai propri sentimenti. Eppure per Crowley e Aziraphale sembrerebbe essere arrivato il...