Capitolo 25

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Crowley, o Raphael che dir si voglia, impiegò tempo per ogni cosa. Per tornare alle sue vecchie funzioni, prima di tutto, ma anche per elaborare un piano.

Vedere vecchi nemici, tanta gente che nella guerra aveva puntato la lama contro di lui, era disturbante. Alcuni lo trattavano con rispetto, altri sembravano fare di tutto pur di metterlo in dubbio. A Crowley effettivamente importava di essere considerato valido tra gli angeli, ma solo in funzione della propria facciata ben nascosta. Cercava di essere entusiasta, interessato, collaborativo. Sorrideva a Gabriel, finse delle scuse e disse di essere terribilmente dispiaciuto di essersi ribellato e soprattutto di aver fatto fallire il piano Armageddon. Riprese persino l'aspetto del vecchio Raphael, iniziando a indossare abiti candidi e a portare i capelli lunghi ben oltre le spalle. A un occhio esterno, sembrava che le cose per lui si stessero mettendo decisamente bene, nonostante tutta quella situazione sembrasse rigida e forzata. Ma quella era solo una facciata, e Crowley non era felice né soddisfatto nella propria posizione.

Avrebbe avuto voglia, tanto per essere fini, di far mangiare merda a tutti quelli che lo circondavano. Li odiava per la loro indifferenza, per la loro artificialità, ma soprattutto li odiava perché a causa loro Aziraphale era solo, completamente solo. E non vi era modo di sapere come lui stesse. 

Nonostante fosse un Arcangelo, i suoi colleghi gli impedivano di scendere sulla terra, logicamente dubbiosi della sua fedeltà.

In realtà, a Crowley veniva abbastanza difficile definirsi così. Di nascosto, in privato, egli si era guardato le ali, grigiastre. Alla fine era arrivato alla conclusione che non sarebbero diventate più chiare di così. Dopo un po', semplicemente, non vi era stato alcun cambiamento, avevano smesso di schiarirsi. Sembrava quasi che fosse rimasto bloccato a metà strada.

L'unica cosa che poteva fare in quel periodo era osservare e cercare una via d'uscita. Guardarsi attorno, osservare, esaminare, cercare di non andare troppo nel panico, eccetera eccetera. Non aveva svelato a nessuno i suoi piani, ovviamente, ma sperava perlomeno di poter vedere Ambriel, di poter chiedere a lei. Purtroppo sembrava essere vispa ed elusiva, sempre occupata a lavorare con altri angeli o a correre da un ufficio all'altro.

Tutto ciò che aveva potuto capire fino ad allora era che:

Primo, vi era un ingresso principale collegato alle scale mobili dell'edificio di copertura H&H, a Londra. Ovviamente era controllato da un portiere.

Secondo, come un tempo, sulla Terra potevano essere evocati cerchi angelici per aprire passaggi verso il Paradiso, non viceversa.

Terzo, vi erano una serie di scale secondarie, ascensori e uscite di emergenza. Tutti controllati.

Quarto, il più interessante, sotto la supervisione di un angelo di grado piuttosto alto, appartenente alla terza sfera, era possibile creare dei collegamenti diretti non solo con la Terra, anche con lo stesso Inferno. Nessun Trono, però, né un Serafino o un Cherubino gli avrebbe mai dato un permesso del genere.

Crowley si costringeva a non farsi prendere d'assalto dalla preoccupazione perché era letteralmente l'unica cosa che poteva fare. Se avesse iniziato a piangersi addosso sarebbe stato meno efficiente. E se vi fosse stata una e una sola possibilità di tornare da Aziraphale, lui doveva coglierla il più velocemente possibile. Non lo avrebbe lasciato soffrire un secondo di troppo.

Eppure, dopo quasi un mese, la situazione stava diventando disperata. Aveva le mani legate, era senza aiuti, non aveva nuove idee. Almeno, ne aveva, ma nessuna era abbastanza buona. O anche solo lontanamente buona. No, nulla del genere.

La migliore, al momento, prevedeva di svanire in una nuvola di fumo durante una riunione, travestirsi da Gabriel e correre giù dalle scale mobili pregando che non lo riconoscessero.

E se fosse stato costretto a fare una cosa del genere allora voleva dire che la situazione era seriamente molto, molto grave.

Infine, incontrò Ambriel. Fu quasi per caso, in realtà. Lei stava camminando lungo un corridoio portando un grosso pacco di scartoffie, Crowley la vide e quasi le corse dietro, iniziando a parlarle "Ho bisogno di andare via da qui."

"Non dire idiozie. E' meglio se torni a sgobbare e basta, Raphael."

Il quasi-demone voltò lo sguardo di scatto quando vide aprirsi una porta. Gabriel gli fece uno dei suoi soliti sorrisi da faccia da schiaffi (ovviamente ora gli veniva comodo, giusto qualche tempo prima lo aveva definito "imperdonabile"). Ricmbiò il sorriso, odiandosi un po' di più, e mentre passava di fianco all'arcangelo disse "Certo, ma devo avere quelle fotocopie sulla scrivania entro un'ora, data la situazione preferisco fare in fretta, capisci?"

Gabriel li oltrepassò, Ambriel alzò la testa verso gli occhi ambrati del rosso e quasi sibilò "Qui mi vedono già tutti male, non mettertici anche tu."

"E' assolutamente necessario. Devo tornare all'Inferno e salvare Aziraphale."

"Oh certo. Devi. Ascolta, quasi tutte le persone a cui voglio bene se ne stanno laggiù, ma spesso tornano sulla Terra. Tornerò anche io, e se fai il bravo anche tu. Ma se incasini la situazione non otterrai nulla di buono, potrebbero abbassarti di grado. O giustiziarti, chissà."

"Non posso aspettare tre secoli quassù."

"La gente si abitua a tutto. Aziraphale si abituerà all'inferno meglio di quel che pensi, probabilmente."

"Non me la bevo."

"E comunque, anche volendo, non posso aiutarti, lo capisci questo?"

Ambriel entrò in una piccola stanza dove si mise a fare fotocopie, voltando le spalle a Crowley. Lui rimase indietro di un passo, senza avere alcuna intenzione di arrendersi. 

"So che ci deve essere un qualche modo. Posso... se riesco a tornare all'Inferno e poi sulla terra ti farò arrivare della vodka di contrabbando."

"... certo - Ambriel finse una risata - Dopo che sia te che il tuo amico vi sarete inimicati qualsiasi fazione immaginabile mi farai arrivare una bella bottiglia di vodka liscia, con un francobollo con sopra il Big Ben e un segno che dice fragile sulla scatola. O preferisci portarmelo di persona? Mi farai da ragazzo delle consegne?"

"Sono molto, molto serio."

"E io non sono nient'affatto convinta, come la mettiamo?"

Crowley sbuffò, passandosi una mano tra i capelli lunghi "Che ne diresti se... tu venissi giù con me?"

"Ci faremmo entrambi catturare, così. Almeno non sarai il solo a farsi bruciare vivo."

Quella frase fece scattare un qualche clic nella testa di Crowley. Fece due più due, fece caso a un dettaglio così enorme, così palese, che si diede dello stupido e dell'idiota per non averlo notato prima, per non averci pensato.

Il fuoco, il fuoco!

"Ambriel - disse, lo sguardo finalmente illuminato, prendendo l'angelo per una spalla - Ho avuto un'idea geniale."

"Buon per te...?"

"Avrai la tua vodka - disse, uscendo dalla stanza - E io, io riavrò Aziraphale."

The Fall | Good OmensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora