18. Una vita in frantumi

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È passata una settimana da quando sono stata male, ma i miei amici continuano a trattarmi come un inferma.

«Rose, posso imboccarmi anche da sola, grazie» Chris al mio fianco ride quando prendo la forchetta dalla mano della Cheerleader di forte a me.
«I dottori hanno detto che non devi sforzarti»
«Si, per uno o due giorni, ma ormai è passata una settimana. E poi non credo che alzare la forchetta e masticare sia uno sforzo sovrumano»
«Quindi niente trenino?»
«No. Niente ciuf ciuf» I ragazzi seduti al nostro tavolo scoppiano in una fragorosa risata mentre la cheerleader mette il broncio.

Chris mi posa una braccio sulle spalle e mi da un bacio sulla bocca.
Orami tutti qui alla Crow High sanno che stiamo insieme, anche se lui sembra terrorizzato da questa etichetta.
«Rose però ha ragione. Non credo che iniziare gli allenamenti sia una buona idea»
«Ne abbiamo già discusso»
«In realtà io ne ho parlato mentre tu hai fatto finta di ascoltarmi»
«Infatti, quindi ne abbiamo già discusso, e siamo arrivati alla conclusione che ho ragione io» Lo bacio a mia volta con un sorriso stampato in faccia.

Il mio stato di salute è migliorato, anche se ho ancora dei giramenti di testa momentanei. Ogni volta che non mi sento bene Chris sbianca e va nel panico. L'altro giorno ho avuto una fitta alla testa così dolorosa che, per un secondo, ho perso l'equilibrio. Quando sono riuscita a reggermi sulle mie gambe mi sono girata verso di lui. Era pallido e stava sudando. Per un momento ho pensato che stesse per avere un infarto, ma poi mi ha presa in braccio e portata di corsa in infermeria, quando in realtà era lui quello che sembrava in fin di vita.

«Devo andare in bagno. Ci vediamo sta sera, va bene?» Quando mi alzo mi prende per un braccio facendomi cadere sopra le sue ginocchia.
Mi bacia come se fossi ossigeno e lui stesse morendo affogato.
«Lascia la finestra aperta. Non voglio rischiare di svegliare i tuoi. Tuo padre mi fa paura» Dive sfiorandomi le labbra. Ridacchio come un imbranata dandogli un veloce bacio sulla guancia.
«D'accordo»

Quando entro nel bagno la prima cosa che noto è che non c'è nessuno, ma un rumore strano mi fa pensare il contrario. Mi avvicino alla porta centrale di un gabinetto sentendo una ragazza soffocare qualche singhiozzo.
Busso lentamente prima di parlare.
«Hey va tutto bene?»
«Si, tutto apposto»
«Sophie sei tu?»
Una risata amara mi fa indietreggiare.
«Wow deve essere il mio giorno fortunato se Helena Hale pronuncia il mio nome senza deridermi» Dice con tono canzonatorio.
«Non lo farei mai...»

Apre la porta e io mi sposto per farla passare. Ha il viso arrosato e gli occhi gonfi.
«Smettila di dire cazzate! Tu e le tue tirapiedi ci godete a prendervela con quelli come me. Ti credi invincibile solo perché sei ricca e bella ma ti dico una cosa» Si avvicina a me come una furia fermandosi ad un palmo dal mio viso.
«Ora sarai pure la reginetta di questa scuola, ma questo è il tuo ultimo anno e quando tutto sarà finito le persone si dimenticheranno di te. Perché so che quello che vedo adesso è solo una maschera che indossi per sentirti più forte, ma in realtà non sei niente»

Mai. Mai avrei immaginato di sentire parole del genere uscire dalla sua bocca. Ha ragione, o meglio, quasi. Io so di essere molto di più di quello che gli altri vedono. Tutti pensano che sono solo una balla ragazza un po' stronza ma sono molto di più.

La mia voce è gelida, quasi non mi riconosco.
«Esci da qua»
«Scusami? Non puoi mandarmi via! Questo non è il tuo fottutissimo bagno»
«Hai ragione su una cosa. Questo è il nostro ultimo anno e mi basta davvero poco per rovinarti questi ultimi mesi. Quindi, se non vuoi farmi arrabbiare ancora di più, esci da questo bagno!» Mi lancia un occhiataccia prima di prendere la sua cartella sporca di terra e andarsene, lasciandomi finalmente da sola.

Mi volto verso lo specchio respingendo le lacrime. Io non ero così. La mia vita prima di tutto questo era diversa. Certo, sono sempre stata una stronza, ma non me la sarei mai presa con i più deboli. So cosa si prova nel sentirsi esclusi.
Eppure, mentre guardo il mio riflesso, vedo una ragazza bellissima, ma solo grazie al trucco, con indosso la divisa troppo corta e troppo appariscente delle cheerleader. Sembro falsa, ed è così che mi sento.

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