20. Fino all'ultimo respiro

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Guardo il bellissimo ragazzo davanti a me che ha appena detto una cavolata stratosferica.
«Che diavolo significa "un ultima volta"?» Ringhio.
«Niente, tranquilla. La stanchezza mi fa delirare»
Lo prendo per una mano e lo faccio sedere sul letto.
«Dove sei stato tutto il giorno? Cosa hai fatto? Con chi eri? Mi hai lasciata da sola. Sei uno stron-»

Mi prende per i fianchi e mi fa sedere sopra di lui.
«Calmati furia. Ero a casa, da solo. Non mi sentivo molto bene ma non riuscivo a starti lontano. Ho provato ha chiamarti mille volte ma non hai risposto»
Il ricordo di come ho lanciato contro il muro, e poi calpestato, il mio telefono mi ritorna in mente.
Forse sono stata un po' troppo impulsiva.
"Tu dici?"

«Il mio telefono è esploso» Annuisco felice come se non avessi appena detto una cavolata. Inarca un sopracciglio guardandomi in modo strano.
«Okay... Comunque volevo farmi perdonare» Mi bacia il collo delicatamente e io chiudo gli occhi in estasi.
«Uhmm non so. Sono davvero molto arrabbiata con te. Ci vorrà un po' e ti dovrai sforzare per farti perdonare»
«Per te farei di tutto. Tutto»
Mi guarda con quegli occhi blu e mi sento scogliere.
«Chris. Io credo di.... Si insomma credo di amarti» Sussurro l'ultima parola e lui mi guarda come se avessi insultato Babbo Natale.
«Cosa?» Sbuffo irritata.
«Hai sentito, non farmelo ripetere. So che tu non provi lo stesso per me, ma io...»

Panico.
Ho appena realizzato quello che gli ho detto.
Oh. Mio. Dio.
Sono una cretina.
"Si, lo sei"

Mi alzo in piedi cercando di regolarizzare il respiro.
«Perché mi guardi così?» Sento gli occhi bruciare ma non piangerò. Forse.
«Tu mi ami?»
«Io...»
«Helena rispondi. Mi ami?»
Ripenso alla prima volta che l'ho visto. Era il mio primo giorno alla Crow High School e mi ero persa. Stavo cercando l'aula di Spagnolo ma non la trovai. Vagai per i corridoi vuoti fino ad arrivare sul tetto. Volevo prendere una boccata d'aria quando lo vidi. Allora aveva meno muscoli e i capelli leggermente più lunghi ma la prima cosa che pensai quando lo vidi fu: Mio. Lui doveva essere mio.
Guardava il cielo imbronciato finché non mi vede. Per un po' rimanemmo a fissarci come due imbranati finché non mi schiarii la voce.

«Hey ciao. Mi chiamo Helena. Sono nuova» Gli porgo la mano con fare cordiale ma il ragazzo misterioso mi continua a guardare senza battere ciglio .
«Ti sto disturbando?» Scuote la testa come per mandare via un pensiero e si avvicina a me.
Pochi centimetri ci dividono eppure a me sembrano chilometri.
Sfiora la mia mano con un dito come se volesse assicurarsi che sia vera.
«No, non mi hai disturbato principessa. Chiudi la porta quando hai finto»
«Non mi dici neanche come ti chiami?»
«Lo scoprirai presto»
I suoi occhi blu si posarono un ultima volta su di me prima di andarsene, lasciandomi da sola.

Se qualcuno mi avesse chiesto di descrivere Chris con tre aggettivi la prima volta che lo vidi avrei risposto: Freddo, distaccato e bellissimo. Ma se me lo chiedessero adesso direi solo: Mio.
«Si, ti amo»

Mi coglie alla sprovvista baciandomi con irruenza. Non era uno dei nostri soliti baci. È dolce, come se avesse paura di farmi male, ma allo stesso tempo le sue mani vagano sul mio corpo desiderose di sentirmi.
Pelle contro pelle.
Due cuori che battono, eppure a me sembra di sentire il battito di un solo cuore. Il nostro.

Rotoliamo sul letto mentre mi bacia il viso.
«Ripetilo»
«Ti amo»
«Dillo ancora» La mia maglietta scompare lasciandogli campo libero per baciarmi il petto.
«Ti amo Chris»
Gli accarezzo il viso con le dita, sentendo la morbidezza delle sue labbra con il mio pollice.
Prede la mia mano e se la porta alla bocca baciando ogni graffio.
«Ti amo anch'io. Ho capito di amarti dalla prima volta che ti vidi. Eri così bella e sorridente, ti volevo, ti voglio»

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