Tutto cominciò per via dei miei genitori. Mi sentivo non amata, non desiderata e molto, molto frustrata.
Volevano che io diventassi la figlia perfetta, ma non lo sono mai stata. La mancanza di amore causata dal loro odio mi faceva sentire un enorme vuoto, proprio al centro del petto, una sensazione orribile, che riesci a capire solo se la provi.
All'età di 14 anni, per caso, iniziai a parlare di sesso con un mio amico, e sentii come se qualcosa stesse coprendo pian piano quel vuoto, che tanto odiavo.
Così, sempre a 14 anni, ebbi la mia prima relazione sessuale, con un ragazzo di 18 anni. Dopo averlo fatto mi sentivo finalmente piena, ma ovviamente quella sensazione era momentanea, poco tempo dopo iniziai a sentire il bisogno di farlo ancora, e ancora.
I miei genitori, alla quale non importava cosa facessi o dove fossi, non si accorsero di nulla, così a 15 anni decisi di passare ad un livello successivo: chiedere soldi ad ogni mia prestazione. Era una cosa sbagliata, lo so, ma mi sentivo finalmente senza dei pezzi mancanti, e in più mi ritrovavo una manciata di soldi in tasca.
Quei soldi iniziai a metterli da parte quando capii che la mia band preferita erano gli Avenged Sevenfold, e che avrei voluto seguirli nei loro concerti.
Iniziai ad avere pochi "clienti" all'inizio, ma quasi a 16 anni, divenni una delle ragazze più accreditate per le relazioni, specialmente perchè ero una delle poche che lo faceva con voglia, e non per obbligo e anche perchè ero una ragazza discreta, che non avrebbe mai spifferato le sue relazioni a qualcuno.
In quei due anni passati ad avere delle relazioni cambiai molto. L'odio verso i miei genitori aumentava sempre di più, e capii che con loro non sarei riuscita a vivere. Più i giorni passavano e più mi rendevo conto che facevano di tutto per prendere la mia autostima e calpestarla, proprio come si fa con la cicca di una sigaretta. Anche il mio fisico cambiò: da essere in carne, divenni abbastanza magra, in più il mio viso era diventato molto carino. In poche parole, ero diventata una ragazza piacente, e non mi disturbava affatto, dato che in quello che facevo era importante.
L'unica cosa per cui ringrazio mia madre, è che mi ha insegnato a parlare fluentemente l'inglese, dato che proviene da una cittadina Americana.
Ero molto entusiasta del gruzzolo che ero riuscita a mettere da parte, specialmente per il fatto che avevo ideato un piano, che salvo imprevisti, sarei riuscita ad attuare.
Avevo prenotato il biglietto per il concerto dei Sevenfold, che pochi giorni dopo, ci sarebbe stato proprio nella mia città, proprio a Milano.
Ma avevo preparato tutto per seguirli, avevo il necessario per almeno altri cinque concerti. Comunque in quegli ultimi giorni in cui avrei vissuto con i miei genitori, prima di scappare, decisi di raccimulare altri soldi, quindi, a novembre, quando un cliente mi contattò, gli diedi appuntamento alle 22.00, ma lui decise il luogo in cui ci saremmo visti, un bar molto discreto, frequentato principalmente da gente piena di soldi e che non voleva paparazzi in giro,situato vicino il centro di Milano.
Come di consueto, misi un abitino corto, scollato e rosso, infine presi una borsa, in cui misi dei preservativi, la carta di credito che conteneva tutti i soldi che ero riuscita a guadagnare e i miei documenti. Non mi truccai, ma misi soltanto del rossetto rosso fuoco sulle labbra, dopo di che uscii, dirigendomi verso questo bar.
All'entrata c'era un body guard. Era quasi il doppio di me in altezza, e in larghezza il triplo. Mi sentivo così piccola ed insignificante, in più la sua visione mi intimoriva parecchio. Gli dissi in fretta il mio nome, lui controllò minuziosamente la lista che stringeva tra le mani e quando lo vide, si spostò, facendomi entrare.