Parallel moments

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*Arin's P.O.V.*

Mi sembrava tutto così strano, impossibile. E se fosse solo un incubo? Come potevo risvegliarmi?

In men che non si dica arrivai sul mare: il posto migliore per pensare.

Mi sedetti vicino al molo, lasciando che il vento, stranamente tiepido, mi scompigliasse i capelli. Respirai quella brezza, a pieni polmoni, e subito sentii il magone che mi si era formato sullo stomaco alleggerirsi. Mi lasciai andare, sdraiandomi con la pancia verso il cielo, e ammirando quell'immensa distesa blu, che qua e là veniva interrotta da delle candide nuvole. 

La pace che si poteva avere in quel posto, era unica, speciale. Ma improvvisamente fu rotta dai singhiozzi di una persona, anzi, di una ragazza, che conoscevo ormai dai anni.

Mi diressi verso di lei, senza  pensarci. 

"Chanel, che hai?" Posai una mano sulla sua spalla. Lei aveva il viso coperto dalle sue stesse mani.

"Arin, v-và via." La sua voce era maledettamente rotta dal pianto. Intravedevo i suoi occhi rossi, e il mascara colato sulla sua guancia morbida. 

"No, ora mi dici cos'hai." Ero più testardo di una pietra. Mi sedetti accanto a lei ed aspettai. La sentii sospirare.

"Che ci fai qui? Non dovesti stare dalla tua puttana? Quella Jessie?" Sentivo note di gelosia nella sua voce, mi faceva quasi tenerezza, ma non sopportavo l'idea che desse della puttana a Jessie, anche se mi aveva lasciato, anche se mi aveva ferito.

"Mi ha mollato. E non è una puttana. è solo troppo giovane." Gli risposi freddo.

"Ti posso chiedere una cosa?" Mi disse tremante.

"Spara." Guardai il mare.

"Se non fossi stato fidanzato con Jessie, ti saresti messo con me?" Sentivo il suo sguardo su di me.

"Probabilmente si. Ma una cosa che non sopporto è che dai della puttana a Jessie, lo giuro, ti odio quando lo fai." Le accarezzai una gamba, per calmarla, dato che le lacrime continuavano a scorrerle lungo le guance.

"M-ma...come potevo non dirglielo? Lei si era preso ciò che per me era più caro, si era impossessata di te. E tu dovevi essere mio. Ma evidentemente mi sbagliavo." Sputò acida.

Quindi stava male per me? E se fossi stato così cieco da non aver capito che in realtà Chanel fosse la ragazza adatta a me? Mi stavo riempiendo di confusione. Quella ragazza ci riusciva sempre.

Impulsivamente l'abbracciai. 

"Sai, non è mai troppo tardi. Potremmo uscire ogni tanto." Vidi sul suo volto formarsi un sorriso. In fondo aveva sacrificato un sacco di cose. Aveva lasciato tutto e mi aveva iniziato a seguire, solo per potermi parlare. Dovevo darle una possibilità. Poi non era nemmeno brutta come ragazza. 

Ci lasciammo andare entrambi sulla sabbia, parlando, e ricordando il passato, e quasi magicamente, il pensiero di Jessie, che mi assillava, sparì, come le onde dopo essersi infrante sugli scogli.

*Jes P.O.V.* 

Mi diressi immediatamente nella camera di Brian. Aprii pian piano la porta, lui era sul letto, mentre guardava alcune cose su un ipad.

Si girò verso di me, sorridendomi. Quel sorriso mi folgorava. Causava un brivido che percorreva ogni singolo osso che avevo in corpo.

"Com'è andata?" Mi chiese subito.

"Non lo so. Se n'è andato". Abbassai lo sguardo. Speravo con tutto il cuore che non l'avesse presa troppo male.

"Dai, stare solo lo farà riflettere un pò." Posò il suo sguardo su di me, poi iniziò a battere la mano sul letto, facendomi capire che voleva che mi sdraiassi accanto a lui.

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