We are alone now. Pt.2

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Dopo quello che mi aveva confessato, decisi di provocarlo, di continuo. Il mio obiettivo era quello di portarmelo a letto, possibilmente da sobrio.

Ero curiosa e quasi ansiosa di conoscere il lato cattivo di Arin, quello violento, da macchina del sesso.

Anche solo pensare a lui in quel modo mi faceva fremere, e un brivido percorreva la mia schiena.

Finimmo di pranzare, e senza dire nulla mi sdraiai sul letto, proprio accanto a lui, che stava giocherellando con le sue bacchette.

Iniziammo a parlare. Mentre scherzavamo e ridevamo iniziai a giocherellare con il suo ginocchio, fino a che non posai la mano sulla sua coscia. 

Lui non aveva ancora capito cosa volessi fare, anzi dove volessi arrivare, ed era tranquillo.

Pian piano, resi la distanza tra la mia mano e la cerniera molto piccola: le mie dita erano alla base delle sue cosce. 

Millimetri di tessuto dividevano la mia pelle dalla sua, mentre pochi centimetri mi distanziavano dal cavallo dei suoi pantaloni.

"Baby, già ti sei scordata cosa ti ho detto?"

Sbuffai. "Ma...ma...io...cazzo sei invitante Ar! Poi che male c'è? Una botta e via!" Dissi facendogli la linguaccia.

"Ahh. Jes lascia perdere, non mi vorresti vedere in quel modo, credimi."

Invece no. Io volevo proprio vederlo così. 

Ma decisi di non dire nulla, di finire in quel momento il discorso. Spostai la mano, che lui stranamente non aveva deciso di rimuovere. Che stesse per cedere? 

"Va bene, vado a farmi una doccia."

"Ok, se ti serve qualcosa sono qui!" 

"Vaaa bene!"

In realtà avevo bisogno di qualcosa, subito. Qualcosa che lui aveva, ma che non voleva usare, e sono certa che sapete di cosa sto parlando.

Presi in fretta le robe pulite e profumate dallo scaffale, e mi diressi verso il bagno. Non chiusi la porta, nel caso cambiasse idea, nel caso volesse raggiungermi, anche se sapevo che sarebbe stato impossibile, ma alla fine la speranza è l'ultima a morire! 

Iniziai a spogliarmi, in modo meccanico, totalmente immersa nei miei pensieri.

Perchè faceva così? Non poteva semplicemente lasciarsi andare? Prima di entrare nella doccia pensai 'Dio, se davvero esisti fallo venire qui!'.

Poggiai i miei piedi caldi sulla ceramica fredda, chiusi il vetro opaco, e aprii il getto d'acqua, che era tipida, come sempre.

Dopo aver messo lo shampoo, mentre mi stavo sciacquando per rimuovere la schiuma, l'acqua divenne gelida, più gelida di quella del polo nord.

Feci finta di nulla per un pò di minuti, il tempo di finire di mettere il balsamo e di lavarni, dopo di che girai del tutto la manopola dell'acqua calda, nella speranza che la temperatura aumentasse.

Il freddo mi stava iniziando a gelare il cervello. 

"Cazzo Ar, vieni subito qui! L'acqua è gelida!"

Da grande genio, lasciai il getto dell'acqua aperto, giusto per farmi scimunire un pò di più.

Ar si precipitò nel bagno, aprendo il vetro e chiudendo subito l'acqua. Poi mi guardò, dalla testa ai piedi. Il suo sguardo sembrava diverso, era la prima volta che mi vedeva del tutto nuda.

Dopo avermi fatto quella che definirei una radiografia, scrollò la testa, come per scacciare i cattivi pensieri che probabilmente stavano riempiendo la sua testa.

"Jes, hai le labbra viola."

Io feci spallucce, lui prese un asciugamano.

"Vieni qui." 

Mi coprì e mi riscaldò. 

Lo guardai negli occhi, gli presi la mano. 

Avvicinai le mie labbra alle sue orecchie e gli sussurai:

"Lasciati andare.Voglio solo giocare"

Gli baciai il collo, salendo, fino ad arrivare alle sue labbra. Era ancora un pò rigido, ma quando passai la mia lingua sulle sue labbra lui fremette, lasciandosi finalmente andare. 

Mi accarezzò i capelli bagnati, mi baciò. Emanava un'energia fortissima, ero riuscita a farlo cedere, ce l'avevo fatta.

Continuammo a baciarci, per un pò di tempo, poi lui prese l'iniziativa, sedendosi sulla panca di marmo nero che ornava il bagno.

Io mi sedetti a cavalcioni su di lui, che iniziò a palparmi il seno. Accarezzavo le sue spalle, dolcemente, cercando di essere il più possibile sensuale. Le mie spalle erano semi-coperte dall'asciugamano, mentre il resto del corpo era del tutto scoperto.

Doveva essere tutto eccitante,Ar doveva capire che non c'era nulla di male.

Gli abbassai i pantaloncini, palpandogli l'erezione, che era coperta e trattenuta dai boxer. I baci si facevano sempre più passionali, e lui palpava sempre più in basso.

Tutto stava andando per il meglio, stavo iniziando a sentirmi soddisfatta.

Fino a che lui non si irrigidì, spostandomi.

"No Jes,no! Cazzo no!"

Lo guardai andarsene, chiudendosi nella nostra stanza. Io mi rivestii.

Cosa era andato storto? Non gli ero piaciuta? Non sapevo come giustificare quella sua reazione. Ormai era fatta, mancavano pochi minuti. Che palle!

Erano quasi le 17.00, avevo finito di asciugarmi i capelli, e sentii suonare il campanello: erano tornati gli altri.

Arin non era ancora uscito dalla stanza, stavo iniziando a preoccuparmi. Presi Zacky (che sapevo essere il suo migliore amico) da parte.

"Zacky ti prego, Ar è chiuso da più di mezz'ora in camera, puoi andare a vedere cos'ha?"

Il suo viso era preoccupato, quasi immediatamente si diresse nella stanza.

Per l'ora di cena (Più o meno le 20.00) eravamo tutti intorno al tavolo, a mangiare le nostre pizze calde. Per fortuna c'era anche Ar, che non riusciva a guardarmi negli occhi.

Notavo gli sguardi che mi lanciava Johnny, sapevo che erano quel genere di sguardi. 

Non fui l'unica ad accorgermene, anche Zacky lo vide.

Subito dopo cena, il chitarrista mi guardò e mi prese per mano, portandomi nella sua stanza. 

"Dimmi Zacky!"

"Niente non volevo che quel balordo di Johnny ti portasse a letto. Oggi mi ha detto dalle tremila alle seimila volte che gli sei piaciuta ieri sera e che voleva portarti a letto. Ma dato che Arin mi ha detto delle cose preferisco che tu stia qui con me a parlare."

"Che ti ha detto? Arin intendo.."

"Ehi, è il mio migliore amico, questi sono segreti di confessione!"

Disse ridendo. Ci sedemmo sul letto.

"Cosa devo fare?"

"Ahhh, niente non puoi fare niente. è lui che ha deciso di lottare contro se stesso."

"Ma non voglio che si allontani da me, cazzo, per me la sua amicizia è importante."

Lui mi guardò, sorridendomi. Mi accarezzò la guancia. 

"Diglielo,capirà. Tanto non potrà evitarti, tranquilla."

Lo abbracciai. 

Poi lui riprese. 

"Comunque io non ho capito una mazza di quello che ti è successo e di come sei  finita in questa gabbia di matti." Mostrò un sorriso da ebete, che mi fece ridere a crepapelle.

Decisi di raccontargli tutto il mio passato, anche del sogno che feci riguardante Arin, e quella sera, capii di aver trovato anche io un migliore amico, che sapeva ascoltarmi e che poteva aiutarmi.

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