*Arin's P.O.V.*
Erano passati due giorni dall'accaduto.
Avevo paura. Di guardarla, di toccarla, di farle del male, di tornare ad essere il mostro di prima. Non riuscivo nemmeno a parlarle.
Stavo combattendo contro me stesso.
Zacky mi aveva detto di stare tranquillo, perchè non le avrei fatto niente. Ma come avrei potuto essere tranquillo? Ero sicuro che sarebbe successo qualcosa di brutto.
Anche solo guardarla, mi faceva pensare a dei film erotici assurdi, e questo mi convinceva maggiormente che nulla mi avrebbe fermato se avessi ottenuto il suo corpo.
Eppure sentivo che qualcosa di diverso c'era. E proprio quel "qualcosa" mi aveva fatto abbassare la guardia, portandomi quasi ad avere dei rapporti con lei.
Era tutto così strano! Per la prima volta il cervello iniziò ad analizzare l'opzione che mi stesse iniziando a piacere una ragazza, quella ragazza.
Ma sapevo che avrei dovuto troncare quei sentimenti sin dall'inizio. Lei non mi avrebbe mai amato. Era uno di quegli spiriti ribelli e liberi, che di fidanzati ne non vogliono proprio sapere.
La conoscevo da poco, eppure sapevo che qualche suo aspetto stava facendo muovere qualcosa dentro il mio cuore, e anche tra le mie gambe.
Tantissimi pensieri invadevano la mia mente: prima fra tutti la possibilità che questa leggera cotta potesse diventare qualcosa di più.
Ma no, non sarebbe dovuto o potuto succedere! In primis per i problemi che avevo con i rapporti sessuali.
Parlando con Zacky e gli altri decidemmo di prenderci tutti una pausa: saremmo andati in un paesino sperduto della Spagna, a far visita a degli amici di Felicia e anche ad i suoi famigliari, che non la vedevano da tanto tempo.
Almeno così mi sarei potuto tranquillizzare, e avrei potuto scacciare dalla mia mente tutti i pensieri maliziosi (e non) su Jes. Lei doveva essere solo un'amica. La mia cotta doveva passare.
*Jes P.O.V.*
Finalmente ce ne saremmo andati da Milano. Ero stanca di nascondermi!
Per fortuna Arin stava tornando a parlarmi, anche se notavo la sua rigidità, la sua ansia.
Lui doveva solo stare tranquillo, ne avevo viste di persone maldestre durante i rapporti! Ero certa che lui non fosse uno di questi.
Saremmo partiti la sera stessa, dopo aver ritirato da un amico dei documenti falsi per me.
Il tempo era poco: sarei dovuta andare da Arin per parlare, perchè non volevo che il nostro rapporto diventasse freddo, io avevo davvero troppo bisogno di lui.
Quindi mi diressi nella nostra stanza, dove lui stava preparando le valigie.
"Ar..." Dissi a bassa voce. Lui si voltò verso di me, sorridendomi.
"Dobbiamo parlare." Lo dissi con un tono rigido, sperando che lasciasse perdere i vestiti e venisse verso di me, mi rendeva nervosa vederlo camminare avanti e indietro. Invece no, continuò a muoversi.
"Ar, cavolo, fermati!" Quasi glielo urlai. Lui immediatamente si fermò, mi guardò con fare interrogativo, poi capì e si sedette vicino a me.
"Dimmi." Mi sorrise. Io sospirai.
"Beh ecco, io non ce la faccio. Non resisto ancora. Ho bisogno di averti come amico, di parlarti. La freddezza con cui parliamo mi sta uccidendo. Se ti fa stare meglio fà finta che non sia successo niente, davvero, ma ho bisogno di te, ho bisogno dell'Arin che mi ha accolto a braccia aperte a casa sua, nella sua stanza, nella sua vita. Cazzo Arin, sei una delle poche persone importanti della mia vita, non voglio perderti per così poco!"