Erano le otto in punto, eravamo all'aereoporto di Milano. Nel fare i biglietti, io e Arin prendemmo i posti vicini.
Saremmo scesi a Madrid, quindi il viaggio sarebbe stato lungo.
Non avevo mai lasciato Milano, sentivo un pò d'ansia salire, pian piano. Non sapevo cosa mi sarebbe successo fuori dal mio paese, non sapevo cosa avrei fatto, con chi sarei stata. In realtà non sapevo proprio niente sulla mia vita. Era un'avventura, tutta da scoprire.
Mi stavo rendendo conto che stavo diventando più fragile di prima, il che non mi piaceva per niente. Io dovevo essere la ragazza forte, senza sentimenti, che viveva la vita come le capitava.
Avevamo già lasciato le nostre valigie, dovevamo solo salire le scale e sederci ai nostri posti.
Mi sedetti, il viaggio sarebbe durato meno di tre ore, mi sarei potuta addormentare, ma non avevo voglia di farlo.
"Cosa facevi prima che ti conoscessi? Scuola, Hobby?" Mi chiese Arin, giusto per parlare un pò.
L'aereo partì, io parlai.
"Andavo al liceo scientifico, ma senz'altro mi avrebbero bocciata per le assenze, facevo spesso filone. Per quanto riguarda i miei Hobby... beh bere, fumare, fare stronzate e scopare, bello no?" Gli dissi sorridendogli.
Lui non ricambiò, anzi contrasse le mascelle.
"Jes, la vita è importante lo sai?"
"Non per me, almeno non quando vivevo con i miei genitori". Lo guardai in modo strano, non poteva farmi una paternale, non adesso. In fondo, vivevo così perchè odiavo la mia vita, non avevo alcun motivo di rimanere sulla terra, quindi facevo di tutto, senza preoccuparmi della mia incolumità.
Si voltò verso di me, in modo da guardarmi meglio.
"Jessie, piccola, io voglio solo farti capire che non si può vivere sempre nella ribellione e nell'assoluta libertà."
Non capivo, davvero. Io ero ribelle e libera, e mi piaceva, come avrei potuto non vivere così? Quel suo discorso mi stava irritando.
"E quindi? Arriva al punto, odio quando le persone usano dei giri di parole." Gli dissi con un tono freddissimo, il più freddo che abbia mai usato in 17 anni della mia inutile vita. Ah, no forse non era del tutto inutile, era utile alle persone che facevo stare bene, che godevano per mezzo del mio corpo.
"E quindi dovresti iniziare a mettere la testa a posto, specialmente ora che non sei più con i tuoi genitori."
Mettere la testa a posto? Ero confusa. Non gli risposi, mi girai verso il finestrino, giusto per non guardarlo, per non parlare ancora. Non capivo il perchè quelle parole mi avessero fatto così male.
Continuai a ripensare a ciò che mi aveva detto, sembrava come se quelle parole si divertissero a ballare nella mia mente. In quel momento più che mai, desiderai di addormentarmi, per non continuare quel discorso con Arin. Non ci riuscii subito, ma tenni gli occhi chiusi, per rilassarmi, per pensare a tutte le cose che avrei potuto fare in Spagna, in quel paese dal nome strano.
Senz'altro mi sarei tatuata il braccio. Dovevo solo trovare un tatoo significativo. In più ero certa che quel tatoo mi avrebbe aiutata a sembrare una ragazza forte, temevo sempre più che Arin stesse mettendo allo scoperto la parte fragile di me, che avevo rinchiuso con una corazza.
Il viaggio durò due ore e mezza. Eravamo, quindi, finalmente a Madrid, ma quella non era la nostra destinazione, infatti prendemmo tre auto a noleggio, per arrivare a Cullera, che distava circa tre ore e mezza dalla grande e bella Madrid.