What a mess

63 4 0
                                    

"Arin, si è svegliata!"

Aprii gli occhi. La prima persona che vidi fu una ragazza, bionda, con gli occhi azzurro ghiaccio. Ero completamente disorientata e solo dopo qualche secondo capii che era mattina e che non mi trovavo a casa mia.

Provai ad alzarmi, ma dei dolori lancinanti alla testa, alle braccia e alla schiena, mi bloccarono.

"Ferma, ferma! Rimani stesa!" Mi disse Arin correndo verso di me.

Mi guardai intorno, riuscii a focalizzare le cose e le persone che si trovavano all'interno della stanza. Sull'uscio c'erano Matthew Charles Sanders, e Zachary James Baker. Non credevo ai miei occhi. Fissai il soffitto della stanza, che era tutto bianco, e interrotto da una piccola crepa all'angolo destro. Quei volti, tranne quelli delle due ragazze vicine al mio letto erano per me familiari, li avrei riconosciuti lontano mille miglia. Spostai gli occhi sull'unico di loro che conoscevo realmente.

"Io...dove..." farfugliai senza riuscire a dare un senso a quello che stavo dicendo.

"Shhh, shhh tranquilla." Mi accarezzò la fronte, era una carezza quasi fraterna, non sapevo come potesse essere così dolce con una ragazza di cui conosceva solo il nome.

Mi concentrai, cercando di ignorare i vari dolori, e cercai di dire delle parole che, messe insieme avessero un pò di senso.

Tutto ciò che riuscii a dire fu un semplice e banale scusami.

Lui si avvicinò a me e quasi sussurrandomi nell'orecchio mi disse:

"Baby, tranquilla, non ti devi scusare". La sua voce era tranquilla e dolce. Lo guardai dritto negli occhi, come per ringraziarlo, aveva uno sguardo molto profondo, e annuì, quasi leggendo nei miei occhi ciò che avevo intenzione di dirgli. 

Dopo poco, ero determinata a rialzarmi, e decisi di concentrare tutte le mie forze per sedermi. 

Posai una mano sulla testa,e solo allora mi accorsi dei lividi che avevo sui polsi e sulle braccia. In quel momento piccole immagini di quello che era successo la sera prima stavano affiorando nella mia mente, ma scrollai le spalle, come per rimuoverle.

"Come ti senti?" 

"Meglio, molto meglio, grazie mille!" Ero ancora un pò confusa.

Ripresi :"Almeno ora riesco a connettere qualche parola!"

Tentai di sdrammatizzare, e ci riuscii infatti entrambi sorridemmo.

"Perchè mi hai portata con te?" Quella domanda lo colse alla sprovvista, si guardò intorno, schiarì la voce.

"Beh..non sapevo che fare, il primo posto che mi è venuto in mente è stato questo." Lo guardai sorridendo, mi venne quasi spontaneo abbracciarlo.

"Grazie!" Inizialmente fu rigido al mio abbraccio, ma in seguito poggiò la sua mano sulla mia spalla, accarezzandomela.

"Di niente, baby".

"Che ore sono?" Gli dissi aggrottando le sopracciglia.

"Le dodici del mattino!"

"Merda..." Quasi lo sussurrai, aprendo istintivamente gli occhi più che potevo.

"Ora ti escono gli occhi dalle orbite, che ti succede?"

"Niente, niente, tranquillo". Invece no. Stava succedendo un gran casino. Non essendo tornata a casa, i miei genitori mi avrebbero letteralmente uccisa, non sarei potuta tornare lì. Dovevo andarmene, subito, avevo già dato troppo fastidio a tutti quanti, e loro erano certamente molto impegnati, non avrebbero dovuto perdere tempo con una ragazzina stupida come me.

Cercai con tutte le forze di alzarmi, e ci sarei riuscita, se non mi fosse girata talmente tanto la testa da farmi cadere. Ma Arin mi prese appena in tempo. 

"Ti ho detto di stare a riposo!" Disse quasi innervosendosi.

"Io..non posso...vi ho già dato troppo fastidio!"

"Shhh, smettila di dire cose senza senso. Poi dobbiamo parlare di un pò di cose. Per prima cosa, dove avresti intenzione di andare?"

"Io...beh ecco...a casa non ci posso tornare. Quindi troverò una casa."

Lui rise,sembrava divertirsi parecchio. 

"Smettila di dire scemenze. Resta qui, sei la benvenuta. Come mai non puoi tornare a casa? Io,...pensavo fossi orfana."

"No, beh magari." Rimasi in silenzio, fissando un punto morto, quasi a fargli capire che quell'argomento per me era un tabù, specialmente con una persona che conoscevo appena.

Mi accarezzò la guancia.

"Vabbe, fa niente, ne parleremo un'altra volta." Mi disse ammiccando.

Poi si diresse verso un armadio a cassettoni, e ne uscì una maglia e dei pantaloni. Li posò vicino al mio letto. 

"Se vuoi puoi metterti queste robe, sono mie e dovrebbero starti bene, se hai bisogno di una mano per lavarti chiama Sonny. Il bagno è nella prima porta sinistra."

"C-chi è Sonny?"

"La bella biondona che hai visto quando ti sei svegliata." Mi disse sorridendo. Era molto più cordiale e gentile di quanto pensassi.

Rimasi ancora un pò nel letto, per accumulare quanta più energia potessi, poi mi alzai e mi diressi verso il bagno.

Entrai, girai la chiave nella toppa della serratura e mi svestii, cercando di non perdere l'equilibrio e cadere.

Entrai nella doccia, aprendo il getto dell'acqua calda. Mi sciacquai, poi vidi una boccetta di shampoo, che usai e del bagnoschiuma. Mentre stavo strofinando il mio corpo, l'odore inebriante del cocco mi pervase, quella profumazione era buonissima. Non appena strofinai le braccia e i fianchi, notai i buchi, i graffi e i lividi.

Chiusi in fretta l'acqua, quasi per scappare ai ricordi, asciugai i capelli con un asciugamano pulito che mi aveva messo Arin sul mobile e rimasi in silenzio. Riuscivo a sentire le voci dei ragazzi. 

Distinguevo quella forte e decisa di Matthew, quella pacata di Arin, e quella dolce e bassa di Sonny. 

Ciò che riuscii a capire fu:

"Hai visto cosa le hanno fatto?" Iniziò Sonny decisa.

"Si, certo, che uomo orribile." Affermò quasi nervosamente un'altra persona, credo si trattasse di Jhonny.

"La...la possiamo tenere con noi? A casa sua non può tornare." Disse Arin tremante.

"Potrebbe diventare una groupie, proprio come me e le altre!"

"Uhm...dovremmo prendere questa decisione insieme agli altri." 

Senz'altro l'opinione di Matthew era una delle più importanti nelle decisioni, ma proprio come una famiglia, ne avrebbero parlato tutti insieme.

Così fecero, ma decisi di non ascoltare, più per paura di sentire una risposta negativa, che per onestà.

Asciugai un pò i capelli lunghi, dopo di che, li lasciai scendere umidi sulla spalla. E uscii, pian piano. 

Erano tutti seduti intorno al tavolo: Matthew, Zachary,Brian, Jonathan, Arin, Sonny e un'altra ragazza.

Arin mi guardò con un sorriso sulle labbra, molto confortante, poi avvolse il suo braccio intorno alle mie spalle, spostandomi verso i ragazzi. 

"Li vedi loro? Ecco sono la tua nuova famiglia! Sarai una nostra groupie, se per te va bene, questo è ovvio."

Non appena sentii la parola famiglia, sentii qualcosa pizzicare ai lati degli occhi, stavo combattendo per non far scendere le lacrime, avevo gli occhi completamente lucidi. Un famiglia, finalmente. E che famiglia! Non potevo desiderare di meglio!

Senza parole li ringraziai tutti, poi abbracciai forte Arin, che diversamente da ciò che successe in stanza, accolse subito il mio abbraccio. 

Speravo solo che non fosse tutto un sogno, che rialzandomi non mi sarei trovata in quella che doveva essere la mia famiglia, ma che non avevo mai considerato come tale.

A little piece of heavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora