Lo aveva abbandonato improvvisamente un radioso giorno di primavera del 1998.
La notizia gli era giunta inaspettata e ,se non fosse stato per una commissione dell'ultimo minuto, probabilmente non lo sarebbe neanche venuto a sapere.
Non aveva mai amato nessuno nella sua lunga e perpetua vita da immortale. Non sapeva cosa volesse dire sacrificare tutto in nome dell'amore ,ma grazie a lei lo aveva sperimentato in prima persona.Si erano incontrati per la prima volta alle porte della cittadina Toscana nel lontano 1996.
Quando la vide per la prima volta, stava tornando da una missione in Russia.
Lei era seduta su di un muretto con alcuni ragazzi e sembrava illuminare la buia stradicciola di campagna con il suo sorriso abbagliante. Sembrava quasi una visione, era un angelo che aveva smarrito la strada che portava al Paradiso.Lungi dal farsi notare dal gruppo di giovani in festa che stavano ridendo allegramente per chissà quale ragione, il vampiro affrettò il passo e mantenne lo sguardo fisso a terra.
I suoi occhi cremisi avrebbero potuto smascherarlo, non poteva rischiare di essere scoperto. Forse il pensiero che più lo turbava era la reazione di terrore che avrebbe potuto suscitare in lei, la piccola ninfa dei boschi che lo stava fissando mentre lui procedeva in silenzio e a testa bassa.Pensava di averla lasciata alle sue spalle, si era tristemente illuso che forse non l'avrebbe più rivista, ma si sbagliava.
«Mi scusi, credo che lei abbia perso questo fazzoletto ...- gridò una voce soave - È di colore nero e c'è una D rossa ricamata sopra. Pensa che possa essere il suo?» chiese ancora la ragazza.
Demetri si fermò immediatamente, ma non aveva il coraggio di voltarsi. Era il suo, dannazione, ma non poteva girarsi e guardarla negli occhi. Non voleva terrorizzarla, ma soprattutto , a causa della fastiodiosa presenza di quel gruppetto che sghignazzava a poca distanza da loro, non era nella posizione di rivelare la sua natura. Nascondere l'inusuale colore delle sue iridi era impossibile.
Non aveva altra scelta, se non quella di risolverla come meglio poteva.«Sì, è il mio. Me lo renderai domani sera alle 22:00. Ci incontreremo sempre qui. Fai in modo di essere da sola» le disse, per poi proseguire dritto per la sua strada.
L'umana sorrise e lo guardò andarsene via. Si portò il fazzoletto al naso ed inalò il dolce profumo di zenzero che impregnava quel leggero lembo di stoffa. Lo avrebbe rivisto, dunque. Quell'uomo misterioso e affascinante le aveva concesso la possibilità di poterlo incontrare di nuovo.
Per tutta la notte, Demetri restò sospeso in uno stato di gioia e ansia , era come un pendolo che oscillava tra queste due sensazioni contrapposte. Desiderava ardentemente poterla rivedere, ma cosa sarebbe accaduto se l'incontro fosse terminato in malo modo?
Quella ragazza dai capelli scuri e gli occhi verdi lo aveva stregato. Non era la sua cantante, ma c'era qualcosa nel suo sguardo e nella sua voce che lo faceva rabbrividire, ammesso che lui potesse farlo.
I suoi oscuri presentimenti sull'esito della serata furono smentiti dai loro frequenti incontri, dalla voglia della ragazza di stargli accanto, dal suo coraggio nel guardarlo fisso dentro gli occhi e dirgli che non era il tipo di donna che si spaventava per un paio di iridi scarlatte. La guardia dei Volturi si era riuscita ad aprire con lei, con una fragile e piccola umana. Senza accorgersene, il vampiro si stava innamorando di lei giorno dopo giorno.L'aveva amata da lontano per quasi tre anni, ponendo sempre le sue necessità al primo posto e dimenticandosi spesso di se stesso. L'aveva amata come nessuno aveva mai fatto prima d'allora, ma lei amava un altro e lui non voleva costringerla a diventare una schiava delle tenebre per colpa del suo egoistico desiderio di averla per se.
Per nove mesi , a causa di alcuni problemi di salute della ragazza, i loro incontri consistettero nell'incontrarsi sotto casa sua alle due di notte, quando nessuno poteva vederli. Lei si affacciava al balcone e lui le sorrideva dalla strada deserta, perdendosi nei suoi occhi così luminosi.
Era l'imitazione perfetta di Giulietta e Romeo.
A lui bastava quello: guardarla negli occhi e ascoltarla sussurrare delle semplici parole riguardo i più disparati argomenti.Era bella Annalisa, era la più bella ragazza di Volterra e forse era proprio per questo motivo che il cielo l'aveva richiamata a se così prematuramente.
A distanza di anni , il vampiro ogni sera porta delle rose rosse alla sua tomba e rimane fedele alla donna che , inconsapevolmente, gli aveva fatto battere il cuore dopo mille anni di solitudine.
Spesso, per sentirsi più vicino a lei passa la punta delle sue gelide dita sull'epitafio inciso sulla candida lapide e chiude gli occhi, nella speranza di sentirla più vicino.
"La vita è come una commedia: non importa quanto è lunga, ma come è recitata" , Seneca.
Le parole, scolpite sulla lapide marmorea, erano le più veritiere in assoluto. Lei, giovane e acerba, aveva sconfitto la morte con trionfo e aveva vissuto una vita spettacolare. Lui, vampiro millenario, non era stato in grado di vivere una vita sana. Era un mostro ed i mostri non meritano nemmeno di esistere.
Da quando l'aveva conosciuta, Annalisa gli aveva fatto sperimentare il sale della vita e gli aveva insegnato che non tutti coloro che hanno gli occhi rossi sono dei mostri. Adesso però lei non c'era più e il demone della notte che viveva in lui aveva ripreso il sopravvento.
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L'apologia del male
FanfictionBenvenuti a Volterra, dove la morte portò alla creazione di un mostro spietato e ad una serie di incoffessabili segreti che muovevano i fili di una storia fin troppo complicata dalla sua origine. Il male viene sempre per nuocere? Esiste un modo per...