Capitolo XII

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Lussuria

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Lussuria.

Lo sguardo di Demetri mi provoca una stretta allo stomaco e mi sento, improvvisamente, mancare l'aria. Ieri sera ho sbloccato la serratura del suo lato perverso. Era inevitabile. Prima o poi sarebbe dovuto succedere.
Per smorzare un po' la tensione, alzo lo sguardo su di lui e abbozzo un mezzo sorriso «Che succede? Stasera hai preso il viagra e ti senti pronto?» lo prendo in giro, guadagnandomi un ringhio rabbioso da parte sua. Non potevo evitare di dirlo. È stato più forte di me. Forse, per placare la mia sete di vendetta, dovrei lasciarlo qui e andarmene. Lui ieri sera l'ha fatto. Non ha esitato a farmi sentire una prostituta.

«Se vuoi andartene, fai pure... Ma lo so che poi torneresti da me strisciando nel cuore della notte , pregandomi in ginocchio pdi fotterti» mi apostrofa lui.
Che cosa ha detto? Demetri non è mai stato così esplicito nel linguaggio.
Ignorando il calore che si propaga dalle mie guance, mi alzo e faccio spallucce «Vorrà dire che mi rivolgerò ad Alec per farmi fottere, come dici tu» dichiaro, per poi arretrare di qualche passo e fargli un occhiolino degno del suo stile. Pensa di potermi sfruttare arbitrariamente a suo piacimento? Non esiste proprio.
Il vampiro inclina la testa di lato e comincia ad avanzare verso di me come un felino che si sta per avventare sulla sua preda. Di conseguenza, comincio ad arretrare anch'io fino a che noj finisco con la schiena contro il muro.
«Alec non può farlo. Se si azzardasse ad assecondarti, finirebbe per ritrovarsi smembrato a terra» mi spiega il segugio, fermandosi esattamente davanti a me.
Siamo così vicini che il suo respiro si confonde con il mio e sono costretta a chiudere gli occhi per non mostrargli la mia debolezza ormai così evidente.
«Tu sei mia» mormora il vampiro, percorrendo con il dirso della sua mano il mio profilo. Il respiro mi si incastra nella gola e, quando le sue dita si aggrappano alla banda elastica del miei jeans, capisco che per me è finita.
Arrossisco e nascondo il mio volto dietro la chioma scura dei miei capelli, mentre ,con vergognosa esperienza, Demetri mi abbassa i pantaloni. La sua bocca mi divora il collo e le mie mani finiscono subito tra i suoi capelli biondo cenere. Detesto amare il suo tocco cosí tanto.

Quando poi la sua mano, finalmente, si intrufola nelle mie mutande, sento le gambe cedere e , solo grazie alla sua presa ferrea su di me, non collasso a terra.
Non appena Demetri inizia la sua opera, un gemito mi sfugge dalle labbra e lui con rapiditá mi tappo la bocca con l'altra mano.
«Zitta... C'è Alec in casa» mormora mentre io, travolta dal piacere, annuisco e mi sforzo con tutta me stessa di non gridare.

Passerà qualche minuto prima che le sue dita completino l'opera, facendomi battere il cuore a mille. Tra i miei gemiti soffocati, e le lacrime che mi offuscano la vista, lo vedo fissarmi con brama. Odio dover provare qualcosa per lui.
D'un tratto, quando ormai sentivo già i miei umori colarmi giù per le gambe, Demetri mi solleva da terra e mi porta sul letto.
Non ho neanche tempo di realizzare cosa succede che le sue mani cominciano a sbottonare la mia camicia.
«Demetri...» mormoro, aiutandolo a sbarazzarsi dei miei indumenti.
Il vampiro scuote il capo «Non ti sto spaventando, vero?» mi chiede, tirando fuori dalla tasca del suo pantalone un fiala rossa di sangue. Per un attimo sbianco e ripenso a quel che è accaduto questa mattina.

L'apologia del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora