L'arte di camuffare il dolore.«Perché mi hai baciato?» mi domanda Alec. I suoi occhi sono sgranati, vacui e sembrano scavarmi dentro l'anima, dritto nel profondo.
Riprendendo il respiro, mi rendo conto che la mia mossa azzardata ha probabilmente incrinato più di un rapporto. Primo fra tutti quello con Demetri. Ma cosa si aspettava? Mi ha usata, mi ha lasciata sola nelle grinfie di un altro vampiro. Io ,in prima persona, sono l'artefice del misfatto e, ora come ora, non riesco a pentirmene amaramente.
«Scusami» mi giustifico io, sentendo le mie guance andare a fuoco.
Alec guarda in basso e sposta una ciocca di capelli dal mio viso «Forse sei matta davvero...» sussurra con voce morbida.Magari è tutto vero. La testa l'ho persa sul serio questa volta.
«Potrei baciarti ancora una volta, ora, lo sai? – riprende a parlare di nuovo lui, cercando sul mio volto un minimo accenno al mio possibile consenso – Ma non posso. Non ci si può abituare ad amare qualcosa che non è e non potrai mai essere tuo. Ho vissuto abbastanza a lungo da sapere che se ci si lasciasse andare, allora dovremmo poi imparare a convivere con un dolore dolcemente drammatico. Ed i vampiri, purtroppo, non imparano ,per volontà divina, a farsene una ragione» conclude Alec, avvicinando il suo volto alla mia fronte.
Non appena le sue labbra si posano sulla mia tempia, chiudo gli occhi e cerco di regolarizzare il mio respiro inspiegabilmente irregolare, ma con scarso successo.Perchè, anche volendo, non potrei mai essere sua? Cosa gli impedisce di sbilanciarsi? Forse una qualche legge morale dei vampiri a me ignota? Sarebbe comunque un'assurdità.
«È meglio che vada adesso. Demetri è tornato ed io all'alba di domani, sole permettendo, devo partire» mi informa il ragazzo, allontanandosi di colpo da me.
Inizialmente, lo lascio andare via senza opporre resistenza, senza proferire parola, ma poi lo inseguo e lo afferro per mano , costringendolo ad arrestare il suo cammino.
«Alec, io volevo ... Mi chiedevo se, per caso, il mio gesto ti abbia in qualche modo offeso. In tal caso, perdonami» dico, spostando impazientemente il peso del mio corpo da una gamba all'altra.
Il vampiro esita a rispondere per qualche secondo, ma poi sorride forzatamente «Non me lo aspettavo. Tutto qui» replica semplicemente, per poi allontanarsi da me e raggiungere la porta di casa a passo svelto.
Sento di averlo in qualche modo ferito , anche se lui non lo ammette, e, da un lato, ci sto male. Il mio egoismo, la mia forma di autodifesa ferisce sempre chiunque mi stia intorno.
Rimasta sola nel buio, mi appropinquo di nuovo verso la mia camera da letto, ma a bloccarmi il passaggio, con il suo magnifico mantello nero ancora appoggiato sulle sue spalle, c'è proprio l'epicentro del terremoto che ha ridotto in macerie quel poco di dignità che rimaneva nella mia insulsa vita da umana.Ignorandolo, facendo finta che non esista, lo sorpasso a testa rigorosamente alta, ma il vampiro sembra non apprezzare il mio gesto di sfida e mi ritrovo ,di conseguenza, schiacciata tra il suo petto e il muro del corridoio.
«Lasciami andare subito. Non ti azzardare a toccarmi!» grido non appena riesco ad incontrare il suo meraviglioso volto.
«Vorrei poterti odiare per quel che mi hai fatto poco fa, ma come un cretino non ci riesco! Perchè lo hai fatto? Con che diritto? Come si è permesso di toccarti?» sbraita lui iracondo, facendomi allontanare il volto dal terrore. La sua voce, tuttavia, per quanto rabbiosa e carica di rancore possa essere, sembra impregnata di dolore, sofferenza.
«E tu, allora? – singhiozzo io , vergognandomene – Ti sei divertito ad illudermi e portarmi a letto? Quanto sei soddisfatto ora? A me sfortunatamente importava di noi! Finalmente, mi era capitata una cosa bella. Ma tu mi hai sbattuto la porta in faccia» urlo, cominciando a spingerlo lontano da me. Le lacrime ormai mi offuscano la vista e non riesco a nemmeno più a guardarlo.
«Non potevo starti vicino!» risponde furioso lui, bloccandomi i polsi con tenacia.
«Facile da dire! Volevo solo svegliarmi almeno una volta in vita mia in compagnia di qualcuno... Insieme a qualcuno che mi facesse sentire protetta, al sicuro, amata e quel fottuto qualcuno eri tu! Avevo bisogno di te e tu non c'eri. Maledizione, Demetri! Mi sono fidata di te, ma forse in tutto questo ho capito una cosa. Hai ragione tu. Non sei capace di amare!» strillo con tutta l'aria che ho nei polmoni, non dandomi pace.Il mio petto è vuoto. Non sento più niente. Le orecchie addirittura mi fischiano, ma so per certo che il volto di Demetri non me lo scorderò mai.
A distrarmi dal litigio, però è un bruciore intenso sul palmo della mia mano. Furtivamente, abbasso lo sguardo verso il pavimento solo per scorgere delle scarlatte gocce toccare le mattonelle candide. So che lui se ne è accorto dai sommessi ringhi che cerca disperatamente di reprimere. Adesso sì che ho paura. La crosta che si era formata oggi pomeriggio, si è probabilmente sbriciolata durante il nostro folle lottare.
«Come te lo sei procurato?» mi interroga subito lui, afferrandomi il polso. Le sue iridi sono diventare nere come la notte. È affamato.
Menti, Clarissa, menti. Alec non può pagare il prezzo della tua stupidità.
«Mi sono tagliata mentre cucinavo» balbetto, stringendo i denti. Il suo sguardo però nasconde altri pensieri. Non mi crede, qualcosa non gli torna.
«Ti ha assuefatta... Il suo odore è su di te. Che cosa è successo?» incalza, spingendomi contro il muro. Odio tutto questo contatto fisico con lui. Non dovrebbe nemmeno osare ad avvicinarsi.«Vattene... Non devo fornirti spiegazioni» rispondo, stringendo i denti.
«Invece devi. Se non aprirai la bocca di tua spontanea volontà, ti costringerò io a farlo» mi minaccia, intrappolandomi il mento tra le sue dita per sollevarmi il volto verso di lui.
«Provaci».
«Non forzarmi la mano».
«Vai avanti. Mi fai schifo» sputo acida.
Inaspettatamente, la bocca di Demetri si fionda sulla mia e il mio cervello fa di tilt per l'ennesima volta da quando il destino lo ha mandato sul mio cammino.
Le sue labbra morbide guidano le mie in una danza dolce, che non aveva mai intrapreso con me. Sembra un bacio donato come scusa per tutto ciò che mi ha fatto penare fino ad ora.
In un secondo, mi ritrovo sorretta dalle sue braccia forti che mi accompagnano verso la mia camera da letto. Il senso di protezione che mi trasmette nonostante tutto è scandalosamente impressionante. Ha tradito la mia fiducia, mi ha usata, ma continuo a rendermi schiava del tossico ascendente che esercita su di me.«Se tu vuoi, questa notte, resto» sussurra, adagiandomi sul mio letto.
«Preferisco restare sola» replico comunque, distogliendo lo sguardo dal suo. Non sono una bambola, un burattino, che lui può baciare a suo piacimento. In men che non si dica, una sferzata di vento mi investe e il silezio cala nella mia camera._
Volterra, 27 Giugno 1996.
Se ne è andato da qualche giorno ormai. Anche i secondi sembrano interminabili adesso. Non riesco a sopportare il fio gravoso della sua assenza. Lui è parte di me. È entrato nella mia testa, nel mio corpo, nel mio sistema circolatorio fino a raggiungere il cuore.
Ma come posso vivere il mio dolore, quando nessuno sa della sua esistenza?
Il dolore, a volte, deve essere vissuto in silenzio. Me lo ha insegnato la mia istruttrice di danza, quando ero solo una bambina.
Il dolore va vissuto all'interno di noi stessi. Nessuno deve scorgere nemmeno la più lieve parvenza di dolore nei nostri occhi.
E cos'è la vita, in fondo, se non un ballo estenuante sulle punte? Si balla, si balla e si balla fino a fare in modo che i nostri piedi sanguinino. Ma , come le ballerine, non dobbiamo lascare intravedere agli altri il lancinante dolore che ci affligge. No, noi siamo in dovere di sorridere e fare finta di niente.
Lui non c'è, io muoio dentro, ma tutti son convinti che sia nel pieno della mia vita.«Non vorrei interrompere niente, ma quel disgraziato di Luca è a Forks. Cosa mi hai tenuto nascosto, oltre al fatto che ti sei fatta scopare da Alec?» mi aggredisce la voce prorompente di Demetri, che entra in camera mia sul sentiero di guerra.
Chi gli ha infilato la scopa nel luogo in cui non batte il sole questa mattina?
«Che cosa hai detto, scusami?» obietto io, ergendomi inviperita dalla sedia della mia scrivania.
Spocchioso come sempre, il vampiro raddrizza le spalle e si avvicina di un altro passo a me «Mi hai capito benissimo, ragazzina. Dimmi un po' , dove è successo? Sulla lavatrice, sul divano, sul pavimento? Fammelo sapere, così almeno provvederò a stare alla larga dalla scena del delitto» mi stuzzica.
Non ci vedo più dalla rabbia. La mia mano, chiusa a pugno, colpisce il suo zigomo con forza. Il risultato è un dolore atroce che si propaga per tutta la mia mano ed un'espressione sorpresa stampata sulla faccia di Demetri.
«Luca è a Forks perché ha scoperto tutto. Adesso, scusami, ma ho un appuntamento al buio con uno scambista!» lo apostrofo saccente, sorpassandolo con stizza.
Mi fa male trattarlo così, ma non posso permettergli di vomitarmi addosso tutte le sue frustazioni dovute alla sua incuria nel mostrare affetto ad una ragazza.Da oggi è guerra.
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L'apologia del male
FanfictionBenvenuti a Volterra, dove la morte portò alla creazione di un mostro spietato e ad una serie di incoffessabili segreti che muovevano i fili di una storia fin troppo complicata dalla sua origine. Il male viene sempre per nuocere? Esiste un modo per...