Capitolo IV

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Libertà vigilata

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Libertà vigilata.

Quattro ore e mezza sono trascorse da quando Aro mi ha lasciata libera di tornare nella stanza, molto più simile ad una cella lussuosa, che mi ha assegnato.
"Entra a far parte della nostra guardia. Affinerai il tuo potere. Sarai rispettata. Vivrai in eterno. Troverai le risposte che cerchi sul tuo passato. Avrai qualcuno al tuo fianco disposto a bruciare per te" mi ha detto prima di rispedirmi qui a tormentarmi le mani su di un letto fin troppo largo per me. La sola idea di dover trascorrere l'eternitá al fianco dei carnefici di Loredana mi provoca dei crampi allo stomaco allucinanti. Non mi interessa avere qualcuno su cui poter contare al momento, l'unica su cui ho sempre dovuto far leva è proprio la sottoscritta. Oltretutto, come potrei mai innamorarmi di un membro di questo clan di vampiri? Sono spietati.
Di tutti i punti che Aro ha toccato, quello che per me rappresenta una debolezza e che mi fa tentennare è il mio passato. Se rimanessi qui, se esaudissi il suo desiderio di possedere una nuova guardia nella sua schiera di soldati immortali, potrei veramente entrare in possesso di tutte le risposte che cerco sul mio passato? Fandonie. Illusioni. Magari Aro sta solo sfruttando questo mio punto debole a suo vantaggio. Non mi fido di lui. Non mi fido di nessuno qui dentro. Voglio solo andarmene e tornare in quella vecchia casa abbandonata a leggere il diario di mia madre. È lì che dovrei essere, non qui.

Sospirando sconsolata mi avvio alla porta e afferro la maniglia con esitazione. Volente o nolente devo mangiare qualcosa, quindi sono costretta ad uscire dal mio rifugio e cercare qualcosa da mettere sotto i denti.
Aprendo la porta però mi ritrovo davanti al mio acerrimo nemico e d'istinto alzo gli occhio al cielo.
«Tu. Non ci posso credere. Che ci fai qui?» gli chiedo esasperata, richiudendo la porta alle mie spalle.
Il vampiro inclina la testa di lato e raddrizza ls sua postura già innaturalmente perfetta. Detesto dovergli riconoscere di essere un bell'imbusto. È irritante.
«Sono qui perché Aro non voleva che ti accadesse nulla di male durante il tuo soggiorno presso di noi. Sei un'umana. Il tuo sangue attrae ogni vampiro del castello» mi spiega, osservandomi con uno sguardo indecifrabile. Vorrebbe assaggiarmi, forse?
«Aro deve proprio odiarmi per costringermi ad avere te come difensore personale. Hai tentato di dissanguarmi» gli rispondo, appoggiando la schiena al muro.
Lo sento ringhiare e decido di ignorarlo, giungendo al nocciolo della questione.

«Dove posso procurarmi del cibo?» gli chiedo, avanzando verso di lui di qualche passo.
Il vampiro mi indica un corridoio alla sua sinistra e mi fa cenno di seguirlo. Dovrei fidarmi di un vampiro che mi ha trovata appetitosa dal primo istante in cui mi ha vista?
«Allora? Intendi muoverti o devo trascinarti per i capelli?» mi richiama, notando che sono rimasta ferma in mezzo al corridoio.
«Non mi fido di te» replico, appoggiando una mano sul fianco e guardando dritto negli occhi. Il vampiro serra la mascella e in battito di ciglia mi si para davanti, costringendomi ad alzare la testa per poterlo guardare in faccia.
«Fai bene a non fidarti di me, ragazzina» dice a denti stretti, facendomi indietreggiare.
Incutermi timore è il suo hobby preferito, a quanto pare. Ma non voglio concedergli questa soddisfazione.
«Non ti azzardare a toccarmi» lo minaccio, trattenendo il respiro per qualche secondo.

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