Capitolo XIII

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Vampiri

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Vampiri.

«Cosa ci fai tu qui?» sussurro sconcertata, spingendo il vampiro lontano da me. L'esistenza di Luca è stata appena stravolta e la colpa è la mia. Mia e dei Volturi. È entrato a far parte di un meccanismo in cui o uccidi o sarai ucciso e, sfortuantamente, i Volturi non sono clementi. Sono maestri nell'arte di uccidere.
«Sei... Sei zuppa di sangue, mezza nuda e quel tizio ti sta leccando la mano come fosse un animale! Spiegami che accidenti sta succedendo qui dentro perché quello che vedo non è per niente normale!» urla lui, puntandomi il dito contro. Non l'ho mai visto in queste condizioni. Quel che leggo stampato sul suo volto è pura paura.

Dandomi un'occhiata veloce intorno, mi rendo conto che la cucina di casa mia effettivamente sembra il set di un film horror ed Alec, la cui bocca gronda sangue ed i cui occhi scarlatti risaltano sul colorito pallido della sua pelle, non è affatto di aiuto.
«Luca... Ti prego, non urlare. Devi fidarti di me, va bene? Non è successo niente di male» cerco di rassicurarlo, tamponando la mia ferita con un lembo di lenzuolo che avevo strappato nella mia rabbia cieca di poco fa.
«Per ora...» commenta sarcastico Alec, leccandosi le labbra. Un ghigno beffardo gli incornicia il volto e non posso fare a meno di rifilargli una gomitata sulle costole. La situazione è critica.
Disperata, mi avvicino all'umano e con il cuore in mano lo invito ad accomodarsi sul divano.
Luca fortunatamente mi dà retta ma continua a lanciare sguardi indagatori sull'ambiente, su Alec e addirittura su di me.
Dopo qualche interminabile minuto passato ad evitare l'uno lo sguardo dell'altra , ci rendiamo conto che l'ora della verità è scoccata. Non posso continuare a mentirgli. Merita di sapere la verità. Non ho mai amato mentire e, ultimamente, lo sto facendo un po' troppo. Ma come puoi convincere le persone che ami della tua innocenza , quando se hai mentito era solo ed esclusivamente per salvargli la vita?

«Non sarà facile provare a spiegarti che cosa è successo. Credimi, vorrei tanto che tu non fossi mai entrato da quella porta. – inizio, fissandomi i piedi nudi pur di evitare un contatto visivo con lui – E non so trovare un altro modo per spiegartelo se non questo. Che cosa pensi che sia Alec, Luca?» gli domando.
Non volevo arrivare a tanto.
L'umano mi afferra le mani e scuote leggermente il capo. È intelligente, Luca. Altrochè se lo è. So che ha capito, ma come me non riesce a dare credito a ciò che ha visto. La fase della negazione è quella che cerca di sfatare assurde consapevolezze che ci destabilizzano. Il rifiuto della cruda realtà è la tara degli esseri umani.
«No, no. No, Clary, ti prego. Dimmi che la spiegazione razionale è un'altra. Deve essere così!» protesta lui, il suo tono di voce è rotto.
Io, per tutta risposta, mi limito a scuotere il capo e lascio che qualche lacrima sgorghi dai miei occhi. Mi dispiace così tanto.
«Vorrei poterti dire altro, giuro. Vorrei poterti dire che era una recita, che era un ridicolo scherzo, ma no. Quindi, ti prego, dimmi cos'è Alec» gli rispondo a fatica, incollando il mio sguardo ai suoi occhi verdi dalle pupille ristrette dal terrore.
«È un vampiro».
«Chi altro lo è, Luca?».
Il ragazzo si alza in preda al panico ed io lo guardo mordendomi l'interno delle guance nel tentativo di concentrarmi e non farmi sfuggire di mano la situazione.

L'apologia del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora