Capitolo IX

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Come lame di cristallo

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Come lame di cristallo.

I miei piedi nudi toccano il pavimento freddo ed un leggero brivido mi scuote il corpo. Cercando di reagire, sbadiglio nel tentativo di svegliarmi per poter raggiungere la cucina senza cadere a faccia avanti nel bel mezzo del corridoio. Un'arsura micidiale mi pervade la gola. È strano, parecchio strano. Non mi sono mai svegliata nel cuore della notte con una sete bestiale di questo tipo.
Stropicciandomi gli occhi, ancora in preda all'intorpidimento più totale, mi alzo a fatica e, dopo avere messo bene a fuoco l'uscita della stanza, a passi incerti mi avvio verso la cucina.
La quiete mi avvolge completamente. L'unico rumore che padroneggia in casa è il ticchettio dell'orologio del salone. È tutto quasi così surreale.
A catturare la mia attenzione, mentre attraverso lentamente il salotto, è la figura scura che siede sulla poltrona in pelle accanto alla finestra. La sua postura perfetta, lo sguardo concentrato e un calice scintillante sotto i fiochi raggi lunari, sorretto con eleganza dalla sua mano che sporge dal bracciolo, incarnano nell'insieme il tenebroso cavaliere nero che si diverte a prendersi gioco della mia mente. La sua pelle brilla leggermente e non posso fare a meno di pensare che la sua epidermide sia assimilabile a mille lame di cristallo.

«Hai sete?» mi domanda il vampiro, non muovendosi di una virgola.
«Abbastanza» dico, inumidendomi le labbra fin troppo secche per i miei gusti.
«Anche io. Questa sera non riesco a placarla. Sto impazzendo» si lamenta, portandosi lentamente il calice verso le labbra.

Limitandomi ad annuire, sparisco dietro la porta della cucina e, dopo aver afferrato un bicchiere, mi avvicino al lavabo e apro il rubinetto. Soddisfatta, riempio il bicchiere e bevo un bel sorso d'acqua rinfrescante.
Sorrido involontariamente e, interrompendo meccanicamente il flusso d'acqua continuo che scende dal rubinetto con potenza, mi volto per tornarmene in camera, ma appena alzo lo sguardo mi ritrovo gli occhi di Demetri puntati addosso. Nonostante si stia dissetando non posso fare a meno di notare che le sue iridi sono due pozze scure di petrolio e non due cerchi scarlatti. Cosa sta succedendo?

Confusa, inarco un sopracciglio «Posso aiutarti?» gli chiedo semplicemente.
Lui scuote leggermente il capo e sospira, scostando con il suo respiro delle ciocche di capelli che mi erano ricadute sul viso.
«Allora magari potresti essere tu ad aiutarmi...» mormoro, appoggiando il bicchiere sul tavolo alla mia destra. Forse questo piccolo momento di tregua notturna tra noi potrà essere sfruttato a mio vantaggio per capire cosa succede tra me e lui. Cos'è questa complicità e rivalità al tempo stesso che sembra giocarci colpi bassi e che mette in discussione la mia stessa morale? Qualcosa non va. Siamo giocattoli difettosi, forse.
«Cosa è successo prima tra te e me? Perché noi... Voglio dire, non è la prima volta che mi ritrovo impotente e assoggettata completamente al tuo carisma. Non so che cosa mi impedisca di reagire e mi domandavo se tu potessi aiutarmi a capire cosa succede» gli dico, giocando nervosamente con il bracciale donatomi dai Cullen. A volte, stringerlo in mano mi trasmette un senso di sicurezza, di protezione.

L'apologia del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora