Capitolo XI

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Il gemello oscuro

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Il gemello oscuro.

«È bella» sento dire da qualcuno. La sua voce sembra distante, ovattata. Eppure, mi sembra di conoscerla.
«Purtroppo, ne sono consapevole...–risponde qualcun'altro, mentre una mano gelida mi accarezza una guancia – Baderai tu a lei? Starò via per poco» continua poi, allontanandosi da me. Demetri. Dove deve andare? E, soprattutto, chi è il nuovo arrivato?
«Certamente. Non intendo affondare i denti nella sua carne, tranquillo... Anche se quest'odore dolciastro che emana mi sta inondando la bocca di veleno» asserisce il fantomatico sconosciuto che, a questo punto, presumo essere un altro vampiro. Sembra proprio che il mio sangue sia popolare tra gli immortali.

Fingere di dormire adesso, comunque, è l'unico modo che ho per sfuggire agli occhi di Demetri e procrastinare l'inevitabile confronto che, prima o poi, dovremo avere. Non mi ricordo con precisione tutto ciò che è successo ieri sera, ma so di aver perso il controllo e che sicuramente Demetri mi ha baciata. Fosse solo il bacio il problema. Ho cercato spudaratamente di spingermi oltre. Cosa mi sia passato per la testa non lo so, ma la vergogna che ho provato innanzi al suo categorico rifiuto di lasciarsi andare mi ha segnato nel profondo. Cosa lo ha spinto a dirmi di no? Il mio essere ubriaca non era un fattore determinante, a mio parere. Cosa c'è di male nel fare sesso da ubriachi? Mi è già successo in passato. Farlo di nuovo, non mi avrebbe di certo scandalizzata.

«Tieni giù le mani da lei, Alec. Se ti serve del sangue, apri il frigorifero. Vado a setacciare la zona» lo avverte il vampiro che ieri sera si è preso la briga di riportarmi a casa in condizioni pietose.
Nessuna risposta proviene dall'altro ragazzo e tutto ciò che sento è il rumore sordo della porta di casa che si chiude. Demetri è uscito, dunque.

«So che sei sveglia. Alzati, avanti» dice improvvisamente Alec. Come diavolo faceva a sapere che fossi sveglia? La tentazione di fingere di essere ancora immersa nel mondo bucolico dei sogni è grande, ma preferisco non testare la pazienza dei vampiri. Almeno non ancora, visto che sono solo una fragile umana.
Pigramente, apro gli occhi ed indirizzo lo sguardo verso i piedi del letto dove scorgo il vampiro castano scrutarmi con aria di sufficienza. È lo stesso ragazzo che ho conosciuto prima di lasciare Volterra con Demetri. Dovevo immaginarmelo che, prima o poi, avrebbe assolto al compito di nuntius per conto di Aro. Sono costantemente sotto scacco.
«Buongiorno anche a te» lo saluto ironicamente, scendendo dal letto solo per rendermi conti di non indossare un pantaloncino a coprirmi le gambe.
Imbarazzata tiro la coperta via dal letto e me la paro davanti, solo per guadagnarmi una risata da parte del vampiro.

«Oh, avanti, ieri sera stavi per darti alla pazza gioia con Demetri e una ti imbarazzi perché ti ho vista in mutande? Voi umani siete strani» commenta annoiato il ragazzo, accompagnando la frase con un gesto della mano volto a farmi comprendere quanto sia patetica la mia reazione.
«Sai, non ti conosco così bene da avere un rapporto confidenziale con te. So a mala pena che il tuo nome è Alec e che sei un vampiro al servizio di Aro. Stop, nulla di più» gli faccio presente io, forzando un sorriso sulle mie labbra.
«Non sono esattamente al suo servizio. Sono una delle guardie con i gradi più alti, tra i Volturi. Aro è come un padre per me» mi spiega lui, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi scarlatti. È inutile dire che è un bel ragazzo, ma la sua aurea sembra inquietante. Non mi trasmette la stessa sicurezza che mi scalda il cuore ogni volta che vedo Demetri.
«Woah, questo è uno scoop! Parlami dei tuoi daddy issue, ti prego» lo prendo in giro, afferrando un pantaloncino che ho trovato a terra e cercando di indossarlo senza scoprirmi.

L'apologia del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora