5 - I segreti di Jürgen

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La porta del suo appartamento si trovava al primo piano. Da chi ci viveva non erano considerati i migliori palazzi che il governo potesse offrire, ma questo ad Aurora non interessava. Aveva appena girato la chiave all'interno della fessura quando, sentendo uno strano rumore si girò e si ritrovò davanti un drone. Aurora aspettò qualche secondo pensando che avrebbe cambiato traiettoria, ma il drone che agli occhi di Aurora parve troppo curioso non si smosse. Guardava proprio lei. Aprì la porta e dopo essere entrata, il drone poggiò un pacchetto sopra lo zerbino e se ne andò. Aurora lo prese e lo portò dentro casa.

Accese le luci, si tolse i tacchi e aprì il pacco che le era appena arrivato. Inghiottì le pillole della dottoressa aiutandosi con un po' d'alcool. Configurò il telefono in modalità computer e si gettò a letto con il cartone della pizza, poggiando la birra sul comodino. Guardò qualche video online e si addormentò. L'unica luce, che in quel momento dava chiarezza all'appartamento era quella del computer che pur diffondendosi per la stanza, ne lasciava una parte in penombra. Finché anch'essa, dopo mezz'ora non si spense nel buio pesto di quella notte. Da quel piano l'inquinamento acustico costringeva Aurora a dormire con le cuffie. Rumori di droni, di macchine, di persone. Eppure dalla finestra non si vedeva nulla. Il telefono squillò per diciassette volte — prima che Aurora rispondesse:

-Chi è?

-Signorina Said? Abbiamo un altro cadavere.

-Dove?

-A Bruxelles, in Belgio. Deve venire al più presto.

-Arrivo.

Aurora chiuse il telefono e lo ripose sul comodino. Prese il cuscino e se lo schiacciò sulla testa fin quasi a soffocare. Odiava quei rumori, ma ancor di più odiava quel caso. Era da giorni che non riusciva a dormire e per una volta che sembrava potesse riposare un paio di ore, l'assassino aveva ucciso qualcun'altro, quasi a ricordarle che per lei era un lusso dormire.

Il vactrain, o treno a levitazione magnetica sottovuoto, sul quale erano saliti a bordo Aurora e Jürgen stava per partire. Il capitano aveva annunciato un ritardo di due minuti all'arrivo, per un totale di circa ventitré minuti. Entrambi si allacciarono le cinture e si prepararono alla partenza. Aurora soffriva di cinetosi, e con i vactrain di ultima generazione, l'accelerazione era ciò che la preoccupava di più.

-Preparati alla spinta.

Disse Jürgen.

Il vactrain iniziò a tremare e così fece la testa di Aurora. Respirò in modo ritmato e regolare, chiuse gli occhi e cercò di non pensare a nulla.

-Così è peggio, dovresti guardare fuori dal finestrino.

Aurora però non gli volle dare retta. Fece finta di non sentirlo e strinse ancora di più le palpebre. Solo dopo che il vactrain si trovò alla velocità di crociera li riaprì.

-Adesso va meglio?

-Sì, adesso sì.

Jürgen provò nel breve tempo del viaggio a non annoiarsi, facendo domande che per Aurora risultavano stupide e impertinenti. Alla fine pur di assecondarlo cercò di pensare a qualcosa di cui parlare.

-Non mi sono mai interessata in ciò che studiate, ne ho sentito parlare, ma non so né cosa facciate, né perché lo facciate.

Jürgen si stupì della domanda di Aurora, non credeva possibile che qualcuno non sapesse degli studi angelici che erano l'ultima novità in campo scientifico.

-Vede, a discapito del nome, noi studiamo tutto ciò ha a che fare con le religioni, ma con un metodo più rigoroso, più scientifico. Dopo l'apocalisse, tutti ci siamo resi conto che forse le religioni hanno un qualche fondo di verità. Noi cerchiamo di scoprirne i segreti, di verificare e studiare qualsiasi cosa ne faccia riferimento, siamo dei veri e propri eruditi, cosa rara al giorno d'oggi.

Guardò fuori dal finestrino e rimembrando vecchi ricordi, sorrise e continuò:

-Appena ho scoperto che alcune università avevano aperto da poco dei corsi per lo studio di queste materie, mi sono fiondato per il primo volo disponibile. Certe volte è vero che sono le cose a scegliere te e non il contrario.

Aurora pensò di aver colpito nel segno e continuò a fargli domande che sembravano impegnarlo parecchio.

-Come mai ne è rimasto così colpito? Non vorrei offenderla, ma sono sicura che ci siano percorsi di studio molto più sicuri e remunerativi.

-Sa? Ha ragione. Eppure l'idea di poter essere il primo a fare qualche scoperta sensazionale mi elettrizza. Questo, quello che studio, mi da l'opportunità di essere nell'avanguardia scientifica. È anche per questo che sono qui adesso con lei; però non è tutto. La realtà è che il mio desiderio di capire il nostro mondo è esasperante.

Aurora, che si rese conto solo in quel momento della superflua formalità delle parole di Jürgen, lo invitò a fare diversamente:

-Per favore, dammi del tu. Ormai da quanto ci conosciamo? Due settimane? Credo sia arrivato il momento.

Jürgen fu preso preso alla sprovvista e si irritò un po' per essere stato interrotto. Dopotutto significava che non le interessasse ciò di cui parlava, anche se capì lo scopo delle sue parole. Le guardò le mani, incrociate fra di loro e, pensando, cercò di catturare l'essenza del suo lavoro, di far sua il sentimento che provava ad ogni ricerca.

-E se per un secondo, immaginassi, che tutto ciò che le religioni dicono fosse vero, che esiste un aldilà, che noi tutti, a discapito delle sofferenze, del sangue versato e che ancora dovrà versarsi, avessimo uno scopo nella vita? Qualcosa che possa dare un significato a tutto ciò che ci sta accadendo come umanità. E se ti dicessi che potremmo avere la fortuna di scoprirlo ancor prima di morire; non sarebbe fantastico? Alla fine è questo che faccio. La considero la branca scientifica più profonda di tutte, perché a discapito di ogni cosa, è quella che cerca davvero all'interno di noi stessi e di cosa siamo.

Jürgen riuscì a suscitare un certo interessa in Aurora che però durò solo un breve istante, prima di scomparire.

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