12 - Anomalie

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La carne dell'angelo appariva spoglia senza la sua tenuta da battaglia, questo era ciò che pensava Jürgen quando lo vide da vicino. Agata si avvicinò all'angelo ed esso sollevò il collo come da procedura. Agata premette un tasto di un dispositivo che aveva installato nel collo, su per giù dove si trova la carotide umana. I due si sedettero di fronte a lui, solo un tavolo di metallo li separava.

-A che serve?

Chiese Jürgen.

-Serve a tradurre le alte frequenze. Senza di questo sarebbe impossibile per lui comunicare.

Agata fece alcuni passi indietro e facendo segno a Enoch lui riabbassò il collo e guardò i due intensamente.

-Se volete adesso potete parargli.

disse Agata.

Jürgen però, timoroso al cospetto di questa ingombrante presenza, non gli riuscì di pronunciare niente. Allora intervenne Aurora, che abituata agli interrogatori, non poté esimersi dal comportarsi in equal modo.

-Sei Enoch, giusto?

L'angelo capendo fosse lei quella che comandava, la scrutò rispondendole:

-Se così mi hanno presentato, allora sì, sono io.

La voce si rivelava leggermente metallica, ma sarebbe stato difficile eliminare quel difetto del dispositivo.

-Agata ci ha detto che potresti aiutarci. Un assassino si aggira per il nostro paese e pensiamo che possa essere qualcuno che collabora con un angelo.

Enoch fu irritato da quelle parole, ma non ne diede dimostrazione.

-Impossible.

-Perché?

-Perché nessun angelo collaborerebbe mai con un essere umano.

-Eppure sembra così.

L'angelo, capendo che i due non sapevano alcunché del suo popolo, provò a dargli gli strumenti per capire.

-Se gli angeli fossero come gli esseri umani, avreste ragione. Ma non lo siamo. La nostra cultura ci impone un certo modo di comportarci. Una collaborazione con gli umani, sarebbe impensabile, anche se fosse una questione di vita e di morte.

Jürgen, che a confronto di Enoch aveva una conoscenza limitata, tentò un timido approccio.

-Abbiamo la registrazione di un angelo che parla, e vorremmo che lei ce lo traducesse se fosse possibile.

Aurora che aveva già intuito dove Jürgen volesse andare a parare, aveva già tratto fuori il telefono dalla tasca per far ascoltare la registrazione. Enoch ascoltò attentamente, e dopo averla riprodotta si mise a ridere con una voce mostruosa.

Aurora e Jürgen temendo che fosse andato qualcosa storto guardarono Agata, ma vennero rassicurati da un suo gesto sommesso.

-Questo non è un angelo a parlare.

A sentire queste parole Jürgen temette di aver sbagliato. Se tutto il lavoro compiuto fino ad allora fosse stato portato avanti basandosi su una sua supposizione errata, non solo se ne sarebbe vergognato, ma avrebbe avuto anche una ripercussione negativa sulla sua carriera.

-E cosa sarebbe?

Chiese Aurora.

-Parla la nostra lingua, certo. Ma quello non è un angelo, è un essere umano.

Jürgen e Agata vacillarono e stentavano a credere che un essere umano fosse in grado di parlarlo.

-E come è possibile?

EnochDove le storie prendono vita. Scoprilo ora