noi possiamo amare

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Ci avvicinammo piano alla porta. Il bidello imprecava per via del caffè rovesciato e cercava una scopa.

<<sono un genio>> esclamò Jessica.

Sorrise,un sorriso malizioso e concentrato.

<<fa quello che ti dico>>
<<Altrimenti mi mette un rapporto>> sorridemmo entrambi,anche in un momento tanto difficile riuscivamo a sorriderci ed era fantastico.

<<non sfidarmi>> poi tornò seria e mi disse di andare in classe e rovesciare una bibita. Feci come mi fu detto e due minuti dopo c'era lei con il bidello ed una pezza. Non ci facemmo caso e la lezione proseguì mentre sulle mie labbra ondeggiava ancora denso il sapore dei suoi baci che mi drogava.

Consegnai il tema e la campanella suonò annunciando l' uscita. La vedevo diversa,aveva in viso come un velo di tristezza e preoccupazione,segno che un problema la tormentava. Ed era bellissima mentre camminava suo vialetto a destra privo di macchine,tutto scassato e grigio,con il sole pallido che le cullava il viso, quegli occhi tormentati come il cielo fitto di quel giorno che prometteva pioggia. Ed era bellissima mentre si accendeva quella sigaretta,per la Prima volta fuori scuola e andava via, senza guardare negli occhi nessuno,senza parlare con nessuno,con le cuffiette per non sentire il mondo, filando diritto come un adolescente tormentato. La vidi andar via con il motorino,così la rincosi chiamandola. Si girò ma non si fermava. La seguii a lungo,poi si fermò.

Le tornarono quegli occhi di vetro.

<<dimmi cos' hai>>
<<niente solo tanta voglia di andare a casa>>
<<Vediamoci oggi e me lo spieghi>> la vidi trafitta da un pensiero buio,più buio della notte,i suoi occhi di quel colore speciale si fecero scuri,scurissimi.

<<Meglio di no,io ti faccio solo del male>> Disse con un filo di voce fra le lacrime,cercava di ingoiare il groppo che le si era creato in gola.

<<ed ora lasciami andare>> suonava quasi come una preghiera.

Così la lasciai andare,fisicamente,perché per tutto il giorno non pensai ad altro. Cercavo di non pensarla,credendo fosse sbagliato,ma più facevo così più la pensavo,e io cerchio era infinito. La mia faccia probabilmente non era una delle migliori quel pomeriggio al cavone, così mi venne vicino l'unica persona su cui sapevo di poter contare, Andrea.

<<e che tieni?>> mi chiese con un aria di compassione ma anche di rimprovero. Moriva dalla voglia di dire "te l'avevo detto"

<<andiamo,dillo>> gli dissi guardandolo fisso negli occhi,glaciale.

Il fiume che scorrereva lento e scarso d'acqua sembrava essersi vestito a lutto, pareva grigio,come il cielo,fitto di nuvole che pareva potersi tagliare con un coltello.

<<Stai già una merda,non c'è bisogno che infierisca io,ale>>

E in effetti si stavo una merda,tempestato di domande,con i suoi occhi di vetro che mi tornavano in mente,come un postit.

E si mise a piangere anche il cielo,ma io non volevo andarmene.

<<È così che fa l'amore?>> guardai affondo quel ragazzo alto,un po accasciato sulla coscia sinistra,con i baffi cresciuti e i capelli scombinati,quelle sigarette strette nella mano e l' iPhone nell'altra.

<<Bene>> esclamai io.

Buttai la sigaretta nel fiume,nonostante non fosse finita ed andai di corsa sù,con un solo chiodo fisso nella testa...

questo amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora